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          Domenico Bonini - Rudolf 
          Schürch 
          Voci e Accordi, Cento autori svizzeri 
          dell'Ottocento e del Novecento, Armando Dadò editore, 2003 
          
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            |   Domenico 
              Bonini - Rudolf Schürch / Voci 
              e Accordi | 
           
           
                
              
                 
                   
                     
                        
                      ISBN 88-8281-110-7 
                     
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                           "Nella 
                            loro antologia di testi svizzeri del XIX e XX secolo, 
                            Domenico Bonini e Rudolf Schürch ci mostrano 
                            tanto le voci divergenti quanto gli accordi tra le 
                            diverse letterature elvetiche. Il loro lavoro è 
                            originale e coraggioso: al posto di giustapporre i 
                            testi delle differenti culture, hanno cercato di ravvisarvi 
                            le affinità" 
                          Roger 
                            Francillon 
                          Isolamento e immobilismo sono 
                            stereotipi che - a torto o a ragione - accompagnano 
                            spesso il concetto di "identà elvetica". 
                          Eppure, chi si trovasse a indugiare 
                            tra le quattro letterature nazionali, avrebbe modo 
                            di sincerarsi dell'indole inquieta e talvolta dissacratoria 
                            degli scrittori svizzeri - siano essi poeti, narratori 
                            o drammaturghi - e della loro connaturata tendenza 
                            a sperimentare nuove forme espressive. 
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                            Ne è testimone questa antologia, che accoglie 
                            testi di cento autori vissuti nel XIX e nel XX secolo: 
                            37 di lingua tedesca, 26 di lingua francese, 23 di 
                            lingua italiana, 14 di area retoromancia.  
                          Modernità d'intenti 
                            artistici e radicamento alla patria regionale, diversità 
                            di lingua e comune destino storico, "voci" 
                            marginali e "accordi" di particolari temperie 
                            e movimenti di idee: molti sono i fili che legano 
                            tra di loro questi brani, che i curatori hanno scelto 
                            non solo per l'intrinseco valore letterario ed espressivo, 
                            ma anche per l'impegno etico e i numerosi spunti di 
                            riflessione che essi sanno offrire al lettore. 
                          Preceduti da una scheda bio-bibliografica 
                            dell'autore, un'introduzione critica e un apparato 
                            di note esplicative, i testi vengono in gran parte 
                            proposti in traduzione originale, pur essendo indicate 
                            in appendice le versioni italiane già esistenti. 
                          Domenico 
                            Bonini è nato a Lugano nel 1941. Ottenuto 
                            un dottorato in lettere presso l'Università 
                            di Neuchâtel, ha insegnato nelle scuole medie 
                            superiori ticinesi. Narratore e saggista, per le Edizioni 
                            Dadò è stato pure coautore di quattro 
                            volumi sul patrimonio folclorico ticinese (Il 
                            meraviglioso - leggende, fiabe e favole ticinesi, 
                            1990-1993) e di una ricerca sui viaggiatori e illustratori 
                            venuti in Ticino dal medioevo al primo conflitto europeo 
                            (Con gli occhi degli altri, 
                            1996). 
                          Rudolf 
                            Schürch è nato a Grenchen (SO) 
                            nel 1955. Laureato presso l'Università di Firenze, 
                            ha collaborato con quotidiani e riviste ticinesi e 
                            ha pubblicato il saggio Vittorio 
                            Sereni e i messaggi sentimentali (Vallecchi 
                            Editore, 1985). Attualmente insegna nelle scuole medie 
                            superiori del Canton Ticino. 
                          Voci e Accordi, Cento autori 
                            svizzeri dell'Ottocento e del Novecento, Armando Dadò 
                            editore, 2003 
                            
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            |   Prefazione, 
              Roger Francillon | 
           
           
             
              
                 
