Fabiano Alborghetti, come nasce l'idea di Leggere, con cura ? Qual è la riflessione che dà origine a un progetto di così ampia portata e che coinvolge due campi apparentemente lontani come la letteratura e l'ambito delle cure mediche?
Leggere, con cura nasce come uno dei progetti di PoesiaPresente, entità che non è un festival ma una stagione poetica che, da gennaio a giugno in varie località italiane e svizzere, propone eventi gratuiti aperti a tutti. Brevemente una panoramica: è suddivisa per incontri che focalizzano una problematica (e non una tematica) relativa al fare , dire e ascoltare poesia oggi. La stagione ospita poeti contemporanei italiani e stranieri e moltissimi giovani talenti. Alla stagione sono collegati infine percorsi didattici per tutte le età, seminari, convegni e pubblicazioni. Dal 2010 si è cominciato a sviluppare anche una presenza in Svizzera.
Leggere, con cura è uno dei vari progetti di ampio respiro che vengono sviluppati, e nasce come terapia della riconciliazione con la malattia.
Alla base dell'iniziativa vi è l'intenzione di offrire un po' di poesia al degente così da creare le condizioni per una una maggiore ricettività di quanto ne possa offrire la sfera delle cure in ambito medico-tecnico.
La distanza tra le due discipline trova così un punto in comune, una convergenza, se così vogliamo chiamarla come poi la si trova anche nelle discipline delle Medical Humanities (e nella rivista omonima). Per spiegarmi meglio riprendo da una intervista rilasciata dal Prof. Dr. med. Roberto Malacrida (Direttore sanitario e Primario di Medicina intensiva all'Ospedale Regionale di Lugano): «le Medical Humanities aprono uno spazio affinché l'ambiente e il linguaggio medico-tecnico entrino in contatto con il linguaggio e la sensibilità di discipline diverse come le scienze umane (antropologia, psicologia, sociologia) e l'arte (letteratura, teatro, cinema). Per restare al tema di Leggere, con cura , la letteratura e la poesia offrono la possibilità di ampliare l'orizzonte dell'immaginazione ed educano la sensibilità. Il presupposto è che, da un lato, attraverso l'apertura di uno spazio condiviso dal linguaggio artistico e dal discorso medico, si possa giungere a comprendere meglio cos'è la malattia e cosa significa essere ammalati e, dall'altro, che la letteratura, il teatro, la poesia, il cinema, consentano di far emergere le emozioni, di dar loro un nome e di ampliare il loro orizzonte di significato».
L'iniziativa si presenta come un progetto di poetry therapy. Come la musica, gli animali, la risata, anche la poesia in quanto elemento costitutivo della vita dell'essere umano viene riscoperta come mezzo curativo. Che valore terapeutico specifico, aggiuntivo, e/o alternativo ha la poesia?
La poesia non è una cura, preciso subito, e non si sovrappone ad altre discipline e grazie per averlo evidenziato nella domanda laddove dice che è un “mezzo curativo”. E' infatti un linguaggio, un mezzo (appunto), una sollecitazione che può permettere al degente da un lato una predisposizione (un prendersi cura di sé, dell'anima e della mente) aprendosi positivamente alla sfera della medicina e delle azioni proprie della cura compiute dal personale medico; dall'altro può concorrere a sostenere l'esperienza che ogni degente ha della propria malattia che non è solo la somma di conseguenze fisiche o esiti clinici ma qualcosa di più sottile e delicato.
Parallelamente, ed è una istanza evidenziata dal Prof. Malacrida, il messaggio di Leggere, con cura è anche rivolto ai curanti e qui cito – nuovamente – le sue parole: « Curare e prendersi cura delle persone malate non è mai un'attività che si esaurisce nell'espletamento di mansioni tecniche o nella somministrazione di terapie». E' un altro punto nodale: l'empatia del curante nei confronti del paziente che ulteriormente arricchisce l'assieme delle azioni di cura.
Gli autori Donata Berra, Aurelio Buletti, Pietro De Marchi, Gilberto Isella, Alberto Nessi, Giovanni Orelli, Fabio Pusterla hanno aderito all'iniziativa e hanno messo a disposizione un loro testo inedito. È stata data loro una ricetta? Quali caratteristiche doveva avere il testo?
Gli autori coinvolti sono stati resi partecipi di ogni implicazione e significato del progetto e tutti hanno accettato con entusiasmo. Hanno avuto la massima libertà di scelta per il testo da stampare sulla cartolina anche se l'unico requisito è stato quello della brevità del testo perché la stampa sarebbe avvenuta in caratteri ingranditi, così da facilitare la lettura agli ipovedenti. La risposta degli autori è stata l'invio di testi inediti, appunto, ognuno molto vibrante di vita e positivo nel significato.
