La prima scuola per scrittori e traduttori
letterari in Svizzera nascerà nel 2006: bilingue, con
sede a Bienne, non manca di stimolare polemiche ed entusiasmi.
Intervista con Marie Caffari e Daniel Rothenbühler, nominati
alla testa del progetto di Istituto.
Scrittori si nasce o si diventa?
di Francesco Biamonte e Pierre Lepori*
Aprirà
le sue porte nell'ottobre 2006 l'Istituto Letterario Svizzero
(ILS), con sede a Bienne. Concepito nell'ambito delle Scuole
Universitarie Professionali di Berna e Zurigo, fortemente
sostenuto dall'Associazione degli Autori (AdS) e dal Centro
di Traduzione Letteraria dell'Università di Losanna,
si tratterà di una vera e propria "scuola per
scrittori", la prima del nostro paese. Il Culturactif
ha incontrato Marie Caffari e Daniel Rothenbühler, che
sono stati nominati a capo del progetto.
Nel corso dei dibattiti che già
hanno caratterizzato il lancio dell'Istituto Letterario Svizzero,
alcuni hanno proposto che il nome della scuola non facesse
diretto riferimento alla letteratura, ma anzi allargasse il
campo d'insegnamento ai "mestieri dello scrivere",
addirittura ai "mestieri del libro". Quale sarà
il profilo della nuova scuola?
Marie Caffari: Cominciamo col
dire che l'appellativo "Istituto Letterario Svizzero"
è provvisorio. Aggiungiamo poi che l'ILS sarà
integrato nell'HEAB, vale a dire nella Scuola Universitaria
Professionale delle Arti di Berna. Andiamo dunque nella direzione
della scrittura o della traduzione letteraria, nel loro senso
creativo. Detto questo, è chiaro che lo studente si
avvicinerà in questo modo a tutte le attività
parallele alla scrittura. La lettura di testi di altri "scriventi"
(un termine che vogliamo distinguere da quello di "scrittore")
e il dibattito su di essi può formare anche futuri
critici letterari.
Daniel Rothenbühler: Una
delle idee centrali del nostro progetto è che non c'è
un singolo modo di scrivere, bensì una pluralità
di modelli. A centro della formazione ci sarà dunque
la scrittura in senso lato, con un'attenzione particolare
agli aspetti letterari o artistici. Ogni "scrivente"
deve però tener conto delle altre forme di scrittura
che esistono nella società. Una formazione di questo
genere deve preparare gli studenti ad altre professioni in
cui la scrittura riveste un ruolo centrale. Noi immaginiamo
una formazione che metta al centro il lavoro sul testo,
ma anche il lavoro con il testo. Un autore, oggi, non
ha solo bisogno di saper scrivere, ma anche di imparare a
difendere i propri testi, a farli leggere, pubblicare, criticare
o magari di farli mettere in scena. E sono tutte competenze
che si possono imparare.
M.C.: Il fatto che l'Istituto sia uno
dei dipartimenti della scuola d'arte implica chiaramente che
non ci troviamo nel campo dei "saperi" (di cui si
occupa l'Università), ma piuttosto in quello delle
competenze pratiche, del savoir-faire. Lo stretto legame
con l'HEAB offrirà numerose possibilità di collaborazione,
ad esempio con il Dipartimento di Teatro, o con quello di
Musica: si pensi solo alle competenze necessarie alla composizione
di un libretto d'opera.
D.R.: Per poter elaborare il
programma dei corsi dovremo in primo luogo chiederci quali
sono le competenze di cui deve essere fornito uno scrittore
al giorno d'oggi. Sono competenze multiple e in costante mutazione:
oggi l'autore non corrisponde più all'immagine che
di lui si aveva cinquant'anni fa!
Viviamo un momento di ristrettezze
economiche, con tagli nel settore culturale e la soppressione
di cattedre universitarie: la nascita dell'ILS sembra invece
in controtendenza. Come si spiega?