                  |  
                      
                      italiano - français 
                    
 Prefazione 
                     La conseguenza del plurilinguismo 
                      elvetico è un multiculturalismo che si riflette nella 
                      diversità delle nostre letterature. Di regola esse 
                      vengono presentate ponendole una a fianco dell'altra, quasi 
                      che ognuna delle quattro letterature della Svizzera costituisse 
                      un'entità autonoma, indipendente sia da quelle delle 
                      nazioni vicine sia da quelle delle altre regioni linguistiche. 
                      La Svizzera non è una nazione come le altre, d'accordo, 
                      ma nel corso della storia è andata formandosi una 
                      mentalità, uno spirito svizzero che ha impregnato 
                      la natura e il pensiero di tutti i suoi cittadini, a dispetto 
                      delle notevoli differenze culturali che separano svizzero-tedeschi, 
                      romandi, italofoni o romanci. 
                     Fino alla Rivoluzione del 1798, la 
                      Confederazione elvetica dei Tredici Cantoni era uno stato 
                      monolingue con baliaggi o alleati francofoni, italofoni 
                      o grigioni. Già tra il XVI e il XVIII secolo si assiste 
                      però alla progressiva elvetizzazione dell'area romanda, 
                      costituita allora dalla repubblica di Ginevra, dal principato 
                      di Neuchâtel, dal vescovado di Basilea e dal Vaud 
                      bernese: un fenomeno che implica un distanziamento dalla 
                      Francia, con la quale la regione condivide lingua e cultura. 
                      Nel Settecento nasce poi il mito di una Svizzera libera 
                      nelle sue montagne, "risparmiata dai tumulti che agitano 
                      il resto del mondo", rimasta quasi allo stato di natura 
                      perché refrattaria ad ogni lusso e ostentazione di 
                      marca francese. Questo mito - che non rifletteva per nulla 
                      la realtà di un paese dominato dalle oligarchie patrizie 
                      - fu propagato dai viaggiatori, dopo che Rousseau gli ebbe 
                      data dimensione europea nella sua Lettre à D'Alembert 
                      e nella Nouvelle Héloïse. 
                     Questa immagine di una Svizzera idillica 
                      viene ripresa nell'Ottocento dai grandi scrittori romantici, 
                      da Goethe a Hugo. A quell'epoca gli antichi baliaggi e alleati 
                      sono ormai diventati cantoni della Confederazione a tutti 
                      gli effetti. Accolti da poco nel grembo elvetico, questi 
                      nuovi venuti si trovano nella situazione di dover dimostrare 
                      attraverso la letteratura, le arti o il discorso politico 
                      l'appartenenza a uno Stato federale ed affermare così 
                      la loro nuova identità. Nella Svizzera romanda, ad 
                      esempio, il ginevrino Töppfer, inventore del fumetto, 
                      auspica una pittura nazionale, prendendosi gioco nelle sue 
                      Nouvelles genevoises di quei viaggiatori francesi che ritengono 
                      di aver scoperto la luna nelle Alpi svizzere. Nella seconda 
                      metà del secolo, saranno innumerevoli i romanzi popolari 
                      o le pièces teatrali intese ad esaltare questo sentimento 
                      nazionale. 
                     Non cessano, anche nel XX secolo, 
                      le dispute sulla questione dell'identità elvetica. 
                      A fronte di un Gonzague de Reynold impegnato nella definizione 
                      di uno spirito svizzero, Ramuz proclama che questa identità 
                      non può che essere cantonale, spingendosi ad affermare, 
                      nel 1937 (in piena difesa spirituale della Svizzera), che 
                      la sola cosa che unisce tra loro gli Svizzeri è l'uniforme 
                      dei postini. Idea ribadita alla fine del secolo in occasione 
                      dell'esposizione universale di Siviglia nello slogan: "La 
                      Svizzera non esiste". I numerosi dibattiti sul ruolo 
                      della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale e nel 
                      corso della Guerra fredda testimoniano comunque l'importanza 
                      che gli Svizzeri continuano ad attribuire all'immagine del 
                      loro paese. Dalla felicità di essere svizzeri, per 
                      dirla con Denis de Rougemont, si è passati con Jean 
                      Ziegler alla vergogna di esserlo: non per questo però 
                      si è meno sensibili all'idea che un'identità 
                      svizzera esiste, con i suoi pregi o i suoi difetti, e anche 
                      negandola non si fa che confermarla. 
                      Nella loro antologia di testi svizzeri del XIX e XX secolo, 
