Crollata la fiducia nell'onnipotenza
della letteratura e nei suoi paradisi artificiali, si
consolida un nuovo filone poetico, basato sul ritorno
al reale, sulla cancellazione dell'io lirico e sulla
ricerca di una possibile congiunzione fra gli elementi
del vissuto e i segni dello scrivere.
Un filone poetico di cui Philippe
Jaccottet e Fabio Pusterla, entrambi svizzeri ma appartenenti
a domini linguistici e culturali diversi, rappresentano
due delle voci più interessanti.
La poesia, con Ioro, si vota
alle cose, si radica nella realtà; il linguaggio
si libera del demiurgismo e dello stilismo di secoli,
per farsi semplice, trasparente, lasciando piena iniziativa
al reale, all'affiorare delle cose, nel loro transito
dalla vita alla morte.
"Il poeta ammutolito"
è dunque colui che, taciuto l'io (e le sue brame
di dominio, possesso e successo), si dedica alla trascrizione
delle cose così come sono, nel loro splendore-orrore,
nella loro enigmaticità.
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