Una seconda e non meno importante parte è stata la grafica delle cartoline, a cura di Silvia Camponovo-Merlini che ha studiato un lay-out delicato e basato su sfumature del bianco e nero. Con la nostra scelta, abbiamo cercato di trovare un linguaggio universale, sottolineato infine dalla varietà di registri dei singoli autori, diversi tra loro.
I degenti degli ospedali coinvolti nel progetto hanno potuto ricevere per sette giorni, sette cartoline recanti ciascuna una poesia dei sette poeti svizzero-italiani. Come è stata accolta dai pazienti la somministrazione della cura? Quali effetti benefici ne hanno tratto?
La fase di “somministrazione” è avvenuta su due piani logistici: la prima, per i degenti ricoverati, è stata la consegna a mano grazie al personale ospedaliero; la seconda invece è stata il posizionare degli espositori alle reception e all'ingresso di ogni ambulatorio dell'Ospedale Regionale di Lugano (Civico e Italiano) lasciando libertà alle persone di prendere le cartoline.
Sul retro delle cartoline è stato riassunto in breve l'intento del progetto perché fosse comprensibile.
Le reazioni sono state molto positive, in taluni casi addirittura si è avuta notizia di chi ha eletto la propria poesia preferita.
Stilare un rapporto sui benefici che ne hanno tratto non lo possiamo fare: credo sia una cosa intima, che ogni degente conserva per sé.
In un secondo momento, i degenti, sia ospedalizzati che ambulatoriali, hanno potuto intervenire a loro volta scrivendo un contributo poetico su una cartolina vuota. Questi contributi sono stati raccolti per il concorso Scrivere con cura e una giuria ha premiato i testi più significativi. Come giudica la partecipazione a questa tappa dell'iniziativa? Cosa ci può dire dei testi letti dalla giuria?
Sono state molte le poesie ricevute per il concorso: se alcune sono arrivate per posta elettronica all'indirizzo della rivista Medical Humanities (coinvolta nel progetto), le più numerose sono state scritte di pugno sulla cartolina bianca messa a disposizione. Tra le tante dei degenti anche un medico, segno che il senso di Leggere, con cura –e come auspicato anche dal Prof. Malacrida- ha raggiunto anche i curanti e non solo i degenti.
La giuria è stata composta da Gianluigi Rossi ( Direttore dell'Ospedale Regionale di Lugano), dal Prof. Roberto Malacrida ( Direttore sanitario e Primario Medicina intensiva all'Ospedale Regionale di Lugano), Aurelio Buletti (poeta e narratore) e da me.
La premiazione è poi avvenuta il 29 marzo 2010 nell'Aula Magna del Civico, alla presenza dei premiati, dei giurati anche di un rappresentante delle Edizioni Casagrande (che ha offerto i libri in premio) e dell'On. Giovanna Masoni Brenni (Capo Dicastero delle Attività Culturali e Municipale della Città di Lugano, città che patrocina il progetto).
Siamo stati molto felici del risultato ottenuto, della risposta del pubblico (se così lo si può chiamare). Crediamo davvero che non sia stato semplice per i degenti esporsi a parole, mettere in piazza i propri sogni o gioie o ancor più il dolore che è uno, unico, del medesimo colore per tutti a prescindere dagli avvenimenti.
Le cartoline ricevute sono state un centinaio: poche secondo i canoni comuni dei grandi e necessari numeri per fare spettacolo. Moltissime per noi, perché ogni cartolina scritta di pugno vale il tesoro di vita che ognuno vi ha racchiuso affidandocelo. I numeri, come detto, non contano ed è per questo che i quattro vincitori non sono stati soggetti a classifica (primo, secondo, terzo) bensì premiati alla pari: ognuno sul medesimo piano del vicino di cartolina, del vicino di stanza ospedaliera, vicino nel dolore o nella speranza fatta realtà.
Le poesie le abbiamo lette tutte, ognuna col giusto tempo ed il riguardo per le parole che ci sono state donate.
Leggere, con cura opera nelle strutture ospedaliere. In un contesto in cui è vivo il confronto con la malattia, la sofferenza, la cura del proprio essere fisico e psichico, l'esperienza di avvenimenti esistenziali cruciali come nascita e morte, in cui le emozioni, le sensazioni – il dolore, la paura, la gioia, il sollievo, lo scoraggiamento – sono vissute più a fior di pelle, fino a dar forma al quotidiano delle persone. Qual è il potenziale curativo della poesia? Quanto, tutto ciò, può a sua volta arricchire lo scrivere poetico?
Certamente per molti la poesia è quella valvola che permette di esprimere sentimenti o stati d'animo che altrimenti non avrebbero altre parole, anche se più frequentemente è più un dialogo con sé stessi che non una comunicazione verso terzi: è possibile parlare di cose innominabili, è permesso rappresentarle come metafore ed anche allora se ne avverte il carico, la portata degli avvenimenti che le parole cercano, inseguono o definitivamente esprimono.
