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Revue Viola

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  Revue Viola

 

Revue Viola

Jochen Gerz
democrazia e maieutica
A cura di Vito Calabretta

Robert Walser
Due prose
Traduzione di Mattia Mantovani

I sette volti di Carol Rama
A cura di Francesca Manzini

Eugène Guillevic
Euclidiennes, dieci poesie
Traduzione di Fabio Pusterla

 


Marija Cudina

Deserto, dieci poesie
Traduzione di Dubravko Pušek

Sergej Roic
La legge

Jean Soldini
Il taglio e la luce. L'incisione di Ubaldo Monico (1912-1983

  En bref et en français

Le traducteur, poète et journaliste tessinois Dubravko Pušek lance une nouvelle revue littéraire: le format est petit, mais le propos vaste. Viola se propose d'ouvrir ses pages uniquement à la création elle-même (peu ou pas de critique, et pas de travail d'information journalistique). Conformément aux amours de Pušek et à son réseau, Viola est centrée sur la poésie et largement tournée vers l'Europe de l'Est d'une part, le monde italophone d'autre part; mais son rédacteur, qui assume pleinement "sa" revue et ne compte pas en partager la responsabilité rédactionnelle, promet qu'elle sera ouverte sur la création du monde entier, Le numéro deux est annoncé pour le printemps 2007, mais le sommaire, lui, peut changer jusqu'à la dernière minute, pour conserver la possibilité d'agencer les textes et leur séquence avec sensibilité.

 

  Quattro domande a Dubravko Pušek (Yari Bernasconi)


Dubravko Pušek, nato a Zagabria, vive a Lugano da decenni e, oltre a essere poeta (ricordo l'ultima sua opera, Effetto Raman, Locarno, Dadò, 2001), svolge diverse attività culturali (tra le altre cose, traduce con dedizione diversi poeti croati). Cosa l'ha portata a pubblicare "Viola"? Come è nata l'idea di questa rivista, e cosa l'ha resa realizzabile?

Innanzi tutto, molto prosaicamente, una piccola somma che sono riuscito a mettere da parte. Poi la voglia di fare un qualcosa che non c'è nel panorama editoriale ticinese e soprattutto un qualcosa di totalmente mio: una sorta di diario delle mie frequentazioni e dei miei amori artistici, letterari, musicali, dedicando molto spazio al mio amatissimo e maltrattatissimo Est. L'idea risale al 1978 ed è rimasta nel cassetto per quasi trent'anni. Sono soprattutto i motivi finanziari ad averne bloccato l'uscita; non però la pubblicazione della collana "Laghi di Plitvice" che ha proposto per oltre vent'anni poesia e prosa italiana e croata. Tra le pubblicazioni vorrei ricordare i libretti di De Libero e Caproni, di Cergoly e Tentori, Ortese e Guidacci, Šop e Quien, Pfanova e A.B.Šimic. Poi, e questo riguarda in particolare l'area italofona, molti dei poeti e amici tra quelli pubblicati e quelli che stavo per pubblicare (Betocchi, Vigolo) ma sono morti. E ho ritenuto conclusa una stagione, non solo mia. Una nuova ho voluto aprirla con questa rivista che guarda al mondo con taglio leggero, ma con contenuti importanti.

La rivista contiene interventi di vario genere e non di carattere puramente letterario: un'intervista con Jochen Gerz, una traduzione di un classico della letteratura svizzera come Walser, un omaggio a Carol Rama, delle traduzioni poetiche da Eugène Guillevic e Marija Cudina, un inedito di Sergej Roic e un saggio su Ubaldo Monico. Quest'eterogenia non mi sembra casuale...

Infatti, non è casuale. Sono trent'anni che lavoro con pittori e musicisti e ritengo questo lavoro tutt'altro che complementare. La poesia è ben presente anche in questi ambiti, e un incontro in questo senso mi pare oggi imprescindibile. Ma lo ripeto, la rivista ha un taglio fortemente personale e autobiografico; qui ci sono le mie esperienze e le mie scelte per il presente, per il futuro, per il passato in funzione del futuro… La rivista vuole lavorare sulla contemporaneità e (brutta parola) sulla "creatività", dando spazio solo alla voce dei protagonisti delle arti. Infatti, come vede, non ci sono recensioni, la saggistica è ridotta all'osso (e nel primo numero riguarda un artista scomparso, Ubaldo Monico). In poche parole niente accademia e niente giornalismo. Questa è una rivista che vuole occuparsi solo di poesia, della poesia che si può cogliere nella realtà.

La sua rivista esce in un ambiente culturale che lei conosce molto bene, cioè quello non certo rilucente di un Ticino un po' periferia, un po' minoranza. In questa dimensione, cosa funziona e cosa non funziona, attualmente, nella Svizzera italiana?

Il discorso sarebbe lunghissimo e, forse, impopolare. Ad ogni modo quel che non funziona l'ha già accennato bene lei. La minoranza, la periferia da cui deriva la diffidenza verso tutto e tutti (soprattutto in questi tempi difficili e instabili) e anche una malcelata punta di xenofobia. Il fatto che il Ticino prenda a modello per tutto (a livello estetico, comportamentale, politico) il locale Ottocento mi sembra una cosa grottesca. C'è una malsana nostalgia per il "buon tempo antico" (per inciso, era buono per chi?) in cui la vita scorreva all'ombra del campanile, non c'erano forestieri, le dieci-quindici famiglie si spartivano tutto (come d'altronde avviene ancora oggi). Mi sembra di ricordare che il Ticino abbia conosciuto l'emigrazione, anche quella più dura, estrema, ma tende a dimenticarselo: in America latina, in Australia e, guarda guarda, nell'est europeo. Al proposito oggi (grazie anche alla nascita di certe formazioni politiche?) si sentono discorsi raccapriccianti… Sono situazioni che si colgono nel quotidiano, ma il passo dal trasportarle nella cultura è davvero breve… Ma, lo ripeto sempre, il mondo è grande e non ha gerarchie. Sono ugualmente importanti tutti… Per questo la rivista non dimenticherà nessuno: toccherà l'Est, l'Africa, i paesi arabi, l'Asia…

Quando uscirà il prossimo numero di "Viola"? Può fare qualche anticipazione?

