Pietro De Marchi

Pietro De Marchi, né en 1958, a étudié à Milan et Neuchâtel. En tant que critique, il a travaillé essentiellement sur la littérature italienne moderne et contemporaine, et notamment de poésie lombarde en dialecte. Il a publié de nombreux artcles et essais, dont plusieurs sont rassemblés dans les volumes Dove portano le parole (Manni, 2002) et Uno specchio di parole scritte (Cesati, 2004). Il est également l'auteur d'un recueil de poèmes, Parabole smorzate (Casagrande, 1999).

Pietro De Marchi vit à Zurich et enseigne la littérature italienne à l'Université de Neuchâtel. Nous lui avons demandé de nous parler de son expérience entre les langues, et présentons en outre deux poèmes inédits et son dernier livre.

 

Pensées dans le train

Sur la table de la cuisine de ma maison courre une invisible mais non impraticable frontière linguistique. Au petit-déjeuner ou au dîner, depuis la place où ma femme et ma fille ont l'habitude de s'asseoir, on entend généralement parler suisse allemand, avec des inflexions tantôt uraneses ou zurichoises. A la place que j'occupe habituellement, on parle italien, mais on comprend aussi très bien l'autre langue.

Si l'italien et le suisse allemand se répartissent assez amicalement les zones d'influence entre les murs domestiques, à peine dehors, déjà sur le palier de la maison et dans l'escalier, le suisse allemand devient dominant, et m'accompagne depuis le tram jusqu'à la gare, puis dans le train jusqu'à Biel/Bienne, où les mécaniciens et les contrôleurs des SBB/CFF passent avec aisance de l'allemand au français. Depuis Bienne le français prévaut, mais dans le funiculaire qui conduit au bord du lac, depuis la gare de Neuchâtel, il n'est pas rare d'entendre encore le suisse allemand des jeunes garçons et des jeunes filles germanophones qui vont au gymnase ou à l'école supérieure de commerce. De même entre les étudiantes et les étudiants de l'université, les germanophones ne sont pas rares. C'est comme si les langues passaient les frontières avec les personnes. Elles sont légères, les langues, comme l'air, comme le souffle de celui qui parle. Il y a libre circulation des langues, elle ne paient ni droit d'entrée ni douane.

Les langues se traversent, comme se traversent les paysages qui courent derrière les vitre du train ? Quelques fois, on se sent plutôt traversé par elles. Comme lorsque l'été au bord de la mer on nage et on nage, et que l'on se retrouve par hasard dans un courant d'eau plus froide, dans un courant plus chaud. Si le courant est froid, il ne faut pas s'y arrêter, il faut remuer énergiquement des bras et des jambes, faire beaucoup d'éclaboussures, pratiquer une salutaire gymnastique verbale et mentale.

Il m'est arrivé des rêves (des rêves, justement) dans lesquels je parlais un français et un allemand impeccables. Bien que j'habite à Zürich et que j'enseigne en Suisse romande, ma langue intérieure reste l'italien. C'est du reste la langue dans laquelle je parle quand j'enseigne, et dans laquelle j'écris quand j'écris.

Nous y sommes: l'écriture. S'il y a quelque chose dans lequel je perçois le manque ce sont les moments quotidiens de full immersion dans l'italien, ce bourdonnement continu de la langue dans lequel puiser pour écrire, tout comme dans la vie. Hors de mon esprit il y a comme une radio toujours allumée, mais réglée en général sur des chaînes qui transmettent la vie dans d'autres langues.

(mai 2004)

 

Pensieri in treno

Sul tavolo della cucina di casa mia corre una invisibile ma non intransitabile frontiera linguistica. A colazione o a cena, dalla parte dove di solito siedono mia moglie e mia figlia si sente parlare prevalentemente svizzero tedesco, con inflessioni di volta in volta urane o zurighesi. Dove siedo io normalmente si parla italiano, ma si capisce bene anche l'altra lingua.

Se l'italiano e lo svizzero tedesco si spartiscono abbastanza amichevolmente le zone di influenza dentro le mura domestiche, appena fuori, già sul pianerottolo di casa e sulle scale, lo svizzero tedesco si fa dominante, e mi accompagna dal tram alla stazione, e poi in treno fino a Biel/Bienne, dove i macchinisti e i controllori delle SBB/CFF passano con prontezza dal tedesco al francese. Da Bienne in poi prevale il francese, ma sulla funicolare che dalla stazione di Neuchâtel porta al lago non è infrequente sentire ancora lo svizzero tedesco delle ragazze e dei ragazzi germanofoni che vanno al liceo o alla scuola di superiore di commercio. E anche tra le studentesse e gli studenti dell'università non sono rari i germanofoni. È come se le lingue passassero le frontiere insieme alle persone. Sono leggere, le lingue, come l'aria, come il respiro di chi le parla. E c'è libera circolazione, per le lingue, non si paga né dazio né dogana.

