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Mattia Cavadini

Nota biobibliografica - Bibliographie - L'ultimo giorno

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Rubrique Livre du mois
Sullo sfondo
Il poeta ammutolito


  Nota biobibliografica


Mattia Cavadini è nato nel 1970 a Sorengo e vive tra Lugano e la Valsolda (Italia). E’ autore di un romanzetto, Inganno turrito, edito da Casagrande nel 1995, che gli valse il premio Schiller. Nel 2001, con il racconto Lago, confluito poi nel libro Sullo sfondo. Cinque paesaggi, ha ottenuto il premio Hermann Ganz (della SSS, società svizzera degli scrittori). Dottorando in letteratura moderna e contemporanea, Cavadini è anche critico letterario. Suoi studi, dedicati alla letteratura italiana e francese del Novecento, sono apparsi su riviste e giornali. Ha pubblicato una monografia sull’opera di Giorgio Manganelli, La luce nera (Bompiani, Milano, 1997). Prossimamente, da Marcos y Marcos (Milano, marzo 2003), uscirà il saggio: Il poeta ammutolito. Letteratura senza io. Philippe Jaccottet e Fabio Pusterla..

 

  Bibliographie

Inganno turrito, Casagrande, Bellinzona, 1995.
 
La luce nera : teoria e prassi nella scrittura di Giorgio Manganelli, Bompiani, 1997
 
Sullo sfondo Cinque paesaggi, Manni, 2002
 
Il poeta ammutolito, Marcos y Marcos, 2004
 
L'ultimo giorno, Lecce, Manni, 2005.

 

  L'ultimo giorno

ISBN: 88-8176-626-4

L'ultimo giorno è una storia di affetti e di solitudine, di piccoli gesti e di rivelazioni. Racconta il fascino e il pericolo del sacro, la sua bellezza ed insostenibiltà per chi lo contempla: il tutto è espresso da tre punti di vista che si alternano come in un prisma. "La mia vita è essenzialmente questo: osservare la radura dalla grande finestra del piano alto. Un guardar fuori da distante. Scoprire nidi tra i giunchi, rose di natale, bucaneve. L'edera tremante, sempre verde, non vista. Cerco di rimanere vuoto e disponibile, tengo la porta aperta. Gli occhi sempre rivolti al cielo, perforati da una luce instabile, color di cenere. Continuo a sperare arrivi qualcosa di importante".

Mattia Cavadini, L'ultimo giorno, Lecce, Manni, 2005, 136 pp.

Non dirò che il libro di Mattia Cavadini, L'ultimo giorno, sia un libro che farà crescere la febbre di entusiasmo del lettore. Non dirò che incrementerà crisi depressive, mal-essere che, dicono, è in crescita. La faccenda è che Mattia Cavadini è inimicissimo del banale. Suppongo che tutto sopporti, compresa l'accusa di "non divertente", ma non quella di essere banale. Il Cavadini ha scritto un libro che si propone onestamente di descrivere, o rappresentare, una "crisi". Difficile dire che cosa significhi la parola "crisi". Svicoliamo. È libro diviso in cinque parti. In apertura di ogni parte, quasi in forma di salvagente, l'autore mette cinque "frasi" (surrogato di un intreccio che non c'è?) di autore. Che sono il poeta Mandel'stam, la Yourcenar, Nietzsche, Dante, un Geremia qui "versificato". Giunto alla fine del libro, dove la profezia di Geremia si avvera ("Papà è tornato") viene la tentazione di aggiungere una sesta citazione, da Montale, Le occasioni: "Nulla finisce, o tutto, se tu folgore / lasci la nube". Perché se il giovane Mattia Cavadini, intelligente lettore prima che scrittore, aveva preso una vera e propria "cotta" per l'estrosissimo Giorgio Manganelli (vedi La luce nera, Bompiani, 1997), ora pare che un possibile punto di riferimento possa essere proprio il Montale delle Occasioni, con il paesaggio apocalittico folgorato dalla folgore liberatrice-miracolo. […] Ma ossessivamente e pericolosamente dominante nel racconto è la natura. Sembra quasi, a volte, che l'autore abbia voluto fare la parodia, un d'après grottesco, ironico a non so quale pittore paesaggista fiducioso e incantato di quel che fa. Qui emerge l'insignificanza, certo male del vivere. Ne viene un racconto interessante sì ma poco piacevole. Una certa enfasi è già nel titolo: L'ultimo giorno.

Giovanni Orelli

23 giugno 2005


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Dernière mise à jour le 28.06.05

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