2006
Denton Welch / Voce da una nube
Collana «Scrittori»
Traduzione di Vanni Bianconi
anno 2006 - pp.274 - ISBN 8877134615
Maurice prepara un piccolo bagaglio, prende la bicicletta e pedala verso la campagna animato da una curiosità nevrastenica. Poi, il buio. Si risveglia su un prato, la sua vita è implosa. "Fissavo il cielo e non mi potevo muovere. Intorno a me tutto sembrava vacillare e sul punto di spezzarsi". Da quel momento vivrà nei letti d'ospedale; dovrà reimparare a camminare, ad accettare gli esseri umani, a rinunciare alla morte. "Non poter fare una cosa è come farla doppiamente in qualche altro modo", scrive Jakob von Gunten, un personaggio di Robert Walser per certi versi affine a Maurice. E difatti quest'ultimo trasforma il proprio impedimento fisico in un caleidoscopio interiore. Anche in preda agli accessi di febbre Maurice sa osservare il dolore e le contraddizioni dell'animo umano con lucidità, offrendoci alcune tra le pagine più profonde e toccanti mai scritte sulla vita d'ospedale, senza per questo rinunciare a sfrenate evasioni nei mondi raffinati e a tratti perversi della sua immaginazione. Ma alla fine è un atto d'amore che rende possibile la speranza e sottrae.
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Matteo Terzaghi / Il merito del linguaggio
Scrittura e conoscenza
Collana «Saggi»
anno 2006 - pp.118 - ISBN 8877134682
"In uno stile che stempera la densità del saggismo di ascendenza musiliana nella leggerezza cui aspirava l’ultimo Calvino, il volumetto allinea quindici capitoli che, creando un campo di tensione tra i due poli della filosofia e della letteratura, esamina da varie prospettive il tema di come il linguaggio descrive il mondo e, in particolare, di come la letteratura si fa dominio linguistico nel quale la realtà gode della possibilità di diventare vera per mezzo di una descrizione capace di mostrare l’inatteso".
Lorenzo De Carli, “Azione”, 17 arpile 2007
Che cosa vuol dire descrivere un oggetto? Che rapporto c’è tra osservare e descrivere? Che cosa descrivono gli storici, dato che non possono osservare direttamente gli oggetti delle loro ricerche? È possibile distinguere una buona descrizione da una cattiva descrizione, una descrizione che “rende giustizia” da una che “fa torto” al suo oggetto?
Con l’aiuto di due guide d’eccezione come il filosofo Nelson Goodman e Italo Calvino, Matteo Terzaghi sviluppa in questo saggio una riflessione sugli aspetti cognitivi ed etici della scrittura. Passando attraverso un confronto tra la petrografia scientifica e la ‘petrografia poetica’ di Francis Ponge, il discorso giunge infine a parlare di letteratura intesa, con Iosif Brodskij, come “il tradursi della percezione nel patrimonio ereditario del linguaggio”. Senza volerla sottrarre all’immaginazione e alla fantasia, la letteratura viene qui ricondotta in una posizione centrale del sapere umano.
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Vincenzo Todisco / Il suonatore di bandoneón
Collana «La Salamandra»
anno 2006 - pp.272 - ISBN 8877134712
Un romanzo picaresco, giocato sulla levità, sull’ironia e su continui colpi di scena che da un passato mitico catapultano il protagonista nella squallida e complicata vita di provincia.
