Ho incontrato per la prima volta
Colette Kowalski nel 1970 a Lione, in un'epoca in cui alle
università era diffusa una voglia febbrile di discutere,
politica e poesia si mescolavano audacemente e tutti sembravano
avere tempo in abbondanza per parlare e litigare. Colette
partecipava regolarmente agli incontri organizzati dal Goethe-Institut
in cui si presentavano le novità letterarie degli autori
di lingua tedesca. In quanto professoressa di tedesco in una
scuola francese voleva essere al corrente delle nuove tendenze
in campo letterario. Siamo presto diventati amici; Colette
era di una cordialità contagiante e possedeva un fascino
disarmante. Ogni tanto lei e suo marito mi invitavano a cena
a casa loro. In quelle occasioni ho imparato ad apprezzare
il modo di vivere francese e ho capito come vita borghese
e intellettuale potevano confluire in una fortezza di libri.
Avevo appena scoperto Chateaubriand, le Memorie d'oltretomba,
e non c'era lettrice più entusiasta di Colette di questo
libro così distante dall'attualità quotidiana
di allora. Occasionalmente facevamo qualcosa insieme: il fine
settimana una piccola gita d'arte con gli amici nella regione
del Beaujolais, o la sera uno spettacolo all'opera. Così
ho scoperto che l'arte e la musica l'appassionavano tanto
quanto la letteratura.
Successivamente la incontravo ogni tanto nella sua galleria
d'arte. Molte cose erano cambiate: Roger Kovalski - poeta,
maestro nell'arte di vivere, esteta - era morto prematuramente.
Colette aveva cominciato a pensare ad attività alternative
a quella scolastica, come l'attività di gallerista
e la traduzione, che la attiravano maggiormente rispetto all'insegnamento
a studenti non sempre interessati. Entrava nella sua vita
Hartmut Köhler, il romanista a cui era stata affidata
l'edizione e la traduzione in tedesco dei Cahiers di
Paul Valéry. Credo che il lavoro di traduttrice corrispondesse
molto meglio alle priorità della sua vita. E così
Colette è diventata una traduttrice molto competente
e sensibile di molti autori contemporanei. È stata
una mediatrice importante della letteratura contemporanea
di lingua tedesca soprattutto per le case editrici Zoé,
Gallimard e Le Seuil, traducendo dal tedesco al francese più
di 30 opere: da Botho Strauss e Thomas Hürlimann a Markus
Werner e Peter Weber. Soprattutto gli autori svizzeri devono
esserle grati per il suo lavoro di promozione nell'ambito
culturale francese. Le sue traduzioni hanno ottenuto numerosi
premi come ad esempio il Prix Gérard de Nerval,
il Prix Lipp o il Prix lémanique de traduction.
Ricordo con particolare piacere una
caratteristica di Colette: quando si sentiva felice e contenta
di sé e del mondo, canticchiava sottovoce, ad esempio
passeggiando per le strade di una città. Con lei si
poteva discorrere meravigliosamente di musica, il suo viso
sembrava illuminarsi ed era la prova di quanto profondamente
la musica - accanto agli altrettanto amati viaggi in Italia
- facesse parte della sua vita. Ora Colette ci ha lasciato,
in modo silenzioso e prematuramente. Se penso a lei, la vedo
e la sento passeggiare per una città dell'Italia del
sud canticchiando una melodia di Schumann o Fauré.
Traduzione: Walter Breitenmoser
L'hommage à Colette
Kowalski (allemand/français)
sur : http://www.culturactif.ch/alaune/kowalski.htm
Page créée le 04.07.06
Dernière mise à jour le 04.07.06
|