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Giornale del Popolo

  Colette Kowalski 1936-2006 (Iso Camartin)

Ho incontrato per la prima volta Colette Kowalski nel 1970 a Lione, in un'epoca in cui alle università era diffusa una voglia febbrile di discutere, politica e poesia si mescolavano audacemente e tutti sembravano avere tempo in abbondanza per parlare e litigare. Colette partecipava regolarmente agli incontri organizzati dal Goethe-Institut in cui si presentavano le novità letterarie degli autori di lingua tedesca. In quanto professoressa di tedesco in una scuola francese voleva essere al corrente delle nuove tendenze in campo letterario. Siamo presto diventati amici; Colette era di una cordialità contagiante e possedeva un fascino disarmante. Ogni tanto lei e suo marito mi invitavano a cena a casa loro. In quelle occasioni ho imparato ad apprezzare il modo di vivere francese e ho capito come vita borghese e intellettuale potevano confluire in una fortezza di libri. Avevo appena scoperto Chateaubriand, le Memorie d'oltretomba, e non c'era lettrice più entusiasta di Colette di questo libro così distante dall'attualità quotidiana di allora. Occasionalmente facevamo qualcosa insieme: il fine settimana una piccola gita d'arte con gli amici nella regione del Beaujolais, o la sera uno spettacolo all'opera. Così ho scoperto che l'arte e la musica l'appassionavano tanto quanto la letteratura.
Successivamente la incontravo ogni tanto nella sua galleria d'arte. Molte cose erano cambiate: Roger Kovalski - poeta, maestro nell'arte di vivere, esteta - era morto prematuramente. Colette aveva cominciato a pensare ad attività alternative a quella scolastica, come l'attività di gallerista e la traduzione, che la attiravano maggiormente rispetto all'insegnamento a studenti non sempre interessati. Entrava nella sua vita Hartmut Köhler, il romanista a cui era stata affidata l'edizione e la traduzione in tedesco dei Cahiers di Paul Valéry. Credo che il lavoro di traduttrice corrispondesse molto meglio alle priorità della sua vita. E così Colette è diventata una traduttrice molto competente e sensibile di molti autori contemporanei. È stata una mediatrice importante della letteratura contemporanea di lingua tedesca soprattutto per le case editrici Zoé, Gallimard e Le Seuil, traducendo dal tedesco al francese più di 30 opere: da Botho Strauss e Thomas Hürlimann a Markus Werner e Peter Weber. Soprattutto gli autori svizzeri devono esserle grati per il suo lavoro di promozione nell'ambito culturale francese. Le sue traduzioni hanno ottenuto numerosi premi come ad esempio il Prix Gérard de Nerval, il Prix Lipp o il Prix lémanique de traduction.

Ricordo con particolare piacere una caratteristica di Colette: quando si sentiva felice e contenta di sé e del mondo, canticchiava sottovoce, ad esempio passeggiando per le strade di una città. Con lei si poteva discorrere meravigliosamente di musica, il suo viso sembrava illuminarsi ed era la prova di quanto profondamente la musica - accanto agli altrettanto amati viaggi in Italia - facesse parte della sua vita. Ora Colette ci ha lasciato, in modo silenzioso e prematuramente. Se penso a lei, la vedo e la sento passeggiare per una città dell'Italia del sud canticchiando una melodia di Schumann o Fauré.

Traduzione: Walter Breitenmoser

L'hommage à Colette Kowalski (allemand/français) sur : http://www.culturactif.ch/alaune/kowalski.htm


Page créée le 04.07.06
Dernière mise à jour le 04.07.06

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