Il futuro della PGI, il presente dei dialetti, il passato degli artisti
Tre sono i centri d'interesse di questo numero: una riflessione sul futuro della PGI in occasione dei suoi novant'anni, l'illustrazione della ricchezza dei dialetti delle quattro valli, le testimonianze della vitalità delle attività artistiche nel Grigioni italiano durante il Ventesimo secolo.
Secondo la tradizione della nostra rivista, l'anniversario dei novant'anni della fondazione della PGI non costituisce un'occasione per nostalgiche rievocazioni del passato, ma, nel pieno rispetto dell'operato delle generazioni precedenti, dà spunto a riflessioni e suggerimenti rivolti al futuro. Quello della Consigliera federale grigionese Eveline Widmer-Schlumpf sottolinea l'arricchimento umano ed intellettuale che costituisce il plurilinguismo, sia nei Grigioni, sia in Svizzera, sia in Europa: la lingua non serve solo alla comunicazione, ma è veicolo di conoscenza, di cultura e in fin dei conti di umanità. Il suo augurio è che la PGI , essendo ascoltata nelle sue richieste, per il bene non solo della comunità grigionitaliana del Cantone o della minoranza italofona in Svizzera, ma per la diversità esistenziale del nostro Paese, possa esercitare sempre meglio la sua funzione. Anzi si augura che le richieste della PGI diventino in futuro “ sempre più una cosa ovvia” e conclude affermando che: “Vivere in un Cantone e in un Paese plurilingue costituisce un'opportunità unica per ogni suo abitante, ma allo stesso tempo costituisce un compito e un obbligo” L'attuale presidente della PGI, Sacha Zala, constatando che la Svizzera è una nazione singolare per il fatto che le culture diverse convivono “per atto di volontà”, considera che il Sodalizio contribuisce alla saldezza del Paese promuovendo la vitalità della minoranza italofona. Il suo futuro immediato consisterà nella partecipazione alla messa in atto delle nuove leggi federali e cantonali sulle lingue, e di conseguenza in un nuovo modo di lavorare con le istituzioni, grazie anche alla ristrutturazione messa in atto fin dal 2007. Due dei principali obiettivi saranno il rafforzamento dei media di lingua italiana nei Grigioni ed una maggiore presenza di rappresentanti della minoranza italofona nelle alte sfere dell'amministrazione federale. A più lungo termine, visto il calo sempre più notevole degli italofoni nei territori tradizionalmente di lingua italiana e il loro spostamento verso i grandi centri economici e amministrativi (Coira, Zurigo, Berna), occorrerà mettere in discussione il rigido principio di territorialità, per prevedere, nello spirito delle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, un maggiore sostegno alle minoranze linguistiche anche all'interno di cantoni di altre lingue, grazie per esempio, all'istituzione di scuole bilingui. Lo storico Hans Ulrich Jost, con l'apertura mentale e lo spirito propositivo che lo contraddistinguono, considera il futuro del Grigioni italiano e della PGI nella prospettiva più generale delle minoranze in Svizzera. Sebbene fin dall'Ottocento la Confederazione abbia tentato di trovare un equilibrio preservando i diritti delle minoranze con vari provvedimenti, i francofoni, gli italofono e i romanci hanno sempre più stentato a far sentire la loro voce in Parlamento e nelle decisioni del potere esecutivo: la loro minoranza infatti non è solo linguistica, ma è anche e soprattutto economica, mentre il peso della ricchezza della Svizzera germanofona, in particolare zurighese, è determinante in tutti i campi della politica federale. Due vie di affermazione delle minoranze cantonali percorse negli ultimi due secoli non sono immaginabili per il Grigioni italiano: né quella del mezzo cantone di Appenzello interno, che grazie ad un rappresentante in Consiglio nazionale ed uno nel Consiglio degli Stati ha due voce ufficiali e relativamente potenti per fare ascoltare i suoi diritti, né meno che mai quella del Giura francofono, che negli anni Settanta si è separato dal canton Berna per creare un cantone autonomo, dopo una difficile lotta d'indipendenza ed una lunga procedura costituzionale. Ma per rappresentare meglio le minoranze in Svizzera rimarrebbe, secondo lo studioso, la possibilità di creare un Consiglio svizzero delle regioni minoritarie. Potrebbe essere uno degli obiettivi della PGI?