Scrivere del proprio dolore aiuta da un lato a prenderne distanza, guardarlo con occhi anche diversi; credo anche che sia un modo per trovarne i capi (anche se magari non in modo da pacificarsene). Se per alcuni è un vero arricchimento dello scrivere poetico, per altri resta quanto sopra detto.
Certamente c'è un potenziale terapeutico nella poesia e molti autori ne hanno fatto uso estraendone ogni possibile potenzialità (un nome sopra tutti: Mariella Mehr, protagonista della serata dedicata a Leggere, con cura , avvenuta a Milano il 19 aprile 2010).
Oltre ad essere un interessante progetto interdisciplinare, Leggere, con cura è pure un progetto che varca le frontiere, coinvolge poeti e ospedali sia italiani che svizzeri. E' un aspetto fondamentale, programmatico, oppure una felice coincidenza? In che modo questo aspetto arricchisce o meno l'iniziativa?
Che avvenisse in più luoghi – e tra Italia e Svizzera – è stata una scelta voluta. Il progetto pilota di Leggere, con cura è stato messo in atto nel giugno 2009 presso l'Ospedale “A. Manzoni” di Lecco, in Italia, grazie alla collaborazione tra le associazioni italiane Mille Gru e Robindart Factory . Attraverso il personale dell'AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) vennero somministrate ai degenti nei soli reparti di ortopedia e di riabilitazione cardiologica, poesie, una al giorno, inerente il tema della cura e della conciliazione.
Col 2010 è stato sviluppato, oltre che a Lecco, anche presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e nell'Ospedale Regionale di Lugano.
Ogni “location” ha deciso autonomamente quali autori coinvolgere per le poesie poi stampate.
Temporalmente, a Lugano si è partiti prima degli altri così che Leggere, con cura fosse in concomitanza con la Giornata del Malato.
Le 14.000 cartoline poetiche sono state distribuite partendo dal 1° di marzo. Abbiamo distribuito l'ultima durante la Giornata del Malato, il 7 marzo 2010, mentre l'ottava (quella bianca, per il concorso) il giorno dopo.
Le due tappe Italiane seguiranno la medesima scansione temporale (distribuzione in sette giorni) entro la fine del 2010 (ad eccezione del concorso, che è una esclusiva solo nostra) ed è qualcosa che va oltre il semplice evento. è per questo che questa trascendenza delle frontiere tanto è stata rimarcata, quanto in sé non è significativa e per più aspetti: per la comunione di intenti che muove non solo gli organizzatori ma anche l'attenzione delle Direzioni delle aziende ospedaliere coinvolte; per i poeti che si sono letti vicendevolmente; per la serata avvenuta a Milano dedicata al progetto Leggere, con cura il 19 di Aprile 2010, dove Italia e Svizzera si sono alternati sul palco del Teatro Filodrammatici e dove il Prof. Malacrida ha tessuto un intervento in apertura plauditissimo (per essere seguito da autori quali Jolanda Insana, Mariella Mehr e Tiziana Cera Rosco); per il pubblico intervenuto in quella affollata serata che ha ricevuto in dono tutte le cartoline stampate per le tre tappe e si è confrontato col progetto e col significato perseguito. Nonostante questi fattori indubbiamente importanti, quello per noi sostanziale è stata quella linea non visibile ma forte, assoluta, dell'essersi presi cura di persone, facendolo in punta di piedi ed offrendo un gesto gratuito di sostegno.
Sul retro di tutte le cartoline, distribuite a Lecco, Milano e Lugano, abbiamo scritto che «ogni cartolina è una carezza poetica, un modo di essere vicini, in punta di piedi ma con tutto il cuore».
Fabiano Alborghetti, pensa che la cura proposta è destinata a essere somministrata in futuro, magari in altri luoghi di cura, e a un numero di pazienti crescente?
Lo spero e me lo auguro. E dipenderà anche – inelegante dirlo ma necessario – da quali fondi verranno reperiti.
Le cartoline non hanno avuto sponsorizzazioni: le abbiamo pagate noi organizzatori di PoesiaPresente con un sostegno della luganese Fondazione Arbor.
Non abbiamo voluto sponsor commerciali (supermercati o quant'altro, benvenuti quando si tratta di altri eventi o festival) perché non si voleva veicolare un falso messaggio a chi è in uno stato di fragilità quali sono i degenti.
Sarebbe stato contro i nostri principi etici ma soprattutto scorretto lo speculare nei confronti di chi è in un momento di sensibilità, di particolare ricettività.
Il nostro punto di vista è stato compreso appieno – ad esempio – dalle Edizioni Casagrande (che ha offerto i libri in premio per il concorso): hanno deciso di non volere il proprio logo stampato sulle cartoline.
Speriamo dunque che Leggere, con cura possa crescere ulteriormente: le porte sono aperte.
Roberta Deambrosi Page créée le 14.06.10
Dernière mise à jour le 14.06.10
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