Il prossimo numero uscirà nella primavera del 2007. Fino al momento di andare in macchina la pubblicazione può mutare contenuti proprio perché desidero che il "ritmo interno" e la leggerezza del primo numero siano mantenuti. Insomma, questo è il suo profilo e questo farà sì che nella rivista non potranno trovare spazio cose magari anche importanti. Presenterà un dossier di un notevolissimo artista ticinese residente a Lione, Fernando Baccalà, che opera sotto lo pseudonimo Bill Forrest. Per la poesia, se non sarà pronto il contributo dedicato all'Armenia, saranno presentati almeno due croati: il surrealista Radovan Ivšic, che vive a Parigi e che è stato sodale e amico di Breton, e Nikola Šop, tra i maggiori poeti del Novecento europeo, cui solo la prematura scomparsa di Wystan Hugh Auden, mentre stava traducendolo, ha impedito un vasto e indiscutibile riconoscimento internazionale. Ci saranno poi due poeti italiani: il romagnolo Gabriele Zani che sostengo fin dai suoi esordi, e quasi certamente Giampiero Neri che non ha bisogno di molte presentazioni, essendo una delle voci più belle della poesia contemporanea della penisola. Per la prosa: cinque racconti del serbo Dušan Velickovic, tradotti da Sergej Roic, che hanno sullo sfondo la recente guerra nei Balcani. L'intervista questa volta è dedicata alla musica, al compositore goriziano Fausto Romitelli, che Vito Calabretta aveva incontrato poco prima della sua prematura scomparsa avvenuta nel 2004.

Yari Bernasconi

 

  Revue de presse

Pagine aperte alla voce degli artisti

Chiediamo al poeta Pušek: perché una rivista, adesso? Con quali intenti e prospettive nasce questa iniziativa?

Non lo so… So benissimo invece che uscire con una rivista oggi, e per di più alle nostre latitudini, è perdita certa. D'altronde sono circa trent'anni che le riviste hanno scarsa incidenza (e scarso pubblico) nel mondo occidentale. Nel mondo orientale, e mi riferisco soprattutto all'Europa dell'est, il loro ruolo è stato importante fino all'inizio degli anni Novanta. Poi è accaduto quel che è accaduto e la cultura è stata sostituita da altro… Gli intenti, ad ogni modo, sono quelli di continuare il lavoro fatto con le edizioni dei "Laghi di Plitvice" […] e di ampliarlo andando a scoprire la poesia di paesi come l'Armenia, il Turkmenistan, l'Azerbaijan, la Mongolia… Non tanto per creare ponti e dialoghi con altri mondi e altre culture (sono favole smentite quotidianamente dai fatti: la realtà è che il mondo invece di aprirsi, si sta chiudendo sempre di più), quanto per mitigare un po' la nostalgia che ogni tanto mi prende per quelle terre...

Quali saranno impostazione, contenuti e anche grafica (lei lavora spesso con artisti, c'è una sorta di simbiosi con l'immagine che, penso, sia mantenuta anche in questo caso...)?

Innanzitutto sarà incentrata sul moderno, sul contemporaneo e avrà carattere internazionale. La rivista si occuperà soprattutto di letteratura e arte, privilegiando l'Europa centrale e orientale, ma toccando anche altre parti del mondo. Per dirla ripellinianamente, vorrei che fosse "un itinerario al meraviglioso". Naturalmente mi piacerebbe dare spazio ad altre discipline che mi interessano: dalla musica alla botanica alla filosofia. Vorrei che la rivista avesse una dinamica e un'agilità "da rotocalco" e nel contempo che non avesse nessun contatto con la scrittura giornalistica. E anche poco con quella accademica: più che un critico, per esempio, mi interessa far parlare lo scrittore, l'artista, il musicista; ritengo insomma più importante quello che hanno da dire del loro lavoro questi ultimi. […]
Dal punto di vista grafico sono molto soddisfatto anche in considerazione del fatto che si è sempre costretti a cercare il massimo risultato con il minimo dei mezzi; per una pubblicazione come una rivista poi è molto difficile ( non fosse che per i costi e tempi di lavorazione) creare la simbiosi con l'immagine. Ci saranno alcune immagini sì, ma sulla quantità dovrò decidere di volta in volta

A che tipo di lettore s'indirizza e che diffusione avrà, la pensa un po' carbonara, clandestina?

Una rivista che vuole avere al suo centro la poesia, la scrittura poetica, pur abbracciando altri ambiti, per i motivi già esposti prima, non può che essere un po' carbonara: vuole ( e deve? Dovrebbe avere?) avere un suo pubblico specifico.
Dopo aver più volte riletto il primo numero, studiato le sue sequenze - e sentito il parere di fidati amici - credo però di poter dire che la rivista risulta essere accessibile ad un pubblico decisamente vasto. Naturalmente ad una semplice ( e solita) condizione: che vi sia almeno la curiosità e la disponibilità a leggerla.

A cura di Manuela Camponovo
Giornale del Popolo
18.11.2006


 

Page créée le: 14.11.06
Dernière mise à jour le: 20.11.06

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