L'esordio letterario dell'autrice
romanda Joëlle Stagoll. Una brava scrittrice che inizia
a pubblicare (col botto) in età avanzata e diventa
un caso editoriale per la Svizzera Romanda. Ecco il poker
d'assi della Stagoll: quattro romanzi pubblicati in simultanea
che narrano esistenze difficili e momenti (troppo brevi) di
serenità.
Incontri di vite ai margini
di Pierre Lepori*
Una grande voglia d'invenzione narrativa
e un'empatia sempre dichiarata coi suoi personaggi (verrebbero
da fare i nomi di David Leavitt e Guillaume Le Touze); una
visione forte del mondo e del rapporto tra linguaggio e realtà;
strutture letterarie di grande varietà in un'unità
profonda di tono. Queste caratteristiche fanno dell'esordiente
Joëlle Stagoll un'autrice già dotata di una propria
voce, che merita la massima attenzione.
Nel primo dei suoi quattro romanzi
d'esordio (Par-dessus le toit), la narrazione è
condotta attraverso l'incrocio delle voci differenti, come
in un prisma; al centro stanno due personaggi di cui si tace
il nome: il rifugiato, con le sue ferite e i suoi crampi fisici
e mentali, chiuso in un'amnesia che gli impedisce di ricordare
la fine tragica della moglie; l'infermiera che si occupa di
lui, che piano piano entra nel suo mondo, diventa complice,
poi amica, infine amante. Il tema centrale è quello
del linguaggio, della nominazione necessaria all'esistenza
della vita, come nella scena in cui l'infermiera legge una
poesia al suo paziente, sciogliendo in lui il potente richiamo
della nominazione.
Akka, protagonista del secondo
romanzo eponimo è la ragazza senza memoria, trovata
deturpata in una discarica. Un uomo viene a cercarla, nella
speranza che sia lei la donna amata e persa. Si chiama François
ed è il nome a risvegliare la catena dei ricordi: Akka
ha amato un François, ma l'ha abbandonato per un secondo
uomo, estroverso ed egoista, che l'ha poi a sua volta abbandonata
e tradita con sua sorella, bimba dai riccioli da capretta.
Gioco di specchi e di possessioni che portano alla follia.
Nonostante Akka non sia la donna amata da François,
i loro rispettivi abbandoni si vengono incontro, assurdamente,
tenacemente, fino a un bellissimo amplesso ai margini di un
bosco, una pagina memorabile di questo libro, che non può
tuttavia che finire sulla separazione, perché due vuoti
che si incontrano non fanno un pieno. Un romanzo denso e folgorante.
Rira aux larmes è il
più pirandelliano dei quattro, complesso, affascinante
ma fors'anche meno compiuto. Come in un romanzo di Amélie
Nothomb si apre con una sfida-meccanismo: inizio brusco, seguito
da un lungo svolgimento sinuoso, affascinante per l'estrema
ambiguità, ancora una volta, in cui si dibattono i
personaggi, sempre pronti a inventarsi (per sé e per
l'altro) nuove identità. Il tema centrale, potente,
è ancora una volta quello dell'identità come
scelta narrativa: il riscatto d'amore nasce proprio da una
disperata cocciutaggine affabulatoria, come un inno al potere
della creazione: "chanter, dessiner, se parler, ça
aussi c'est lutter contre l'intolérable".
Per finire in bellezza, Stagoll si
offre un tuffo nell'invenzione metafisica con Dans le dos
du temps. Un'anziana attrice, prima di morire risale il
tempo, à rebour, con la segreta speranza di
poter medicare gli orrori di una vita segnata da una figlia
amata-abbandonata-partita; peccato che il tema del teatro
(centrale in tutta la tetralogia) non sia sfruttato fino in
fondo. Fresco d'ironia - che è certamente la nota più
promettente di quest'esordiente straordinaria - fino a metà,
il romanzo avrebbe certamente guadagnato in una maggiore discrezione
sui "grandi temi" (la vita che trionfa, la forza
dell'amore) Ma il personaggio di Jeanne, l'attrice, chiude
in bellezza una tetralogia segnata dal rovello dell'identità
personale e collettiva.
Il caso
editoriale. Un "poker" di romanzi in una mano
Tre domande agli editori di Joëlle
Stagoll (L'Hèbe edizioni, Grolley): entusiasti per
un'opera "che meritava l'urgenza di una pubblicazione
simultanea".
Perché avete deciso di pubblicare
i quattro romanzi di esordio di Joëlle Stagoll tutti
insieme, invece di proporli uno dopo l'altro?
Siamo stati conquistati dalla lettura
del primo manoscritto inviatoci. Abbiamo allora voluto incontrare
l'autrice e abbiamo scoperto che Joëlle Stagoll scriveva
da anni e aveva già terminato altri tre romanzi. Li
abbiamo letti e abbiamo riscontrato una tale unità
di stile e temi, una tale forza di scrittura, che abbiamo
osato lanciarci in una sfida un po' folle: pubblicare i quattro
testi tutti insieme, proponendo al lettore di scoprire l'universo
creativo di uno scrittore finora inedito. Lo abbiamo fatto
per un reale entusiasmo personale, al di là delle considerazioni
commerciali. Questi libri sono in effetti il frutto di un
grande lavoro di creazione letteraria, durato anni per l'autrice.
Un lavoro che meritava l'urgenza di una pubblicazione simultanea.
Oltretutto, questi romanzi, pur uniti dalle stesse preoccupazioni
e da temi ricorrenti - l'identità, la memoria, la ricerca
di sé - ci sembravano sufficientemente variegati, nello
svolgimento narrativo, per rispondere alle attese di un pubblico
molto differenziato.
Come si è svolta la vostra
collaborazione con Joëlle Stagoll?
Le Editions de l'Hèbe sono molto
"interventiste": prima della pubblicazione noi svolgiamo
un vero e propri lavoro di squadra con l'autore. Gli proponiamo
le nostre riflessioni e i nostri dubbi sul manoscritto: dalla
virgola da togliere, al paragrafo da rimaneggiare. Lo scrittore
resta, evidentemente, il capitano del suo vascello e le scelte
definitive gli competono. Il lavoro con Joëlle si è
svolto nel migliore dei modi. L'autrice è stata felice
di poter discutere con noi i suoi testi. Abbiamo avuto un
rapporti di ascolto reciproco molto arricchente, un vero piacere
per noi e per lei. In fondo questo tipo di scambio con lo
scrittore è l'aspetto più appassionante e gratificante
del lavoro di un editore.
Avete altri progetti, per l'avvenire,
con Joëlle Stagoll?
Le Editions de l'Hèbe non rivendicano
una propria "scuderia" di autori. E' certo importante
e interessante un lavoro comune che si sviluppa nel tempo.
Ma il nostro scopo è anche di lanciare gli scrittori,
di farli conoscere al pubblico. Non abbiamo dunque un progetto
preciso, per il futuro, con Joëlle. Continuiamo a seguire
la sua evoluzione letteraria e siamo a sua disposizione per
la pubblicazione. Ma l'importante è che la sua sensibilità
possa esprimersi in tutta libertà. Consideriamo che
il ruolo di un editore sia anzitutto quello di ascoltare la
voce dell'autore.
Adattamento italiano: Le Cultur@ctif Suisse
Articolo e intervista (in
francese), in versione integrale
http://www.culturactif.ch/livredumois/oct04stagoll.htm
Page créée le
04.11.04
Dernière mise à jour le 04.11.04
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