La letteratura è un'infinita
biblioteca
Esiste una Grande Letteratura ? No,
non ne esiste né una grande né una piccola...
Anche fra gli scrittori minori, fra quelli che addirittura
pochissimi conoscono, si nascondono versi e brani di grande
forza, ritmi e parole che non si dimenticano che echeggiano
nelle nostre orecchie accanto ai magnifici suoni di Dante,
Shakespeare, Montale e di tutti quegli scrittori che consideriamo
immortali. Sono queste alcune delle conclusioni emerse matedì
sera all'Hotel Dante di Lugano, dove il P.E.N club della Svizzera
italiana e retoromancia martedì ha invitato Giovanni
Orelli, Alberto Nessi e Gilberto Isella a colloquiare attorno
al suggestivo tema "Lo scrittore
di oggi e la Grande Letteratura". In una sala
gremitissima - segno tangibile dell'interesse che ruota attorno
a questi tre importanti scrittori ticinesi - Sergio Roic e
Andrea Moser hanno stimolato gli illustri ospiti attraverso
una serie di domande che permettessero ai "nostri"
scrittori di rivelare il loro segreto rapporto con quei testi
che nell'immaginario collettivo rappresentano un punto fermo
e che si immagina formativi del bagaglio culturale di ogni
scrittore. Le risposte date dagli ospiti hanno rivelato però
una realtà diversa, innaspettata rispetto a quella
che ci si poteva immaginare : i loro percorsi culturali sono
stati differenti. L'amore per la letteratura è nata
attraverso casuali incontri con libri sicuramente non importantissimi,
ma che hanno lasciato il segno, hanno acceso un interesse
irrefrenabile per la letteratura. Alberto Nessi - con l'umiltà
che lo contraddistingue - ha innanzitutto ricordato che per
lui "non esiste una grande
o una picola letteratura : la cosa importante è leggere.
per me è difficile dire quale scrittore mi ha influenzato
maggiormente : ricordo che da adolescente l'antologia Lirici
del Novecento curata da Luciano Anceschi e Sergio Antonielli
è stata una lettura importante, che ha stimolato il
mio interesse per la poesia. In generale, però, posso
dire che non ci sono regole, imposizioni da seguire: ogni
stagione ha le sue scoperte. Ora, per esempio, amo molto leggere
i piccoli scrittori come Silvio D'Arzo o Guido Cavani. Devo
dire, inoltre, che ho una particolare antipatia per quegli
scrittori vanitosi che fanno collezione die premi letterari
e che li esibiscono come trofei. Pensate a Fenoglio: lui in
vita non ha mai ritirato un premio, eppure lui sì che
li meritava...".
Andrea Moser - presentando l'opera
di Giovanni Orelli - si è chiesto come ha fatto Orelli
a incontrare la figura di Dante che certo non era conosciuta
nella realtà in cui era nato e cresciuto. Anche in
questo caso la risposta data dallo scrittore è stat
innaspettata e sorprendente. Ripercorrendo Ia sua infanzia
Orelli ha spiegato : "Sì,
le mie origini sono montanare e la terra dove sono nato era
poverissima. Non esistevano libri e il primo volume che lessi
me lo portò mia madre dalla Francia. Le ricordo bene
era il Ben Hur di Lewis Wallace. Il secondo mi fu regalato
da mio padre che a Zurigo scambiò un cartoccio di castagne
con il libro di André Gide, Ritorno dall'URSS. Fu una
grande fortuna leggere quel libro perché l'autore era
Gide. La scoperta di Dante, invece, fu ancora più casuale.
A Bedretto, durante la guerra, esisteva una piccola bettola
frequentata dalla gente del paese. C'era un vecchio falegname,
un uomo evitato da tutti, che amava bere e che veniva emarginato
perché socialista; ma era un uomo che suscitava in
me un grande interesse: era stato in California come emigrante,
aveva visto tante cose e mi spiegava quanta violenza e quanto
macabro esistesse nel mondo. Lui, parlando di torture e di
morte mi accennò anche a Dante e al suo inferno. Da
quel remoto aneddoto nacque il mio interesse per Dante che
continuo a considerare il più grande poeta e che ogni
giorno mi regala nuove inaspettate sorprese".
Anche Gilberto Isella non è
cresciuto con in tasca il libri di Mallarmé, Mann o
Proust anzi, la prima importante lettura "fu
un libro per ragazzi, Pinocchio, che amavo moltissimo e che
lessi più volte. Non sopportavo assolutamente l'Isola
del tesoro di Stevenson. Poi, la mia curiostà mi spinse
verso i cosiddetti libri "proibiti" : Zola, Moravia
e Croce. La scoperta di Dante, invece, nacque dalla lettura
di un verso che per molto tempo continuò a ronzarmi
nella mente : "Ed ecco, quasi al cominciar de
l'erta, / una lonza leggera e presta molto, / che di pel macolato
era coverta; / e non mi si partia dinanzi al volto".
Successivamente l'enigma della
vita, il paradosso fra presente e passato, la sensazione di
vivere in una caverna, l'ansia della dissipazione di tutte
le cose, mi hanno spinto ad amare autori come Borges, Saramago,
Lucrezio e ad interessarmi alla biologia, all'astronomia e
alla fisica. Per me scrivere significa esplorare il caos,
uscire dallo stato universale di subordinazione, estricare
il grande mosaico: se è vero che io penso e che la
materia pensa (Lucrezio), chi pensa la materia".
La serata non poteva finire con questo
amletico dilemma: il pubblico voleva sapere altri nomi, altri
scrittori da amare, farsi condurre da Nessi, Orelli e Isella
nella grande biblioteca dove le parole fioriscono continuamente
e non muoiono mai. La loro memoria si è fermata sullo
scaffale della letteratura italiana e il loro responso è
stato : "Svevo, Gadda, Soldati,
Zanzotto, Bertolucci, Tozzi e Fenoglio".
Pietro Picenoni
26.04.01
Page créée le 10.05.01
Dernière mise à jour le 20.06.02
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