Engadina anni Settanta. Pablo Flores, un ragazzino figlio di immigrati italiani in Svizzera, scopre per caso il fascino irresistibile del tango nei sotterranei del Grand Hotel, dove conosce Maria, una ragazzina baciata dal genio del ballo argentino. Sarà lei, con il giovane e irruente suonatore di bandoneón Alejandro, a introdurre Pablo nelle magie e nella ritualità del tango. Da questo incontro iniziatico prende il via una storia incredibile che da un piccolo villaggio romagnolo ci porta nel Sud America e poi di nuovo in Svizzera. Quando il protagonista adolescente dovrà lasciare l’Engadina e i suoi amici argentini, l’incanto sembra andare in frantumi. Ma a questo punto salta fuori dalla memoria un altro suonatore di bandoneón: l’avventuriero Ermanno Guidi, nonno di Pablo. Il quale, nel tentativo ostinato di diventare un divo del tango, deciderà di mettersi sulle tracce di Ermanno e del suo bandoneón. Questo viaggio verso le origini farà affiorare la vera personalità del nonno, il suo legame con Che Guevara e il suo anelito rivoluzionario.
Il suonatore di bandoneón è un romanzo picaresco, giocato sulla levità, sull’ironia e su continui colpi di scena che da un passato mitico catapultano il protagonista nella squallida e complicata vita di provincia accanto alla sua ex moglie Nadja e una piccola figlia, per farlo rimbalzare di nuovo verso un amore possibile e soprattutto verso il sogno di liberazione e di civiltà incarnato dal tango, vera e propria filosofia di vita. Un libro che sposa lo humour sentimentale e ribelle di Soriano e le invenzioni leggere di Baricco.
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Claudio Ferrata - Eugenio Turri / Il senso dell'ospitalità
Studi in omaggio a Eugenio Turri
Collana «Studi. Testi. Strumenti.»
anno 2006 - pp.160 - ISBN 887713478x
Sulla vita e il lavoro del grande geografo e viaggiatore italiano Eugenio Turri. Sguardi incrociati da cui emergono alcune costanti: il viaggio, il paesaggio, la metropoli, la fotografia e la narrazione.
“Per i geografi di lingua italiana iniziatisi al mestiere tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, e per quelli arrivati dopo, Eugenio Turri ha sempre e anzitutto significato libertà, cioè indipendenza dai vincoli accademici, dunque autonomia di giudizio e d’indirizzi di ricerca. Il che faceva di lui, proprio in quanto esterno rispetto alla corporazione, una delle figure più autorevoli, seguite e in qualche maniera invidiate: non vi era allora nessun altro, tanto meno tra coloro che provenivano come Eugenio da una formazione cartografica o naturalistica, in grado di mobilitare nel proprio discorso l’ampiezza dei riferimenti critico-umanistici (da Lévi-Strauss a Eco, da Edgar Morin a Cesare Brandi, da Merleau-Ponty a McLuhan a Elemire Zolla) che ad Eugenio riuscivano invece affini e congeniali, ma che il controllo disciplinare interno all’università provvedeva allora ad espungere accuratamente. Sicché prima e più di ogni altro sono allievi suoi, molti senza saperlo e comunque paradossalmente, tutti i giovani geografi che oggi mettono a frutto nelle diverse direzioni la piú grande libertà di linguaggio, procedendo a quel rinnovamento del discorso geografico e delle relazioni della geografia con gli altri saperi che fin dall’inizio ad Eugenio Turri più di ogni altra cosa è stato a cuore”. (Dalla quarta di copertina di Franco Farinelli, Università di Bologna)
Il volume raccoglie saggi di: Sophie Agata Ambrosie, Luca Bonardi, Federica Cavallo, Paolo Crivelli, Ruggero Crivelli, Claudio Ferrata, Gianni Hochkofler, Claude Raffestin, Tania Rossetto, Francesco Vallerani, Lucia Turri e Andrea Zanzotto.
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Giovanni Orelli / Da quaresime lontane
Collana «La Salamandra»
anno 2006 - pp.128 - ISBN 8877134542
Ironia e partecipazione al destino degli uomini nei racconti giocosi e divaganti di uno dei pochissimi eredi di Carlo Emilio Gadda.
