Scrittura in atto nel mondo
giovanile
In Liberi tutti Claudia Patocchi
Pusterla ha raccolto 10 testi, nati tra il 1994-95 e il
2002-03, scritti da ragazzi tra i diciassette e i vent'anni
nell'ambito del lavoro di diploma alla Scuola specializzata
per le professioni sanitarie e sociali di Canobbio, dove
la Patocchi insegna. Gli studenti hanno svolto il lavoro
nel corso del terzo e ultimo anno scolastico, con la consulenza
della docente, godendo tuttavia della massima libertà
nella scelta dell'argomento e della forma. Nella bella introduzione
la curatrice spiega il motivo che l'ha portata a pubblicare
i testi: "[...] alla raccoglitrice è in fondo
parso importante dar voce a scritture di sottobosco, assai
diffuse, senz'altro più di quanto si creda, vivaci
e dense, a volte ingenue a volte consapevolmente mordaci,
sempre sentite ed emotivamente forti, indubbiamente ricche
e autentiche."
E ciò che caratterizza questa
raccolta è proprio la ricchezza e varietà
dei testi proposti, che pur presentandosi dimessamente come
prodotti di "scrittori per caso", raggiungono
in alcuni casi qualità letterarie che vanno al di
là della pur sempre autentica e sentita testimonianza
di un'esperienza di vita.
Tutti i testi si contraddistinguono
infatti per l'attenzione e la riflessione, implicita o esplicita,
sulla scrittura. Giordano, il protagonista del racconto
dai tratti fiabeschi "Azzurro come il fiume Giordano"
di Francesca Calogero, si rifugia nella solitudine di un
bosco per sfuggire alla realtà per lui insopportabile
del mondo odierno, portando con sé un quaderno in
cui annota i suoi pensieri e anche le sue considerazioni
sulla scrittura come mezzo per descrivere la realtà,
facendosi così portavoce dell'autrice stessa e del
suo confronto con la scrittura:
Con le parole si possono comporre
frasi, combinandole si possono esprimere emozioni e sensazioni
non tangibili, e situazioni o oggetti non presenti o non
reali. Descrivere con progressiva precisione la realtà.
Su cosa si basa però il concetto di realtà?
"Ces. Alternativa applicata",
in cui sin dal titolo si percepisce un'affettuosa ironia,
è, come la maggior parte dei testi presentati (7
su 10), un testo autobiografico nel senso leujeniano dell'identità
tra autore, narratore e protagonista. Nella prima parte
l'autore, Olmo Cerri, vi descrive in forma diaristica la
sua esperienza nel villaggio alternativo di Ces, per poi
commentare e analizzare lucidamente in modo autocritico
e autoironico la propria scrittura, rivendicandone allo
stesso tempo con fierezza la sincerità e l'autenticità:
Noto che tutto il diario è
costellato di sprazzi di riflessione un po' fuori luogo
per quella che in fondo non è che una vacanzina
a pochi passi da casa. Mi rendo conto che quando racconto
del clima nella Leventina e del paesaggio utilizzo un
tono un po' presuntuoso, saccente. Quasi da esploratore
nella savana africana, ed invece ero a una distanza che
gli altri percorrono giornalmente per arrivare a scuola.
Ciò nonostante è un diario sincero, dimostra
il genuino stupore che mi coglieva in quei momenti, e
spiega la curiosità che ho notato in quel periodo,
senza troppi condizionamenti e vincoli.
Tutto incentrato sull'analisi della
propria scrittura è invece il testo di Diego Contini
"Scrivere. Crescendo e per crescere" in cui l'autore
commenta, in un percorso cronologico, i propri testi, scritti
per brani hip hop, mettendo in risalto il ruolo della scrittura
come sfogo.
Quest'ultimo tratto caratterizza
anche altri testi presenti nella raccolta. Vi accenna esplicitamente
Héloise Denti nell'introduzione al suo testo in forma
di diario intimo "Calati in un anno della mia vita":
Ogni anno riempio di parole colorate
almeno due diari. Poesie, sogni, paure, tutto quello che
sento in un determinato momento e che si libera sul foglio."