                      Domenico Bonini e Rudolf Schürch ci mostrano tanto 
                      le voci divergenti quanto gli accordi tra le diverse letterature 
                      elvetiche. Il loro lavoro è originale e coraggioso: 
                      al posto di giustapporre i testi delle differenti culture, 
                      hanno cercato di ravvisarvi le affinità. 
                     Come sempre, in un'antologia, è 
                      necessario lasciar da parte scrittori che meriterebbero 
                      di figurarvi: una scelta che si fa ancor più delicata 
                      quando si tratta di autori viventi. Senza pretendere di 
                      essere esaustivi, i curatori di quest'opera hanno voluto 
                      anzitutto individuare le tendenze delle nostre varie letterature, 
                      sottolineandone le convergenze reciproche. 
                      Un esempio significativo: è indubbio che esiste un'affinità 
                      tematica tra l'opera di Francesco Chiesa e quella di Ramuz. 
                      Nei loro romanzi entrambi hanno descritto le loro rispettive 
                      terre con originalità d'espressione. Ma se il Ticinese 
                      ha cercato di raccontare il suo paese con una lingua classica, 
                      per non dire accademica, il Vodese è ricorso a uno 
                      stile vicino all'oralità, antiaccademico, ciò 
                      che lo ha reso per molto tempo sospetto agli occhi dei puristi. 
                     Restando nel XX secolo, è 
                      sorprendente rilevare i numerosi accordi tra le nostre diverse 
                      letterature. Armonie spesso intercalate nel tempo, giustificabili 
                      con l'influenza che possono aver esercitato scrittori tradotti 
                      nelle lingue delle altre regioni della Svizzera. È 
                      evidente, ad esempio, che il prestigio internazionale di 
                      Max Frisch o di Friedrich Dürrenmatt ha influenzato 
                      non solo epigoni alemannici come Otto F. Walter, Peter Bichsel 
                      o Adolf Muschg, ma pure autori romandi quali Velan, Chessex 
                      o Voisard, ticinesi come Giovanni Orelli o romanci come 
                      Theo Candinas. In tutti questi scrittori si ritrova la stessa 
                      volontà di rimettere in questione le strutture prestabilite, 
                      una comune indagine, spesso umoristica, della realtà 
                      elvetica, la riflessione sul destino dell'uomo in una società 
                      come la nostra. 
                     C'è poi un altro aspetto che 
                      risalta dalla lettura di questa antologia: benché 
                      gli Svizzeri siano considerati dei pedagogisti nati e benché 
                      i saggi e i discorsi abbiano un posto di rilievo nelle loro 
                      diverse letterature, la poesia occupa - e a giusto titolo 
                      - un posto capitale in questo libro. Ciò che contraddice 
                      pure l'immagine dello Svizzero prammatico e materialista. 
                      È infatti sorprendente constatare che uno dei maggiori 
                      poeti di lingua italiana del XX secolo è il ticinese 
                      Giorgio Orelli e che il vodese Philippe Jaccottet è 
                      considerato in Francia uno dei poeti più importanti 
                      della seconda metà del Novecento. E lo stesso si 
                      potrebbe dire di Erika Burkart nella Svizzera tedesca. Questi 
                      poeti hanno avuto degli emuli nelle loro rispettive lingue, 
                      così che in questo avvio di XXI secolo la scena poetica 
                      risulta più vivace che mai, indice di un impegno 
                      che oltrepassa i problemi di identità e che affronta 
                      le questioni essenziali sul nostro ruolo nel mondo. 
                     C'è un ultimo aspetto da sottolineare 
                      a proposito di questa antologia: il nostro paese è 
                      caratterizzato da forze centripete e da forze centrifughe. 
                      Un ripiegamento su sé stessi che a volte ha trovato 
                      espressione in testi di un nazionalismo sorpassato; ma anche 
                      un'apertura al mondo, all'immagine di Madame de Staël 
                      che nel suo castello di Coppet riunisce - per riprendere 
                      l'espressione di Stendhal - gli Stati generali del pensiero 
                      europeo, che andrà a irradiare le fondamenta della 
                      modernità. Oggi questo spirito di apertura si manifesta 
                      non solo nei racconti dei viaggiatori, tra i più 
                      grandi dei quali figura il ginevrino Nicolas Bouvier, ma 
                      anche nell'idea che ogni scrittura è un'avventura 
                      che trasgredisce i limiti e che, come diceva Ramuz, parte 
                      dal particolare per accedere all'universale. 
                     Roger Francillon 
                      