M.C.: Viviamo, in effetti, un
periodo congiunturale difficile. Ma, al di là delle
apparenze, credo che stiamo attraversando anche un periodo
di effervescenza, molto dinamico, in campo pedagogico: con
la nuova organizzazione delle Scuole Universitarie Professionali,
con gli accordi di Bologna per le università. Il mondo
dell'insegnamento è percorso da dibattiti e riflessioni
interessanti. Lo abbiamo percepito chiaramente discutendo
con i responsabili degli altri Istituti della SUP di Berna:
a dispetto della situazione economica, il momento è
propizio per tentare nuove esperienze.
Si tratterà di un istituto
bilingue, con sede a Bienne, dove si parla sia il tedesco
che il francese: questo significa che gli studenti saranno
chiamati a un'attività creativa anche al di fuori della
lingua materna?
M.C.: Non abbiamo ancora deciso
nel dettaglio come si articolerà questo bilinguismo.
Ma è chiaro che la capacità di esprimersi in
due lingue sarà uno dei requisiti d'accesso all'ILS.
In linea di principio varrà però l'idea che
ogni studente lavora, in ambito creativo, nella sua lingua
madre. Stiamo studiando altre opzioni: forse certi studenti
avranno voglia di provare a scrivere nella seconda lingua,
oppure vorranno mettere alla prova il loro bilinguismo; non
sono rare le persone, in Svizzera, educate in una lingua,
ma che in famiglia ne parlano un'altra (si pensi al rapporto
tra tedesco e svizzero tedesco). L'ILS sarà anche un
luogo aperto alla riflessione su tali questioni.
D.R.: Per noi è importante
l'apertura alla sperimentazione. Oggi la lingua è in
costante movimento. Lo vediamo bene in Svizzera, un paese
in cui le comunità linguistiche non sono più
compatte come un tempo. Anche la letteratura deve tener conto
di questi cambiamenti. Nel corso degli ultimi due secoli la
lingua è stata ancorata strettamente ai temi dell'identità
e dell'appartenenza, il che ha avuto un ruolo determinante
per la letteratura e il concetto stesso di "autore".
Non sappiamo dove ci porti l'attuale evoluzione, ma è
certo che la letteratura è implicata. Dal punto di
vista dell'ILS, queste sono aperture, possibilità,
non certo esigenze.
E le altre lingue nazionali?
D.R.: L'ILS non è una
scuola federale, come i politecnici, ed anche il finanziamento
è assicurato a livello cantonale. Non dobbiamo dimenticare,
tuttavia, che la perequazione finanziaria in ambito universitario
varrà anche per il nostro istituto: se ci saranno studenti
provenienti dai Grigioni (romancio e italiano) o dal Ticino
(italiano), essi porteranno dunque un contributo economico
dei rispettivi cantoni, spingendoci a integrare anche le altre
lingue nazionali nei nostri programmi. Vale la pena tuttavia
di sottolineare che si tratta di un istituto "svizzero"
ma non "nazionale".
Nel mondo dell'arte contemporanea
spesso la scuola funziona da garante dell'"essere artista":
un creatore entra nel circuito se ha ottenuto un diploma che
lo rende credibile. Non avete paura che accada lo stesso con
un istituto destinato a formare gli scrittori?
M.C.: Credo che le esperienze
sinora provate in Gran Bretagna o in America possano rassicurarci.
In questi paesi gli istituti letterari esistono da 25 anni
e gli autori continuano a nascere anche al di fuori delle
scuole.
D.R.: Bisogna tener presente
il fatto che l'ILS non è una scuola che "fa diventare
scrittori". Permette di fare altra cosa: oggi, un autore
dispone d'un insieme de competenze che non sono riconosciute.
Con l'ILS sarà possibile di offrire un riconoscimento,
anche in forma di diploma, a quelle competenze. Il che implica
anche che il mestiere dello scrittore ne uscirà valorizzato.
Adattamento italiano: LeCulturactifSuisse
* Questo articolo è pubblicato
nell'ambito della nostra collaborazione con il sito tri-lingue
www.culturactif.ch , dove è possibile leggere la versione
completa, in francese, dell'intervista.
Page créée le
14.04.05
Dernière mise à jour le 14.04.05
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