Con parole analoghe Monia Latini
presenta "C'era una volta un principe azzurro...",
racconto autobiografico di una storia sentimentale ("mi
è sempre piaciuto scrivere, mi libera la mente e
mi rilassa..."), mentre per Gionata Leoni la scrittura
è sì un modo per sfogarsi, ma anche per ricordare
e capire un'esperienza professionale, l'apprendistato nel
campo della selvicoltura, giudicata a posteriori sbagliata.
Il racconto ripercorre in una specie di diario retrospettivo
i mesi dell'apprendistato che si presentano sin dal titolo
("Dall'inferno del bosco") come un viaggio metaforico
all'inferno. Le sue parole conclusive mettono in risalto
non solo la funzione liberatoria, ma anche quella cognitiva
della scrittura:
Scrivendo questo lavoro mi è
nata la passione dello scrivere che ora considero il mio
modo di comunicare i sentimenti più profondi. Scrivendo
questo lavoro ho conosciuto ancor più una persona.
Me stesso.
Un altro viaggio, tra sogno e realtà,
attraverso il quale il protagonista ricostruisce la storia
dell'umanità e di se stesso, è al centro del
racconto di Ciril Noto "Viaggio in solitario nelle
circostanze". Un racconto, che con l'uso della seconda
persona si trasforma a tratti in un dialogo con se stesso.
Il ruolo della scrittura è
in primo piano anche nel testo di Alex Rusca "Io e
l'eroina", racconto autobiografico di un'esperienza
di tossicodipendenza. Per l'autore, la prosa "rimane
nei momenti di sconforto una delle uniche consolazioni rimaste".
Proprio nel testo di Rusca la funzione liberatoria e terapeutica
della scrittura è tuttavia abbinata a una funzione
che possiamo senz'altro chiamare letteraria. Il testo infatti
si distingue per una ricerca linguistica molto accurata,
il cui risultato è uno stile scaltro, tagliente e
incisivo che si rifà espressamente a modelli della
beat generation e della cultura rock americana, come Ginsberg,
Borroughs, Lou Reed e soprattutto Jim Morrison, ripetutamente
citati, e che eleva il testo al di sopra di un semplice,
seppur toccante, reportage di un'esperienza vissuta.
Più che esplicitamente, nei
due testi che chiudono la raccolta, la riflessione sulla
scrittura si svolge attraverso la ricerca stilistica e narrativa,
raggiungendo risultati più che convincenti dal punto
di vista letterario. "Tempo: pensieri in libera uscita"
di Flavio Stroppini, che dopo questo testo, scritto nel
1999, ha proseguito la sua attività di scrittore
pubblicando prosa e poesia ("Bar Macello" e "Niente
salvia a maggio", Capelli editore), è una specie
di diario filosofico che indaga sull'entità del tempo,
ma implicitamente, anche sulla scrittura stessa. Il testo
infatti è caratterizzato da una varietà di
stili, "gli stili di Flavio Stroppini" come scrive
la curatrice, sperimentati a seconda della materia trattata
e degli umori dell'io narrante. In questo senso è
proprio la scrittura che si fa protagonista del racconto.
Ma il testo forse in assoluto più
convincente della raccolta è "Oltre la linea"
di Monica Rusconi. Si tratta di un racconto in prima persona
di un'infanzia e un'adolescenza travagliate, caratterizzate
da un difficile rapporto dell'io narrante con la madre.
Ciò che distingue il testo, è la scelta formale
di raccontare gli avvenimenti dal punto di vista della protagonista,
prima bambina e poi adolescente. Ne consegue la scelta di
uno stile dapprima semplice e secco che si evolve con la
crescita della protagonista e che quindi trasforma dalla
prima riga un testo apparentemente autobiografico in un
vero e proprio romanzo (breve) di formazione.
I due testi succitati chiudono in
bellezza la raccolta curata da Claudia Patocchi Pusterla,
alla quale va il grande merito di aver tirato fuori dal
"sottobanco" questi lavori che non permettono
solo uno sguardo interessante sul mondo giovanile, bensì
testimoniano di una capacità di scrittura che contraddice
le sempre più frequenti previsioni e lamentele apocalittiche
sull'incapacità di scrivere dei giovani e sul degrado
generale della loro cultura.
di Walter Breitenmoser
Page créée le: 13.07.05
Dernière mise à jour le: 18.07.05
|