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Pierre Voélin

 


Et le voilà, vivant de peu, vivant de neige. Prié
de se soumettre, le sachant. Pour que s'aiguisent
encore ces débris de lames, de haches qui tournent
au secret du coeur.

Plus tard se partagera sa main aux écritures de
pierre et de verre.

 

 


Ma l’onta alle commessure del tempo!

Il bosco di faggi. Le piane a non finire.
La polvere delle ossa. Le piaghe.
E il freddo che accompagnava ogni
parola.

Ed eccolo, vivendo di poco, vivendo di neve.
Pregato di sottomettersi, sapendolo. Perché si
affilino ancora quelle schegge di lame, di asce che
girano nel segreto del cuore.
Più tardi si dividerà la sua mano tra scritture
di pietra e di vetro.

Tutto quello che fu lasciato per bere quel po’
d’acqua piovana... per abitare la faccia del silenzio.
Nell’impiombatura dell’ultimo poema, l’esilio infinito
dell’amore. Moltiplicato dalle gocce, il terrore, lo
sguardo perso.

Che seppe sempre tenersi contro il cielo, la
testa aperta, raggiunta lentamente dalla frana
delle rocce.
Scambi il viso ove sognare. La tua bocca
adesso: la segale acre, la rugiada, le fiamme.

L’altra faccia delle pietre, ravvivata. La marchi.
A tuo agio nel vento notturno. La tua memoria
insanguina.
Tu saprai tacere quando giungerà l’oscuro
snodamento.

Pierre VOELIN, Sur la mort brève,
ed. Castella, Albeuve,1984, pp. 33-38.

( Trad. di Grazia Bernasconi-Romano, Lugano 1994 )

 

Extrait de Sur la mort brève/La parole accompagnée Collection Poche/Poésie 10 © Editions Empreintes

Page créée le: 09.10.01
Dernière mise à jour le 09.10.01

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