Ma l'associazione continuerà
nal suo impegno
Scrittori dimenticati
I deputati ticinesi disertano l'incontro con l'Assi
Il progetto dell'Associazione degli
scrittori della Svizzera italiana (Assi) di incontrare, martedì
sera, i deputati al Consiglio degli Stati e al Consiglio Nazionale
per illustrare loro i problemi che affliggono la cultura ticinese
era un'occasione unica, un modo concreto per far sentire la
flebile voce di un mondo culturale che si sente ancora troppo
distante dal resto della Svizzera. In fondo, l'idea di organizzare
nel Canton Ticino la sessione straordinaria delle Camere federali
voleva proprio avere questo scopo: far conoscere meglio ai
rappresentanti di tutti i cantoni la realtà ticinese.
Martedì sera, allo Studio 2 della Rsi, l'illusione
si è ben presto trasformata in delusione: nemmeno un
deputato era presente in sala ! Purtroppo un'altra occasione
perduta, ancora una volta i massimi esponenti politici del
nostro paese hanno dimostrato poca sensibilità per
un'esigenza importante: in fondo non è la diversità
culturale a fare della Svizzera un'eccezione unica, un esempio
lodato da tutti gli altri paesi ? E allora perché non
parlarne, perché non ascoltare il profondo disagio
che serpeggia fra gli scrittori ticinesi ? Alma Bacciarini
con diplomazia ha tentato di giustificare in parte la loro
assenza: "È anche
vero che i loro impegni sono moltissimi, i lavori parlamentari
sono faticosi e la sera è dedicata al riposo. Sta allora
ai mass media far pervenire il nostro messaggio".
Come ha spiegato il presidente Angelo
Maugeri, il titolo della serata "Là
dove anche il sì suona" riprende un famoso
passo del canto XXXIII dell'Inferno
di Dante, dove il poeta fiorentino riflette sulle lacerazioni
e le invidie che dividono i comuni della penisola: Ahi
Pisa, vituperio de le genti / del bel paese là dove
'I sì suona. Ci troviamo quindi - aggiunge chi
scrive - nei più abissali strati dell'inferno: qui
regna il ghiaccio, il deserto e gli uomini si danno al cannibalismo.
A un lettore attento non può sfuggire che il canto
XXXIII è definito quello dei "traditori",
di tutti coloro che hanno distrutto la patria. Alla luce dell'insuccesso
della serata - almeno nel suo intento più ambizioso
- non si può non considerare il contesto dal quale
è stato prelevato il bel titolo della serata. Va detto,
però, che per l'Assi il verso di Dante era suggestivo
per quel "Sì" musicale, per quel suono così
diverso dalle altre lingue parlate nel nostro paese. Maugeri
ha infatti rcordato che "in
tedesco si dice Ja, in francese Oui, in romancio Schi, in
italiano Sì e tutte queste lingue devono avere la stessa
importanza".
L'ex-deputata Alma Bacciarini nel suo
articolato intervento ha tracciato i contorni della realtà
culturale delle minoranze. Ha ricordato che "non
è proprio vero che i politici non fanno nulla per la
cultura. Alcuni hanno interessi profondi. Nel 1989 è
stato approvato il Rapporto sul quadrilinguismo, un primo
importante traguardo. È
anche vero, però, che stiamo ancora aspettando che
le camere approvino la legge sulle lingue che diventerà
un articolo costituzionale". I problemi certo
sono molti: "Innazitutto
penso che sarebbe utile se tutti gli svizzeri sapessero le
lingue nazionali.
In questo
senso le recenti iniziative di alcuni cantoni di voler introdurre
l'inglese come lingua obbligatoria già nella scuola
dell'obbligo è un pericoloso passo indietro".
Alma Bacciarini ha infine sottolineato l'importanza della
fondazione Pro Helvetia: "La
traduzione è l'unico mezzo per far conoscere in tutta
la Confederazione gli scrittori svizzeri di lingua italiana
e per questo motivo credo che Pro Helvetia vada potenziata.
Questo è possibile solo se i politici avranno la sensibilità
di capire l'importanza di questa attività. Fallire
questo obbiettivo significa mettere in gioco la coesione nazionale".
Anche Alice Moretti si è soffermata
sullo spinoso tema delle traduzioni evidenziando che l'assimilazione
fra le diverse culture è possibile solo con la conoscenza
reciproca: "Attraverso un
esame delle traduzioni realizzate dalla Collezione CH si constata
che negli ultimi 10 anni si sono tradotti in totale solo 10
autori della Svizzera Italiana (sette in francese e due in
tedesco). Ciò è veramente troppo poco: oggi
possiamo dire che i germanofoni non ci leggono".
Ketty Fusco ha puntato il dito su una
questione altrettanto degna di attenzione: "Favorire
le recensioni di libri in lingua italiana anche su testate
giornalistiche e culturali di lingua tedesca o francese è
un mezzo per far conoscere ai nostri concittadini d'oltralpe
la nostra reltà, le nostre aspirazioni e la nostra
visione del mondo. Anche per questo, crediamo che l'apporto
dei politici svizzeri sia fondamentale, la loro spinta sarebbe
di grande aiuto".
La scrittrice Anna Felder ha invece
ricordato ai presenti (e ai non presenti) che la "chiave
di casa per ognuno di noi è la lingua; e la lingua
italiana è la lingua della simpatia, del bel paese,
della chiarità come diceva Montale. Ad Aarau - dove
ho insegnato - è ancora oggi vivo l'interesse della
lingua italiana e molti giovani studenti si dichiarano stupiti
dalla bellezza di questa lingua".
Gli interventi dei numerosi ospiti
si sono conclusi con la relazione di Flavio Medici che ha
brevemente tracciato una cronistoria della storia della letteratura
ticinese: "Negli anni '20
e '30 Francesco Chiesa rappresentava l'anima della specificità
ticinese: erano le necessità storiche a spingere verso
il regionalismo. Oggi il pericolo è inverso: si rischia
di cadere nella dimenticanza. Studiare i nostri scrittori
significa non isolarli, ma inserirli nel filone della letteratura
italiana. Semmai bisogna capire quali sono le relazioni che
nascono fra un'opera letteraria e il suo contesto sociale
e regionale".
La serata si è poi animata di
un intenso dibattito fra i relatori e il pubblico. La sala
della RSI fino a tarda sera è stata animata dalla "lingua
del sì", che però era sola, non
colloquiava con la gutturale lingua del
"Ja". Un tempo, un certo Wolfgang Goethe,
in cima al passo del Gottardo, pensò di non essere
ancora pronto per insinuarsi nella terra della dolce favella;
tornò indietro, nella sua fredda terra di Germania,
per prepararsi meglio al grande viaggio nel bel paese. Oggi
si arriva in aereo - lo speaker avvisa i passeggeri dell'imminente
atterraggio in inglese e tedesco - si alloggia nei lussuosi
alberghi del patinato lungolago di Lugano, si visitano illustri
mostre, si parla di grandi progetti e si riparte.
Andrea Moser
15.03.01
Page créée le 20.03.01
Dernière mise à jour le 20.06.02
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