Si attraversano le lingue, come si attraversano i paesaggi che scorrono fuori dal finestrino del treno? Qualche volta ci si sente piuttosto attraversati. È come quando d'estate al mare si nuota e si nuota, e all'improvviso ci si trova dentro una corrente d'acqua più fredda, più calda. E se la corrente è fredda non bisogna stare fermi, ma sbattere energicamente braccia e gambe, fare molti spruzzi, praticare una salutare ginnastica verbale e mentale.

Mi è capitato di fare sogni (sogni appunto) in cui parlavo un francese e un tedesco impeccabili. Pur abitando a Zurigo e insegnando nella Svizzera romanda la mia lingua interiore rimane l'italiano. È del resto la lingua in cui parlo quando insegno, e in cui scrivo quando scrivo.

Ci siamo: lo scrivere. Se c'è qualcosa di cui talvolta avverto la mancanza sono i momenti di quotidiana full immersion nell'italiano, in quel brusio continuo della lingua a cui attingere anche nello scrivere, oltre che nel vivere. Fuori della mia mente c'è come una radio sempre accesa, ma è sintonizzata per lo più su canali che trasmettono la vita in altre lingue.

(maggio 2004)

 

Due poesie inedite di Pietro De Marchi

Lettera da Binz

a Fabio Pusterla

Dalle parti del maneggio
dove c'è quella pista d'atletica senza reti né cancelli
dove il tartan è d'un rosso così rosso che pensi a un'anguria matura
dove l'erba del prato è d'un verde così verde
che non osi calpestarla
è lì che sosto, tutti i mercoledì,
nell'ora che mia figlia va a cavallo.
Ma l'altra settimana
lì c'erano i ragazzi delle scuole: s'allenavano,
saltavano, correvano nel sole.
Oggi invece la pista era in mano ai soldati,
tutti armati, non tutti fino ai denti:
qualcuno s'aggirava nei dintorni
misurando, fissando a terra pioli, cavi del telefono;
ai piedi d'un castagno altri parlavano
a un compagno nascosto tra le foglie;
appaiati, due caccia
sfrecciavano nel cielo, verso est,
poi tornavano indietro col frastuono consueto.
S'avvertiva un disagio, un principio di paura.
Forse per questo un soldato passando mi ha detto: "Grüezi".

Quando fu tempo di tornare al maneggio
lungo la strada ho raccolto una pera caduta: la parte
non marcia era d'un dolce
troppo dolce da dire.

***

Una sovrapposizione per Giampiero Neri

Grande quanto un gufo reale
la civetta delle nevi (Nyctea scandiaca)
ruotava il capo arruffando le penne.
Ma non vedeva niente,
neanche un topo in fuga.
Non c'era niente,
tranne il bianco perenne.

 

Uno Specchio di parole scritte

Indice

Premessa

Scheda bibliografica

PARTE PRIMA
DA PARINI A PUSTERLA

1. Le care Grazie, le truci Eumenidi e l'ingenua Silvia. Parini e l'eros nelle Odi

2. L'Ariosto meneghino e l'Eneide travestita di Francesco Bellati

3. L'incendio di via Keplero di Carlo Emilio Gadda

4. Racconti in versi e poesie in prosa. Giorgio Orelli da Sinopie al Collo dell'anitra

5. Uno sguardo non sentimentale. Su alcune narratrici svizzere di lingua italiana

6. Le imperfette geometrie. Sui racconti di Raul Montanari

7. Prima del buio e del silenzio. Dio ti sta sognando di Raul Montanari

8. Il miele del poeta. Né timo né maggiorana di Giovanni Orelli

9. Il solletico delle parole e la galanteria. Sulle poesie di Donata Berra

10. Fabio Pusterla e Le cose senza storia

11. Nell'Isla Persa di Pusterla

PARTE SECONDA
DA GOZZI A MENEGHELLO

1. Uno specchio di parole scritte. Lettura di una Novella amorosa di Gasparo Gozzi

2. "Come attraverso a una lente che ingrandisca". Su Gente di mare di Giovanni Comisso

3. Dino Buzzati e "la libertà di dire e non dire". Sulla poesia di un narratore

4. L'apprendistato letterario e l'approdo all'autobiografia. Sugli esordi di Silvio Guarnieri

5. L'ultimo testimone di Silvio Guarnieri

6. Aspettando l'alba di Mario Rigoni Stern

7. Uno struggente "sillabario" sull'amicizia. Goffredo Parise nel ritratto di Nico Naldini

8. I cocci che fanno "bau-sète!". Meneghello commenta Meneghello

9. Meneghello, la materia di Reading e altro

Indice dei nomi