Jacques Chessex : cscandalistico monsieurs !

Non si può certo accusare Jaques Chessex di indulgere a una moda scandalistica che invade la Francia: egli non è un emulo, ma piuttosto un precursore, delle prodezze di Catherine Breillat (il cui ultimo romanzo Pornocrazia è un capolavoro di piattezza sessauta) o di Catherine Millet (che intitola il suo successo, semplicemente La vie sexuelle de Chatherine Millet). No, Chessex è coerente: la sua ossessione per la carnalità – intesa come sentimento mistico e sfida al senso di colpa e al rigore del calvinismo – è ben viva in ognuna delle sue opere, da La confession du pasteur Bourg a Carabas. Ed ha più solidi riferimenti letterari delle operette summenzionate: basterebbe qui citare Jouhandeau, cui l’unisce il gusto per la profanazione mistica. Ma tolto ogni filtro romanzesco, questo Monsieur vuole essere una confessione a cuore aperto. Intendiamoci, la tempra del narratore (e talvolta il guizzo del poeta che ha composto libri meravigliosi come Le jeune de huit nuit o Cantique) non è assente del tutto. Ma la divagazione non giova al narratore. Liquidato con molta nonchalance il tema – ormai notissimo – del suicidio del padre; consegnataci qualche pagina densa di dolore colpevole per raccontare la vecchiaia della madre, cosa resta in questo libro di Chessex? Non la lettera di scusa ai figli - per cui è stato un “cattivo padre” - troppo densa di narcisismo grandattoriale; non le disquisizioni sul difficile umore del creatore o qualche metafora sul tormento della morte. Resta una lunga serie di gambe di donna aperte e descritte, restano i dettagli anatomici, gli odori, la ginnastica. Ma è bene non sbagliarsi: se qualche interesse occorre trovare in questo libro, è proprio in questo diario da sporcaccione un po’ senile che il lettore dovrà andare a cercare: una donna intravista e fantasmata da una finestra dirimpettaia, il mistero dell’urina infantile e delle punizioni corporali che lo ossessionano. E’ qui dove si aprono talvolta faglie di vera densità letteraria. Non è dunque possibile schivare il solo luogo in cui Chessex scrive davvero. Se lo spettacolo è sgradevole, non possiamo che concludere con una nota umoristica: Jaques Chessex ha scelto per titolo a queste sue confessioni MONSIEUR, cioè il nomignolo di Luigi d’Orléan, fratello del Re Sole. Su cui è d’obbligo il ricordo di Saint-Simon “Le goût de Monsieur n’était pas celui des femmes”...

Pierre Lepori

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