                    Préface 
                    Le plurilinguisme helvétique 
                      a pour conséquence un multiculturalisme qui se reflète 
                      dans la diversité de nos littératures. Lorsqu'il 
                      s'agit de les présenter, la règle sacro-sainte 
                      consiste à le faire de manière juxtaposée, 
                      comme si chacune des quatre littératures de Suisse 
                      formait une entité indépendante, à 
                      la fois de celle des nations voisines et de celle des autres 
                      régions linguistiques. Certes la Suisse n'est pas 
                      une nation comme les autres, mais au cours de l'histoire, 
                      il s'est créé une mentalité, un esprit 
                      suisse qui a imprégné la manière d'être 
                      et de penser de tous ses citoyens, en dépit des différences 
                      culturelles considérables qui séparent suisses 
                      alémaniques, romands, italophones ou romanches. 
                    Jusqu'à la Révolution 
                      de 1798, la Confédération helvétique 
                      des Treize Cantons était un état monolingue 
                      avec des sujets ou des alliés francophones, italophones 
                      ou grisons. Mais l'espace romand que constituent alors la 
                      république de Genève, la principauté 
                      de Neuchâtel, l'évêché de Bâle 
                      et le Pays de Vaud bernois s'helvétise progressivement 
                      entre le XVIème et le XVIIème siècle 
                      et cette helvétistaion implique une distanciation 
                      par rapport à la France avec laquelle cette région 
                      partage sa langue et sa culture. Se crée du reste 
                      au XVIIIème siècle le mythe d'une Suisse libre 
                      dans ses montagnes, "exempte des troubles qui agitent 
                      le reste du monde", restée proche de la nature 
                      parce que s'abstenant de tout luxe et de toute ostentation 
                      à la française. Ce mythe - qui ne correspondait 
                      absolument pas à la réalité d'un pays 
                      dominé par des oligarchies patriciennes - fut relayé 
                      par les voyageurs après que Rousseau lui eut donné 
                      sa dimension européenne dans sa Lettre 
                      à d'Alembert et dans la 
                      Nouvelle-Héloîse. 
                    Cette image idyllique de la Suisse 
                      est reprise au XIXème par les grands écrivains 
                      romantiques de Goethe à Hugo. A cette époque, 
                      les anciens sujets et alliés sont devenus des cantons 
                      à part entière de la Confédération. 
                      Pour ces nouveaux venus dans le giron helvétique, 
                      il faut à travers la littérature, les arts 
                      ou le discours politique manifester cette appartenance à 
                      un Etat fédéral et conquérir cette 
                      nouvelle identité. En Suisse romande, par exemple, 
                      le Genevois Töpffer, créateur de la bande dessinée, 
                      appelle de ses voeux une peinture nationale et se moque 
                      dans ses nouvelles genevoises 
                      des voyageurs français qui croient avoir découvert 
                      la lune dans les Alpes suisses. Dans la deuxième 
                      moitié du siècle, innombrables sont les romans 
                      populaires ou les pièces de théâtre 
                      qui veulent exalter ce sentiment national. 
                    Au XXème siècle, les 
                      disputes autour de la question d'une identité helvétique 
                      n'ont jamais cessé. Contre un Gonzague de Reynold 
                      qui cherche à définir un esprit suisse, Ramuz 
                      proclame que l'identité ne peut être que cantonale 
                      et il ira même jusqu'à dire, en 1937, en pleine 
                      défense spirituelle de la Suisse, que la seule chose 
                      qui unisse les Suisses entre eux, c'est l'uniforme des postiers. 
                      Même idée à la fin du siècle 
                      lors de l'exposition universelle de Séville avec 
                      le slogan : "la Suisse n'existe pas". et pourtant 
                      les nombreux débats suscités par la position 
                      de la Suisse durant la Seconde guerre mondiale et durant 
                      la Guerre froide témoignent de l'importance que l'image 
                      du pays continue à avoir pour ses citoyens. Si l'on 
                      a passé du bonheur d'être suisse avec Denis 
                      de Rougemont à la honte de l'être avec Jean 
                      Ziegler, on ne reste pas moins tributaire de l'idée 
                      qu'il existe une identité suisse, avec ses qualité 
                      ou ses défauts et qu'en déniant cette identité 
                      on ne fait en somme que la confirmer. 
                    *** 
                    Dans leur anthologie de textes suisses 
                      des XIXème et XXèmes siècles, Domenico 
                      Boninin et Rudolph Schürch ont voulu montrer à 
