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Riuscita la giornata letteraria organizzata sul lago di Lugano da "Collana Ch"

 


Una Svizzera che "tra-duce"

"Un Battello per tra-durre".

La manifestazione annuale organizzata a livello nazionale dalla Fondazione Collana Ch, è giunta per la seconda volta in Ticino. Teatro dell'appuntamento due battelli in navigazione sul Ceresio e a bordo dei quali, sabato scorso, si sono incontrati gli "addetti ai lavori" della letteratura svizzera : autori, editori, traduttori, lettori, critici e giornalisti.

La giornata, aiutata dalle favorevoli condizioni meteorologiche è risultata ottima cornice all'evento, organizzato con grande cura e senza sfarzi. L'atmosfera a bordo dei battelli Lugano e Italia, imbarcazioni già attempate ma che sembravano proprio per questo più gradite ai passeggeri che non le linee moderne, è apparsa di sobria eleganza, festosa e tutt'altro che mondana, consona al molto buon lavoro, letterario, interpretativo e divulgativo di cui nella giornata si è discusso, dimostrando che incontri come "Un battello per tra-durre" sono necessari momenti di confronto e di stimolo intellettuale.

"Collana Ch" lavora da 27 anni per favorire la traduzione letteraria: un'attività essenziale per la coesione di uno Stato plurilingue e un impegno esemplare per una Svizzera che vuole e può essere modello per la nascente Europa. Un paese piccolo la Svizzera in cui però si scrive, si pubblica e si legge abbondantemente. Spesso si tratta di opere di qualità che meritano un lavoro interpretativo accurato, fondamentale per la diffusione letteraria. Anche per questo la traduzione, favorita appunto da "Collana Ch" è qualcosa di irrinunciabile per lo scambio culturale.

Dopo il ritrovo mattutino all'imbarcadero Giardino, ha aperto la giornata il saluto della presidente Marion Graf, che di fatto ha introdotto la premiazione alla traduttrice Anna Ruchat. Il termine premio d'incoraggiamento tuttavia non pare opportuno, si è trattato piuttosto di un premio alla carriera. Infatti, malgrado Anna Ruchat sia giovane, ha già tradotto in italiano testi di diversi autori ed è proprio la traduzione che le permette di "conservare un rapporto vivo e leggero con la lingua, carico di curiosità ed entusiasmo". Bernard Cathomas ha lodato il suo lavoro, che come quello di tutti i traduttori è un'opera solitaria che resta spesso immeritatamente in ombra. Paragonato all'interprete musicale, quello letterario non appare, o poco. Eppure anche il suo lavoro è creativo, rinnova, produce quasi un'opera nuova nella nuova lingua. Traducendo dal tedesco all'italiano, ad esempio, il volume di un testo cresce in media del 40%. Ma non sono i cambiamenti quantitativi i più importanti, piuttosto quelli qualitativi. È al confronto con la lingua "originale" che si sperimenta appieno la propria, saggiandone i limiti e la forza; ecco cosa rende la traduzione un processo affascinante.

Dopo l'intermezzo del comico Massimo Rocchi, il duo autoretraduttrice hanno offerto testi a confronto. Hugo Loetscher e Anna Ruchat hanno letto brani nuovi tradotti per l'occasione, dando al pubblico una misura e degli esempi del lavoro di comprensione e d'intenso scambio necesseri per tradurre. Ne è emersa con chiarezza l'ironia sagace di Hugo Loetscher che ricorre naturalmente a espressioni tipicamente tedesche, difficili da rendere in italiano, sia per il diverso contesto (che comporta altre caratteristiche semantiche) che per le componenti sintattiche e fonetiche.

Nel pomeriggio ad aprire i lavori è stato l'incontro dedicato a La ricezion della letteratura svizzera in Italia, moderato da Chasper Pult, che ha radunato allo stesso tavolo Luciana Tufani (Edizioni Tufani), Enrico Ganni (Einaudi), Matteo Terzaghi (Casagrande), Marco Zapparoli (Marcos y Marcos) e Fabio Pusterla (Idra). Quest'ultimo ha descritto l'evoluzione di Idra, rivista letteraria che ha debuttato nel 1990 e che pubblica ora il suo ultimo numero. Non è stato certo un successo commerciale, ma non era questo l'obiettivo. La rivista è riuscita invece a stabilire rapporti letterari proficui e durevoli con l'Italia e a suscitarne l'attenzione critica nei confronti degli autori svizzeri, che era quello a cui si mirava. Gli editori hanno quindi parlato delle loro scelte di autori svizzeri, pincipalmente tradotti dal tedesco. Un grande editore come Einaudi si limita a pubblicarne 2 o 3 all'anno, e le copie vendute non superano le 3'500, mentre editori di nicchia come Marcos y Marcos o Tufani ne traducono, sul loro totale, relativamente molti.

Per l'incontro Teatro e plurilinguismo, moderato da Pierre Lepori, si sono espressi Massimo Rocchi che lavora parecchio sui versanti del tedesco, dello schwytzerdütsch e dell'italiano, ma anche del francese e dell'inglese e Santuzza Oberholzer (Teatri associati della Svizzera italiana).

In Letteratura nei mass media, moderato della giornalista radiotelevisiva Giulia Fretta, il dibatito si è svolto tra Iso Camartin (Sf Drs), Michele Fazioli (Rtsi), Jacques Sterchi (La Liberté) e Hugo Loetscher. Insieme si sono posti l'interrogativo: Radio, televisione e stampa promuovono la lettura ? La risposta à stata positiva. Recensioni sulla stampa e presentazioni televisive di libri aumentano i lettori, anche se la cultura letteraria se mediatizzata sembra perdere il suo Dna, come dice Alessandro Baricco.

Nell'incontro di chiusura dedicato alle Voci nuove nella letteratura della Svizzera italiana e moderato da Renato Martinoni, giovani scrittori hanno letto dei loro testi. Patric Boetschi e Lorenzo Buccella sono stati presentati da Angelo Maugeri dell'Associazione scrittori della Svizzera italiana, Elia Buletti e Flavio Stroppini sono stati introdotti da Alberto Nessi scrittore legato al Gruppo di Olten, Sezione Ticino).

Soprattutto grazie a quest'ultimo incontro il numeroso pubblico ha potuto entrare in contatto con i giovani scrittori la cui opera, se non grazie a operazioni come quella di "Collana Ch" è destinata per la maggior parte a rimanere nell'ombra.

La coreografia dell'intera manifestazione è risultata orchestrata al meglio. Due battelli (due lingue, questa volta il tedesco e l'italiano) hanno navigato affiancati, permettendo il passaggio dall'uno all'altro (la traduzione). L'acqua (la cultura) che separa le due sponde, ne ha però permesso al tempo stesso lo scambio: a chi sa nuotare (chi conosce più lingue), ma anche a chi s'avventura nella lettura di testi tra-dotti. E "tradotto" va inteso qui nell'antica accezione di "trasportato"; da una all'altra sponda, da un battello all'altro, appunto.

una metafora riuscita.

Elena Spoerl

17.09.01

 

Page créée le 20.11.01
Dernière mise à jour le 20.06.02

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