Esce l'edizione definitiva
de L'aria dal basso, un piccolo classico
della letteratura ticinese, opera postuma dello
scrittore bleniese Sandro Beretta
Le pecore della Camminada,
le donne che raccontano di miserie, il pianto
inconsolabile della Melania, gli uomini che tirano
giù il fieno con la slitta, il Luigino
tornato dall'America, il cicalare fastidioso della
Ket, la Frasca con le ossa rotte, la Chiara morta
di freddo, le carezze di Fosco. Le creature narrate
da Sandro Beretta sono uomini, donne, animali
cresciuti nella povertà di una valle abbandonata
da Dio e forse persino dalla speranza. E' il mondo
della sua infanzia: "Un paese - scrisse -
dove gli uomini emigravano e le donne sgobbavano
sulla terra; dove i rapporti si limitavano allo
stretto essenziale per la vita: il cibo, il lavoro,
l'amore magari. E dove, più che altrove,
i sentimenti erano violenti, primitivi, senza
compromessi". C'è il mondo aspro delle
origini e c'è il duro mondo del lavoro
e dell'emigrazione italiana proletaria e contadina,
che l'autore chiamò "la mia seconda
scuola". L'uno e l'altro raccontati con pietà,
ma senza retorica, per rapide sequenze, per brevi
scorci, a volte per dialoghi serrati e per battute
fulminee. Con il ciglio sempre asciutto di chi
sa cogliere in ogni parola e in ogni gesto il
"senso fuggente della vita". Con una
voce capace di restituire i tanti discorsi vissuti
che si levano da un lontano microcosmo che ci
appare vivido e vicinissimo. |