                      la fois des divergences de voix et des accords entre les 
                      diverses littératures de la Suisse. Leur entreprise 
                      est originale et audacieuse : au lieu de juxtaposer des 
                      textes de chaque culture, ils ont tenté de montrer 
                      des ressemblances entre les différents textes choisis. 
                      Comme toujours, dans une anthologie, il est nécessaire 
                      d'écarter des écrivains qui auraient mérité 
                      d'être présents et lorsqu'il s'agit d'auteurs 
                      encore vivants, le choix est encore plus délicat. 
                      Sans prétendre à l'exhaustivité, les 
                      responsables de ce livre ont voulu avant tout mieux marquer 
                      les tendances et faire ainsi apparaître des convergences 
                      entre nos diverses littératures. 
                    Pour prendre une exemple frappant, 
                      il est clair qu'il peut exister une similitude thématique 
                      entre l'oeuvre de Francesco Chiesa et celle de Ramuz. Dans 
                      leurs romans, ils ont donné à leur pays respectif 
                      une expression singulière. Mais alors que le Tessinois 
                      a cherché à exprimer son pays dans une langue 
                      classique, pour ne pas dire académique, le Vaudois 
                      a voulu trouver un style proche de l'oralité, antiacadémique, 
                      et qui l'a longtemps rendu suspect aux yeux des puristes. 
                    Pour rester au XXème siècle, 
                      il est frappant de constater de nombreuses harmoniques entre 
                      nos différentes littératures. Parfois avec 
                      des décalages dans le temps qui s'expliquent par 
                      l'influence que peuvent avoir eu des écrivains traduits 
                      dans les langues des autres parties de la Suisse. Il est 
                      clair par exemple que le prestige international de Max Frisch 
                      ou de Friedrich Dürrenmatt a marqué non seulement 
                      leurs épigones alémaniques comme Otto F. Walter, 
                      Peter Bichsel ou Adolf Muschg, mais aussi des auteurs romands 
                      comme Velan, Chessex ou Voisard, des tessinois comme Giovanni 
                      Orelli ou des romanches comme Theo Candinas. Chez tous ces 
                      écrivains se retrouve une même volonté 
                      de remise en question des structures établies, une 
                      même quête souvent humoristique de la réalité 
                      helvétique, une réflexion sur le destin de 
                      l'homme dans une société qui est la nôtre. 
                    Un autre aspect qui apparaît 
                      à la lecture de cette anthologie : si les Suisses 
                      sont volontiers considérés comme des pédagogues 
                      nés et que les essais et les discours ont une grande 
                      place dans leurs diverses littératures, la poésie 
                      occupe à juste titre dans ce livre une place capitale. 
                      Cela contredit également l'image du Suisse pragmatique 
                      et matérialiste. Il est assurément frappant 
                      de constater que l'un des grands poètes de langue 
                      italienne du XXème siècle est le Tessinois 
                      Giorgio Oreli et que le Vaudois Philippe Jaccottet est considéré 
                      en France comme l'un des poètes les plus importants 
                      de la deuxième moitié du XXème sicle. 
                      On pourrait en dire autant pour Erika Burkart en Suisse 
                      allemande. Ces poètes ont eu des émules dans 
                      leur langue respective et en ce début du XXIème 
                      siècle, la poésie est plus vivante que jamais, 
                      signe d'une quête qui dépasse les problèmes 
                      d'identité et qui pose les questions essentielles 
                      de notre être dans le monde. 
                    Un dernier point à mettre 
                      en évidence à propos de cette anthologie : 
                      notre pays est marqué à la fois par des forces 
                      centripètes et des forces centrifuges. Repli sur 
                      soi qui a pu s'exprimer parfois dans des textes d'un nationalisme 
                      dépassé; mais aussi ouverture sur le monde, 
                      à l'image de Mme de Staël qui, dans son château 
                      de Coppet, réunit selon l'expression de Stendhal 
                      les Etats généraux de la pensée européenne 
                      et qui réfléchit alors sur les fondements 
                      de la modernité. Aujourd'hui cet esprit d'ouverture 
                      se manifeste non seulement dans les récits des voyageurs 
                      dont l'un des grands maîtres est le Genevois Nicolas 
                      Bouvier mais aussi dans l'idée que toute écriture 
                      est une aventure qui transgresse les limites et qui, comme 
                      le pensait Ramuz, part du particulier pour accéder 
                      à l'universel. 
                    Roger Francillon 
                      
