Ma lonta alle commessure del tempo!
Il bosco di faggi. Le piane a non finire.
La polvere delle ossa. Le piaghe.
E il freddo che accompagnava ogni
parola.
Ed eccolo, vivendo di poco, vivendo di neve.
Pregato di sottomettersi, sapendolo. Perché si
affilino ancora quelle schegge di lame, di asce che
girano nel segreto del cuore.
Più tardi si dividerà la sua mano tra scritture
di pietra e di vetro.
Tutto quello che fu lasciato per bere quel po
dacqua piovana... per abitare la faccia del silenzio.
Nellimpiombatura dellultimo poema, lesilio infinito
dellamore. Moltiplicato dalle gocce, il terrore, lo
sguardo perso.
Che seppe sempre tenersi contro il cielo, la
testa aperta, raggiunta lentamente dalla frana
delle rocce.
Scambi il viso ove sognare. La tua bocca
adesso: la segale acre, la rugiada, le fiamme.
Laltra faccia delle pietre, ravvivata. La marchi.
A tuo agio nel vento notturno. La tua memoria
insanguina.
Tu saprai tacere quando giungerà loscuro
snodamento.
Pierre VOELIN, Sur la mort brève,
ed. Castella, Albeuve,1984, pp. 33-38.
( Trad. di Grazia Bernasconi-Romano, Lugano
1994 )
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