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Scrittura giovane

 


La scrittura artistica rovescia il rapporto che intratteniamo quotidianamente con il linguaggio. Essa permette di sfuggire da una riproduzione automatica di frasi e concetti che ci rimbalzano attorno, usando il linguaggio come strumento attivo per creare qualcosa di personale, per disegnare un mondo a cui diamo delle tinte che ci appartengono. Abbiamo incontrato tre giovani scrittori esordienti che si esercitano, ognuno in maniera diversa, con il linguaggio, chi con la prosa e chi con la poesia. Abbiamo ascoltato le loro testimonianze sul loro rapporto con la scrittura, sulla loro maniera die tradurre la realtà impersonale in qualcosa di personale, sul loro modo di "essere" attraverso la scrittura. In questo senso, la nostra indagine può rivelarsi interessante per cogliere l'importanza - e forse anche la necessità - di esprimere un messaggio creativo in mezzo al flusso di messaggi anonimi che infarciscono la nostra quotidianità.

Un'indagine sull'importanza della scrittura creativa nel mondo dei giovani : diamo la parola a tre autori esordienti

Parola, linguaggio, creatività

Molti hanno detto che la nostra è una società delle immagini, facendo passare in secondo luogo l'importanza della parola, del testo scritto, del codice verbale. A volte ci si dimentica che i due messaggi, il messaggio verbale e il messaggio iconico - l'immagine - funzionano sulla base di una relazione di reciprocità, in cui l'uno influenza l'altro : l'immagine invita l'espressione verbale che a sua volta influisce sull'interpretazione dell'immagine.

Basta guardarsi intorno per accorgersi di come l'immagine e il testo sono spesso intrecciati. I cartelloni pubblicitari che ci galleggiano intorno usano l'immagine per colpirci, e il testo per informarci del significato dell'immagine.

Testo e immagine riuniti nel messaggio pubblicitario si impoveriscono, poiché subiscono la logica di consumo : la pubblicità ci trasmette un unico messaggio, concepito per essere consumato in modo quasi automatico. Una sorta di "guarda, leggi e compra". Le parole dei messaggi pubblicitari sono in realtà parole vuote, poiché servono unicamente da supporto all'immagine del prodotto di consumo.

Ma la scrittura creativa a volte contesta questo strapotere dell'immagine e del testo sterile. Il fatto che viviamo in un mare di immagini che ci trasmettono messaggi a senso unico lascia spazio a un tipo di reazione che vuole riconquistare l'autonomia del linguaggio sul suo significato. Ecco che allora la parola riacquista la sua dimensione vissuta, recupera il suo slancio esistenziale, e ripropone in modo diverso il ruolo del linguaggio : non più parola come semplice supporto di un prodotto di consumo, parola astratta e impersonale, ma parola che si carica di emozioni, di umanità. Sta qui forse l'interesse nel proporre delle testimonianze di giovani che tentano di valorizzare l'esperienza della scrittura, in modo da farla uscire da quella banalità e quell'uniformità che è caratteristica della socità di consumo. I giovani scrittori - tutti più o meno alle prime armi - che abbiamo incontrato si rivelano sensibili, ognuno in modo diverso e personalizzato, all'importanza del linguaggio.

Si tratta di tre esempi di giovani scrittori esordienti non necessariamente da considerare come rappresentativi di una categoria - quella appunto dei giovani scrittori - la cui esistenza è già di per sé problematica. Piuttosto, è interessante notare come la pratica della scrittura riveli uno sguardo critico sulla società che ci circonda.

I nostri interlocutori hanno seguito percorsi diversi. Gerri Mottis, originario di Lostallo, venticinquenne, è confrontato per la prima volta con l'esperienza delle pubblicazione. Una sua raccolta di poesie, dal titolo Sentieri umani uscirà nei prossimi mesi per la casa editrice siciliana Libro italiano. "Alla base della mia avventura poetica - spiega lo stesso Mottis - c'è un'esperienza vissuta in Bolivia che mi ha portato a scavare i dettagli della vita quotidiana di fronte alla presa di coscienza dello svuotamento dei valori occidentali".

Dal 1996 è iscritto alla facoltà di lettere dell'Università di Friburgo, data che segna una nuova fase di maturazione del suo rapporto con la scrittura. "Attraverso i contatti allacciati con gli altri studenti di letteratura italiana e in particolare con alcuni professori - spiega Mottis - sono riuscito piano piano a trovare degli "sbocchi" che mi hanno permesso anche di acquisire una certa fiducia". Quest'anno alcune sue poesie sono apparse sulla rivista Bloc Notes, in un inserto dedicato ai giovani scrittori esordienti. "La mia è un tipo di scrittura molto legata alla tradizione letteraria, come testimonia il fatto che privilegio spesso e volentieri l'endecasillabo, forma poetica tradizionale per eccellenza". Per Gerri Mottis scrivere significa soprattutto introspezione, ricerca interiore. Come afferma lui stesso "per me scrivere significa soprattutto riflettere. Fermarsi e riflettere. Nel caos di immagini che ci circondano la poesia - e la scrittura più in generale - è un mezzo per arrestare il flusso di informazioni nel quale siamo immersi, in modo da assumere uno sguardo esterno e cosciente di tutto ciò".