                   | 
                 
               
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            |   Indice | 
           
           
             
              
                 
                   
                    Prefazione di Roger Francillon 
                    Avvertenza 
                    Introduzione  
                    Anelito preromantico 
                      Gli esordi lirici in lingua 
                      tedesca  
                      Albrecht von Haller  
                      Salomon Gessner  
                     Lo spirito 
                      e la terra 
                      Il cosmopolitismo nella letteratura 
                      romanda 
                      fra sette e ottocento  
                      Isabelle de Charrière  
                      Germaine de Staël  
                      Benjamin Constant  
                      Charles-Victor de Bonstetten  
                      Henri-Frédéric Amiel  
                     Liberi e svizzeri 
                      Scrittori politici di lingua 
                      italiana 
                      Vincenzo Dalberti  
                      Stefano Franscini  
                     Chimere dell'assoluto 
                      Narrativa svizzera tedesca dell'ottocento 
                       
                      Jeremias Gotthelf  
                      Gottfried Keller  
                      Conrad Ferdinand Meyer  
                      Carl Spitteler  
                    Rinascita di 
                      un'identità 
                      La letteratura retoromancia 
                       
                      Giachen Caspar Muoth  
                      Peider Lansel  
                     Idilli lacustri 
                      e montani 
                      Residui ottocenteschi nella 
                      narrativa svizzera italiana  
                      Francesco Chiesa  
                      Angelo Nessi  
                      Giuseppe Zoppi  
                     Tra simbolo 
                      e realtà 
                      La letteratura romanda agli 
                      esordi del novecento  
                      Charles-Ferdinand Ramuz  
                      Gonzague de Reynold  
                      Guy de Pourtalès  
                      Charles-Albert Cingria  
                      Denis de Rougemont  
                     Heimatlose 
                      Narrativa e poesia svizzere 
                      tedesche 
                      d'inizio novecento, fra critica sociale e straniamento  
                      Jakob Bührer  
                      Rudolf Jakob Humm  
                      Kurt Guggenheim  
                      Meinrad Inglin  
                      Ludwig Hohl  
                      Hermann Hesse  
                      Robert Walser  
                      Jakob Schaffner  
                      Friedrich Glauser  
                      Karl Stamm  
                     Basta con 
                      le pannocchie al sole 
                      Poesia e prosa nella Svizzera 
                      italiana dagli anni quaranta  
                      Pino Bernasconi  
                      Felice Menghini  
                      Remo Fasani  
                      Amleto Pedroli  
                      Ugo Canonica  
                      Giorgio Orelli  
                      Felice Filippini  
                      Guido Calgari  
                      Piero Bianconi  
                      Sandro Beretta  
                      Giovanni Bonalumi  
                      Plinio Martini  
                     Retoromanci 
                      della prima generazione novecentesca 
                       
                      Giachen Michel Nay  
                      Gian Fontana  
                      Toni Halter  
                      Gion Desplazes  
                      Jon Semadeni  
                      Hendri Spescha  
                     Echi di un 
                      risveglio 
                      Il novecento in Romandia  
                      Blaise Cendrars  
                      Gustave Roud  
                      Maurice Zermatten  
                      Charles-François Landry  
                      Jacques Mercanton  
                      Corinna Bille  
                      Georges Borgeaud  
                      Maurice Chappaz  
                      Jean-Pierre Monnier  
                    Giochi d'ombre 
                      Avanguardia drammaturgica e 
                      narrativa svizzera tedesca  
                      Max Frisch  
                      Friedrich Dürrenmatt  
                     Retoromanci 
                      della seconda generazione novecentesca 
                       
                      Tista Murk  
                      Cla Biert  
                      Andri Peer  
                      Theo Candinas  
                      Luisa Famos Puenter  
                      Leo Tuor  
                     Strategie 
                      dell'immaginario 
                      Poesia e prosa di fine novecento 
                      nella Svizzera italiana  
                      Grytzko Mascioni  
                      Fabio Pusterla  
                      Enrico Filippini  
                      Giovanni Orelli  
                      Alice Ceresa  
                      Elda Guidinetti  
                     Lirismo 
                      in versi e in prosa nella Romandia 
                      del novecento  
                      Philippe Jaccottet  
                      Jacques Chessex  
                      Ella Maillart  
                      Nicolas Bouvier  
                      Alexandre Voisard  
                      Monique Laederach  
                      Anne-Lise Grobéty  
                     Tendenze recenti 
                       
                      Letteratura svizzera tedesca 
                      del secondo novecento  
                      Erika Burkart  
                      Otto Friedrich Walter  
                      Hugo Loetscher  
                      Paul Nizon  
                      Jürg Federspiel  
                      Eveline Hasler  
                      Adolf Muschg  
                      Peter Bichsel  
                      Gerhard Meier  
                      Jürg Schubiger 
                      Ernst Burren  
                      Gerold Späth  
                      Hermann Burger  
                      Niklaus Meienberg  
                      Franz Hohler  
                      Felix Mettler  
                      Gertrud Leutenegger  
                      Thomas Hürlimann  
                      Nicole Müller  
                     Bibliografia  
                      Elenco delle opere tradotte in italiano  
                      Indice dei nomi  
                      Fonti delle illustrazioni 
                      
                   | 
                 
               
             | 
           
           
            |   Rassegna 
              stampa | 
           
           
             
              
                 
                  |  
                     La naturale molteplicità che 
                      contraddistingue gli svizzeri si rivela una ricchezza di 
                      Voci e Accordi, in cui sono le affinità che vanno 
                      messe a frutto, più che le diversità. Una 
                      rapida scorsa al volume [...] consente di capire che il 
                      radicamento alla patria regionale, le diversità linguistiche 
                      [...] fanno della svizzera un laboratorio interessantissimo 
                      per sondare meglio certe tendenze della Weltliteratur mondiale. 
                     Stefano Salis 
                      Il Sole 24 Ore 
                      21.09.2003 
                      
