En bref et en français - Kurz und deutsch
Bruno Soldini esordisce nel mondo della narrativa con Tango per emigranti e vagabondi dopo aver realizzato numerose opere filmiche: dai moltissimi documentari e reportages, ai primi lungometraggi creati nella Svizzera italiana. Il titolo del romanzo pubblicato da Dadò preannuncia tre temi: il tango, motore d'avvio e fil rouge sul quale scorre la vicenda, l'emigrazione e il vagabondaggio come componenti essenziali del soggetto, tutti sapientemente amalgamati grazie ad una scrittura briosa. La struttura del libro si presenta divisa in cinque parti, cinque capitoli che portano ognuno la propria delimitazione temporale ( 1956-65, 1979-1982, 1983-1984, 1984, 1984-1986) e che coprono altrettanti periodi o episodi della vita di Arcasio Monti. I sottocapitoli portano invece titoli che rimandano tutti ad un momento saliente della vita del protagonista, un insegnante annoiato, figlio di funzionario federale, cresciuto in una uggiosa Chiasso degli anni '50-'60, cittadina che del provinciale ha tutto, anche il Bar Confine con i suoi habitué. Essa però è anche un crocevia di contrabbandieri, impiegati statali svizzeri e italiani, stagionali di passaggio, tutte figure che Soldini descrive con affetto e al contempo con ironico distacco. Arcasio, alle soglie dei quarant'anni, deve far fronte ad un inizio di crisi esistenziale generata da un misto di scontentezza e di inerzia che lo spingerà ad imbarcarsi per un lungo viaggio attraverso l'America Latina. Guidato sia dall'interesse per le vicende degli emigranti ticinesi approdati decenni prima in quelle stesse lande in cerca di fortuna, ma soprattutto dal desiderio di evasione dalla quotidianità, egli viaggerà dapprima con i mezzi più consueti, poi, come compimento di un climax che lo avrà portato ad uno stato psicologico di quasi esaltazione, intraprenderà un lunghissimo viaggio a piedi. Così come i ballerini delle milonghe improvvisano nuove movenze sulla camminata , il passo base del tango, Soldini trasporta il lettore di episodio in episodio, con destrezza stilistica, fino all'avventura limite, da San Julian (nell'estremo sud della Patagonia) a Buenos Aires. Arcasio, orfano sì del rassicurante Bar Confine, ma confrontato con un altro tipo di frontiera, quella della resistenza umana, si lancerà sulle tracce del misterioso avventuriero ticinese Ugo Maggi, che decenni prima munito solo di una botte come Diogene, percorse lo stesso tragitto.
Nonostante la materia corposa del libro – molti i personaggi, molti i luoghi, le vicende, le digressioni e gli aneddoti – Soldini riesce a coinvolgere senza affaticare, grazie anche al ritmo sincopato del suo raccontare. È curioso e notevole, l'uso fitto del corsivo, che evidenzia espressioni, frasi, parole straniere, oppure connotate vox populi , o ancora idiosincratiche, come a voler evidenziare che la lingua di un romanzo non è prodotto prefabbricato, ma, diremmo abusando nuovamente del parallelo con il ballo argentino, un assemblaggio di esperienze, di toponimi, di tempi e di voci.
Soldini, inoltre, quando scava nel ricordo, declina il motivo della nostalgia senza mai cadere nel rimpianto di un paradiso perduto, posando anzi uno sguardo ironico, al limite del canzonatorio, sul protagonista Arcasio, il quale non esiterà infatti ad affrontare di propria condizione di nostrano uomo senza qualità, né a lanciarsi incontro ai destini di coloro che, chi più chi meno, hanno avuto modo di partire , confrontandosi così al sentimento che rende vivo, concreto e struggente il senso del verbo tornare , volver , così caro ai parolieri del tango.
Roberta Deambrosi |