Secondo molti critici e sociologi, da una società di consumo di sarebbe passati a una società dell'informazione, in cui l'informazione è valorizzata specie se questa è trasmessa, come si suol dire, in tempo reale. Ciò non vuol dire che l'esperienza della scrittura, che sia essa poetica o narrativa, sia automaticamente svalutata. La scrittura vissuta come esperienza personale, come espressione della propria interiorità, riesce sempre in qualche modo a trovare il suo spazio.

Joe Pieracci, 27 anni, laureato in Scienze Sociali ed Economiche all'Università di Ginevra, ha già pubblicato alcune poesi sui Quaderni dei Grigioni italiano. Un suo testo è apparso nella raccolta di racconti Parole di Carta, edita dalla casa editrice Marsilio di Venezia.

"Scrivere poesie è per me uno sfogo, un divertimento. Non mi interesso tanto al tipo di messaggio. Più che un messaggio è una sorta di emozione che cerco, un sorriso, far star bene qualcuno per un piccolo istante, ma senza pretese. Nel mio racconto invece un messagio c'è. Il messaggio è che si può trovare una soluzione nel viaggio, anche se è solo una soluzione parziale".

La scrittura ripropone la realtà sotto una forma particolare, mettendo in luce come il tessuto del reale è una fusione fra l'oggettività e la soggettività.

"Penso che è importante mettere in evidenza come nella scrittura, nel modo in cui la intendo io, e nella vita, la realtà e la fantasia si fondono in un insieme praticamente indissolubile. La scrittura può essere uno dei legami che ti permette di rimanere ancorato alla realtà, e soprattutto ti permette di fare il punto della situazione".

La scrittura oltre che ancoraggio al reale, porto esistenziale da cui sai già che devi ripartire, è anche una maniera per fissare - tramite i segni linguistici - una realtà che sfugge. "Lo scrivere è il ritornare, il ricorregere, cambiare e cesellare - spiega Pieracci-. Butti giù la tua traccia poi correggi e gli dai una forza, una traccia, una coerenza".

In un certo senso, il valore della scrittura è, da un punto di vista storico ma anche nella realtà del presente, legato al fatto che essa si struttura in segni significativi che esistono materialmente (poiché fissati su un supporto quale portebbero essere la pergamena, o in tempi più recenti il foglio di carta) e che resistono all'incessante scorreve del tempo. Quando la scrittura diventa espressione di una propria interiorità si pone in contrasto con l'informazione "di consumo" fatta per vivere e morire nello spazio di un attimo.

Un altro giovane ticinese che da diversi anni di dedica alla scrittura creativa è Marco Tomasi, che abita a Minusio. Per lui la scrittura permette di raccogliere degli istanti , dei "granelli di tempo" che poi vengono rielaborati dalla memoria : "Io raccolgo degli istanti, dei granelli di tempo. Mi rimangono dentro delle piccolezze di cui non mi rendo conto necessariamente nel momento in cui le vivo. Io di questi istanti scrivo a distanza di tempo : così escono maturati, diversi. È come quando tu lanci un sasso nel mare, in un primo momento vedi solo sabbia. Sabbia e polvere, e non riesci a vedere in modo chiaro. Poi però quando la sabbia si dirama e lentamente svanisce vedi tutto in maniera più nitida. Per me scrivere è un po' la stessa cosa. Il momento che genera la scrittura lo vivi in tutto il suo insieme. Poi a distanza di tempo i dettagli si trasformano, e li vedi con un certo distacco".

Marco Tomasi ha già pubblicato una raccolta di poesie intitolata Il cassetto dei ricordi presso la casa editrice Nuovi Autori di Milano, a cui seguirà una nuova raccolta, intitolata Treno per Budapest, prevista per l'autunno prossimo presso le edizioni L'Ulivo di Balerna. Anche per lui la scrittura è sinonimo di riflessione, di dialogo introspettivo che sollecita continuamente il lavoro sulle parole e sul linguaggio : la scrittura creativa si può paragonare al lavoro di uno scultore : "lo scultore - afferma Tomasi - parte da un oggetto grezzo, un legno o una pietra e comincia a dare una forma, un'anima a quest'oggetto. Io mi ritengo un po' uno scultore di frasi".

La scrittura creativa, in fondo, permette di riconquistare un'interiorità forse fin troppo invasa da messaggi "globali" e slogan pubblicitari, che conferiscono al linguaggio un valore strumentale che appiattisce la ricchezza e l'unictà dei singoli. Nell'era della globalizzazione la scrittura creativa forse consente ancora di sfuggire parzialmente al fast-food culturale che ci ingozza di prodotti e slogan pubblicitari. Viviamo in una società dove tutto è destinato a essere effimero : dai vestiti "prêt-à-porter" agli slogan "prêt-à-penser".

Sebastiano Caroni

02.08.2000

 

Page créée le 10.08.00
Dernière mise à jour le 20.06.02

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