                    
                    Le 
                      quattro letterature a confronto 
                    "Voci e accordi" di Domenico 
                      Bonini e Rudolf Schürch offre un panorama di testi, 
                      utile ad accertare il nostro stato delle lettere. E se fino 
                      alla prima metà del Novecento il canone è 
                      rispettato, la selezione successiva potrebbe far pensare 
                      ad un microsisma. 
                    [...] " Voci e accordi" 
                      può essere considerato un necessario complemento 
                      di un'altra opera, il " Dizionario delle letterature 
                      svizzere", pubblicato circa un decennio prima per altra 
                      circostanza celebrativa, il 1991, anche se la concezione 
                      e la struttura delle due opere sono sostanzialmente diverse. 
                      Intanto, il " Dizionario", in edizione trilingue, 
                      si propone di offrire una " immagine globale delle 
                      lettere svizzere" ( come si legge nella presentazione) 
                      e raccoglie gli autori dei vari secoli, dalle origini al 
                      Novecento, con schede biobibliografiche, senza il sussidio 
                      dei testi, se non citazioni di poche righe. [...] " 
                      Voci e accordi" fornisce invece un'ampia raccolta antologica 
                      di prosa e di poesia in quanto ogni autore è presente 
                      con un campione rappresentativo, commento e bibliografia. 
                      Non mancano, nel passato, antologie o storie letterarie 
                      elvetiche. Prima del " Dizionario", nel 1964, 
                      presso l'Artemis Verlag era apparsa una raccolta, pure antologica, 
                      ma limitata agli scrittori viventi, dal titolo " Lettere 
                      elvetiche d'oggi" ( in tedesco " Bestand und Versuch"). 
                      [...] Nel 1977, la Benziger Verlag pubblica un'antologia, 
                      col solo titolo tedesco, " Schweizer Lyrik des zwanzigsten 
                      Jahrunderts" [...]  
                    " Voci e accordi" su cento 
                      autori, di cui 37 di lingua tedesca, 26 di lingua francese, 
                      14 di area retoromancia, fa spazio a 23 autori di lingua 
                      italiana. Una rappresentanza di tutto rispetto. Altro, certo, 
                      è il discorso sui promossi. E allora si può 
                      dire che fino alla prima metà del Novecento il canone 
                      è del tutto rispettato, nel senso che gli autori 
                      che contano sono ben rappresentati. A partire dai famosi 
                      anni quaranta, la selezione è sub judice, come avviene 
                      di ogni evento artistico o letterario, per il quale il tempo 
                      dovrà pronunciare il suo giudizio.[...] 
                    
                    
                    Amleto Pedroli 
                      Giornale del popolo 
                      26.08.2003 
                      
                    Una difficile indentità 
                    [...] le quattro lingue nazionali, 
                      invece di contribuire a rinfoltire la schiera degli autori, 
                      sembrano, al contarrio, averne favorito la decimazione. 
                      Non soltanto perchè spesso poeti e narratori hanno 
                      cercato fuori dai confini la loro più grande e più 
                      forte patria linguistica [Germania, Francia, Italia] ma 
                      anche perchè il sentimento commune li ha spesso assegnati 
                      d'ufficio a questa o a quella letteratura. [...] 
                      Per contro difficlmente è successo che scrittori 
                      stranieri trasferiti a vivere in uno dei cantoni, sia pure 
                      per lunghissimi anni, siano per questo in qualche modo diventati 
                      svizzeri nel sentire comune. [...] 
                      [...] un Paese plurilingue: culturalmente più ricco 
                      e con più risorse, ma paradossalmente soggetto a 
                      continue sottrazioni. [...] 
                      Chissà che non sia proprio questa una delle ragioni 
                      [...] che ha ispirato l'antologia curata da Domenico Bonini 
                      e Rudolf Schuerch [...] 
                      [...] alla fine nonostante le distanze [...] qualche costante 
                      la si può trovare. Quella per esempio della critica 
                      sociale, che scavalca i tempi, le geografie e le culture. 
                    Isabella 
                      Bossi Fedrigotti 
                      Corriere 
                      della Sera 
                      