Il secondo punto forte di questo numero è un dossier dedicato all'uso e alle caratteristiche del dialetto nelle quattro valli del Grigioni italiano. Come spiega Marco Tognola, lo spunto viene dato da un concorso di racconti in dialetto indetto negli ultimi due anni e rivolto principalmente ai giovani. I sette racconti, rappresentativi delle parlate della Calanca, della Mesolcina Alta e Bassa, della Valposchiavo sia di Brusio-Viano che di Poschiavo, e della Bregaglia Sopra e Sottoporta, rendono conto della varietà dialettale del Grigioni italiano e della vitalità del dialetto anche fra i giovani. Linda Grassi in una descrizione precisa e sintetica presenta un panorama scientifico delle peculiarità complessive e particolari dei dialetti delle quattro valli: è un documento che merita di rimanere nella biblioteca di ogni Grigione italiano ed di ogni dialettologo.
Il terzo punto forte è costituito da tre articoli che si riferiscono a vari prestigiosi artisti grigionesi. Il critico e storico dell'arte Stefano Crespi compie, in occasione della ristampa dei numeri monografici dei “Quaderni grigionitaliani” dedicati a Segantini, Alberto Giacometti e Varlin, un confronto fra le opere di tre artisti le cui opere, seppur molto diverse, sono legate a quella tensione che il critico ritiene fondamentale della terra grigionese fra legame al territorio e aspirazione all'infinito. Di Segantini, seguiamo il percorso da Savognin ( Savognino sotto la neve ) a Stampa, dove, accanto a Giovanni Segantini e Cuno Amiet, compone, nell'ultimo anno di vita. l'immenso Trittico della natura . Di Varlin, è pure evidente, secondo Crespi, l'iter creativo che va da Zurigo a Bondo, cioè “dal non luogo all'estrema pittura del corpo”, in cui “il pensiero si annulla” (secondo un'espressione di Vittorio Sgarbi)..Per Giacometti il legame con Stampa e la Bregaglia , dove l'artista tornava spesso da Parigi e dai suoi spostamenti, rappresenta ad ogni fase della sua opera “un fondo originario” o meglio ancora “un alfabeto”. Lo storico dell'arte Gian Casper Bott, coglie l'occasione di due mostre dedicate al padre Not, a Coira e a Poschiavo, per analizzare le caratteristiche delle sculture in particolare dell'ultimo periodo engadinese. In quegli anni Novanta, l'artista , attingendo al materiale locale (per lo più quello dei boschi sopra Pontresina) componeva opere di una ruvidezze e spigolosità che non invitavano più, come ad un tempo, ad accarezzare la materia; erano sculture che rappresentavano una sfida alla staticità spinta fino al paradosso. L'antologia di componimenti di Remo Fasani nella traduzione di Christian Viredaz, intitolata L'eternité de l'instant , permette ad Alberto Roncaccia di compiere una panoramica dell'evoluzione del poeta mesolcinese e di valutare la resa della versione francese.
Questa trilogia grigionese, viene completata, nella sezione “Antologia” da un componimento, tra prosa e poesia, tra narrazione biografica e lirica sociale, sul tema dello sciopero dei ferrovieri di Bellinzona, in cui Anna Maria Pianezzi Marcacci, autrice, tra l'altro, di poesie nel dialetto di San Vittore, si cimenta con il genere della poesia impegnata.
Jean-Jacques Marchand
Quaderni grigionitaliani Page créée le 29.01.09
Dernière mise à jour le 06.02.09
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