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Giornale del Popolo

  Irresistibile ascesa di Walser (di Francesco Biamonte)

Estratto di un'intervista con Peter Utz (professore di tedesco alla Facoltà di Lettere dell'Università di Losanna e specialista dell'opera di Robert Walser; nel 1998, da Suhrkamp, ha pubblicato Tanz auf den Rändern: Robert Walsers "Jetztzeitstil")

Negli ultimi anni, molte traduzioni in diverse lingue hanno dimostrato come il successo di Robert Walser non abbia smesso di crescere e di dilatarsi. Quest'affermazione a scoppio ritardato si sta verificando analogamente anche nel mondo germanofono? Perché Walser, scrittore complesso e lambiccato, è così apprezzato ai giorni nostri?

L'ascesa di Walser nel mondo germanofono - che deve una parte del suo slancio alla ripresa dell'edizione delle opere complete da Suhrkamp nel 1978 - è passata per diverse tappe: da autore segreto, riservato agli iniziati, è diventato scrittore di una certa notorietà, specialmente presso il pubblico letterario e accademico. Sono soprattutto i Microgrammi, la cui pubblicazione in sei volumi è stata completata nel 2000, ad aver conosciuto un seguito importante in questi ambienti [...]. La grande esposizione commemorativa, poi, che è stata inaugurata quest'estate a Francoforte - prima di passare a Berlino, Praga e Berna - ha avuto un'eco iniziale notevole. Pertanto, l'autore fatica a entrare nel canone dei grandi classici; solo l'anno scorso, per la prima volta, una nuova storia letteraria l'ha riconosciuto come voce importante e sintomatica della sua epoca. E il grande pubblico tedesco rischia ancora di confonderlo con lo scrittore contemporaneo Martin Walser - grande ammiratore di Robert, tra l'altro -, che fa tanto più parlare di sé.
Quanto alla questione della sua attualità, è impossibile dare una risposta semplice a un fenomeno che è perlappunto dovuto alla complessità di Walser. La sua scrittura, infatti, s'è accostata a tendenze a cui ci ha resi sensibili lo strutturalismo: la "morte dell'autore", la scomposizione del soggetto, la riflessività di qualsiasi narrazione [...]. Ma Walser non si riduce a quest'inquadratura strutturalista: ci consegna comunque dei paesaggi e dei personaggi indimenticabili, ci fa romanticamente fantasticare, ci immerge dentro a situazioni comiche e divertenti che ci riconsegnano il sorriso. Nondimeno, sa mantenere il suo segreto, si nasconde dietro al suo parlar franco: per questo, la sua leggenda - forgiata, in parte, da lui stesso - continua a renderlo affascinante agli occhi di qualsiasi nuovo lettore. E con la sua attitudine curiosa, di qualcuno che fa costantemente delle scoperte, anche nelle banalità più piatte, resta un autore da scoprire.

All'interno delle frontiere svizzere, ho l'impressione che, tra i letterati, Walser si è in qualche modo sostituito, a titolo postumo, a Frisch e Dürrenmatt (che conquistarono l'essenziale del loro successo da vivi) nel ruolo di figura di prua della letteratura elvetica del XXesimo secolo. Frisch e Dürrenmatt, però, sono sempre stati percepiti come autori vigorosamente politici, un'etichetta che non fa al caso di Walser... a prima vista.

Bisogna considerare il contesto ben diverso nel quale Walser svolge la sua attività: la posizione dell'intellectuel engagé, che sarebbe una coscienza morale della sua nazione, non gli conviene per niente. Nella sua epoca - quella della Prima Guerra mondiale e degli anni '20 -, politicamente molto agitata, ci sono delle voci rombanti che criticano la deriva della cultura, con tenori quali Oswald Spengler, Hugo von Hofmannsthal, Thomas Mann o Walter Rathenau. Nella loro ombra gigantesca, Walser si fa piccolo. Oltretutto, il genere del feuilleton giornalistico che pratica l'obbliga a trattenersi sui soggetti politici del giorno. In ogni caso, Walser non s'astiene completamente da questo discorso, e percepisce in maniera lucida le derive potenziali. Per esempio, fa prova di sottile ironia nei confronti della "maschera nazionale" che ogni svizzero porterebbe; davanti al nazionalismo tedesco, che vede prendere il sopravvento già negli anni '20, si dichiara risolutamente "europeo". Aldilà di tutti i programmi e le posizioni politiche, resta quindi in movimento costante, ed è questo che dà alla sua scrittura quella forza ripulsiva contro ogni ideologia - ancora un elemento attuale [...].

La recente popolarità di Walser ha potuto far dire a Paul Nizon, durante una conversazione informale, che "parlare di Walser oggi è come parlare di Guglielmo Tell", malgrado il suo carattere inafferrabile. Walser può essere vittima del suo successo?

Paul Nizon, che era uno dei primi della sua generazione a parlare di Walser e della sua attualità, oggi può sentirsi incalzato da un moto di riconoscenza che, in fondo, gli toglie il legame privilegiato che ha intrattenuto con questo autore. Ad ogni modo, non bisogna sovrastimare l'impatto attuale di Walser; un effetto di recupero non può certo fargli torto. E lo spazio che si dà a Walser non è preso a nessun altro. A Bienne, per esempio, sua città natale, si sarebbe potuto ribattezzare una piazza importante in suo onore, come la Place Centrale, o la Place Général-Guisan. Ma s'è preferito attribuirgli una nuova piazza, creata su un terrein vague a Ovest della stazione. Attendiamo dunque serenamente la fine di quest'anno commemorativo: un consigliere federale è annunciato sulla tomba di Walser per il 25 dicembre (ma, nel 1890, in occasione del decesso di Gottfried Keller, ad assistere alla cerimonia vi era il Consiglio federale in corpore...). La statua paradossale del poeta vagabondo non è ancora forgiata.

Traduzione: Yari Bernasconi

L'interview complète en français : http://www.culturactif.ch/invite/utz.htm


Page créée le 28.09.06
Dernière mise à jour le 28.09.06

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