                    Cento firme dalla svizzera 
                    Nel 1988, quando venne invitata come 
                      ospite d'onore alla fiera del libro di Francoforte, la Svizzera 
                      si presentò con un vero esercito di quasi centocinquanta 
                      scrittori, o presunti tali, provenienti dalle quattro regioni 
                      linguistiche del paese [...] Un numero [...] quasi imbarazzante, 
                      che ha fornito al mondo intero l'immagine deformata e un 
                      pò grottesca di un paese di cuccagna letteraria, 
                      dove chiunque metta qualcosa nero su bianco trova immediatamente 
                      qualche editore pronto a pubblicarlo e qualche [...] istituzione 
                      pronta a [...] inghirlandarlo con premi, riconoscimenti, 
                      incentivi e non trascurabili somme di denaro. 
                      In realtà la Svizzera è davvero il paese della 
                      cuccagna letteraria, ma per motivi ben diversi. Se si passa 
                      infatti in rassegna la storia della letteratura svizzera, 
                      si nota che la vicina Confederazione Elvetica, che conta 
                      poco più di sei milioni di abitanti, ha prodotto 
                      un considerevole numero di autori di rango mondiale.[...] 
                      Questi autori sono i protagonisti di [...] Voci e Accordi. 
                      La mole del volume rivela a dire il vero una residua persistenza 
                      di quella che si potrebbe ormai definire "sindrome 
                      di Francoforte" [...] anche perchè in alcuni 
                      casi si assiste alla coabitazione forzata (e un pò 
                      ridicola) tra geni assoluti della letteratura e autori di 
                      terzo o quarto rango [...] L'autentico valore del volume 
                      va dunque cercato non tanto nella sua pretesa di completezza[...] 
                      quanto piuttosto nel merito consistente nel portare alla 
                      ribalta gli autori che stanno qualche gradino [...] sotto 
                      i grandissimi e che sono poco tradotti e poco conosciuti 
                      in lingua italiana. [...] Per chi fosse interessato, un 
                      occasione da non perdere. 
                    Mattia Mantovani 
                      La Provincia 
                      20.08.2003 
                      
                    Cultura CH 
                    [...] 
                      L'antologia è stata salutata, per quel che ho visto, 
                      e fin qui, con favore [...]. Il risultato maggiormente sottolineato 
                      è nello sforzo degli autori per mostrare che ci sono 
                      anche affinità, convergenze sostanziose tra gli scrittori 
                      delle quattro letterature « svizzere » . In 
                      altre parole, i due antologisti si distanzierebbero dall'opinione 
                      di Fabio Pusterla per il quale le nostre quattro letterature 
                      ricordano quegli « sconosciuti obbligati dal caso 
                      a condividere una sala d'aspetto o un ascensore » 
                      . 
                    Lasciando allora da parte gli elogi 
                      che, per quanto di buono nel libro c'è, i due autori 
                      si meritano, vorrei sfruttare lo spazio che ho per dire 
                      anche qualcosa su quello che non c'è. 
                      [...] 
                      Perché è assente il nome di uno scrittore 
                      di valore come Romano Amerio? Ciò viene a dire che 
                      non si crede a questa verità formulata da Gianfranco 
                      Contini [...] nel presentare Luigi Einaudi ( un economista!) 
                      nella sua Letteratura dell'Italia unita: « La presenza 
                      di un economista tra i migliori prosatori di questo secolo 
                      vuole richiamare l'attenzione sulla lunghissima e non abbastanza 
                      riconosciuta parte che la scrittura funzionale occupa accanto 
                      alla scrittura autonoma nei valori espressivi contemporanei 
                      » . E per Roberto Longhi ( p. 516) « È 
                      assai importante constatare che molta eccellente prosa contemporanea 
                      non è nata come " arte per l'arte", bensì 
                      come corrispettivo formale d'una ricerca scientifica (...) 
                      » . 
                      Detto questo, fatto il nome di Amerio, e visto che l'Antologia 
                      di Bonini e Schürch si propone, vedi il sottotitolo, 
                      di occuparsi di autori svizzeri dell'Ottocento e del Novecento, 
                      l'elenco degli scrittori della scrittura funzionale estromessi 
                      da questa « nazionale » dei cento... si allungherebbe 
                      di molto: pensare, tra altri, a naturalisti che scrivono 
                      bene come il Calloni, il Lavizzari; pensare a grandi « 
                      mediatori » grigionesi come Johann Caspar Orelli, 
                      lo Scartazzini, il Luzzi... 
                      [...] 
                    Giovanni 
                      Orelli 
                      Azione 
                      22.10.2003 
                      
                      Page créée le: 
                      25.11.03 
                      Dernière mise à jour le 28.11.03 
                     
                      
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