Una maestra rievoca la vita di collegio e di povertà in un paese di montagna. Un becchino ha deciso di lasciare l'insegnamento per dedicarsi ai morti. Un uomo è ossessionato dall'incapacità di "impacchettare" le cose e i discorsi. Un diciassettenne aspirante giocatore di hockey ascolta i consigli dello zio Giuseppe a proposito di uno sport fondato non solo sulla tecnica ma sull'essere dotati di un "cuore di ferro". In una cascina sperduta la presenza di un diavolo-serpente semina il panico. Un musicante da balera decide di darsi al contrabbando. Un padre è alle prese con i propri figli proiettati verso la modernità e con i propri fantasmi che ritornano dal passato. Questi racconti prendono avvio da fatti minimi di una realtà locale, il paesaggio ticinese, tra montagne, paesi che sembrano abbandonati, luoghi fisicamente e psicologicamente impervi, per tessere pensieri, divagazioni, associazioni di immagini e di idee, richiami letterari, piccole biografie di personaggi non illustri. Tra comico e grottesco, tra lirica e sarcasmo, Giovanni Orelli crea raffinate architetture a spirale che quando sembrano allontanarsi dal fulcro primario della narrazione, vi ritornano sorprendentemente. Ironia, autoironia, leggerezza e divertissement concorrono a potenziare il senso di partecipazione al destino degli uomini, eternamente sospesi tra le proprie radici e un presente spesso difficile da decifrare. Per la sua capacità di interpretare, anche attraverso delicati intarsi di stile il "barocco" del mondo, non è improprio dire che Orelli è oggi uno dei pochi eredi del grande ingegner Carlo Emilio Gadda.
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Agota Kristof / Dove sei Mathias?
Collana «Alfabeti»
Traduzione di Maurizia Balmelli
anno 2006 - ISBN 8877134690
Un’irresistibile vertigine dalle voci lievi e taglienti, ironiche e tragiche di personaggi sospesi tra sogno e realtà, tra innocenza e allucinazione.
Nei due racconti di Dove sei Mathias? tornano le ossessioni di Agota Kristof: l’infanzia e la sua dolce e spietata lucidità in un mondo che le è ostile, la nostalgia di un luogo perduto, il senso di orfanità, l’inganno delle parole, il tradimento della realtà e la sospensione onirica. Giocato tra innocenza, ironia e una straordinaria levità, Line, il tempo è un dialogo teatrale tra un giovane uomo e una bambina innamorata che si incontreranno dopo dieci anni irrimediabilmente segnati, in modo diverso, dal tempo che è trascorso. Dove sei Mathias? è una sorta di terribile allucinazione che spiazza di continuo il lettore, trascinandolo nella stessa vertigine in cui si trovano le due giovani voci dialoganti. Sono fantasmi o personaggi in carne e ossa? O non sono forse la stessa persona?
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Pietro De Marchi / Replica
Collana «Versanti»
anno 2006 - pp.104 - ISBN 8877134704
In questo nuovo volume di versi (e di rapide prose), Pietro De Marchi ci offre con precisione geometrica e leggerezza di tratto lo smarrimento di una vertigine combinato con lo stupore ammirato di fronte ai colori della vita e del mondo. I volti, i paesaggi, le vicende che ci parlano di vite vere, di drammi e di gioie, tutti i particolari che compongono il vasto affresco della sua Replica svettano chiari e netti, pulsano di energia espressiva, di allegria persino; ma il quadro d’assieme che dovrebbe contenerli e ordinarli in un divenire sfuma e tende a scomparire, come se non fosse più possibile definirlo con precisione, come se le radici storiche e memoriali del mondo avessero subito una sorta di amputazione.
L’Angelo della Storia è distratto o assente, o è stato abbattuto da un cecchino; gli sopravvivono le storie individuali, i loro frammenti, che salgono dal tempo e dallo spazio e splendono lievi per un attimo prima di ricadere nel gorgo. Una bellezza, un’idea di bellezza disperatamente serena e condivisa aleggia in queste pagine, come il grande dipinto naturale del Resegone; ne sono messaggeri soprattutto i dispersi, gli errabondi, i nuovi nati e i vivi terminali; la sorreggono improvvisi ricordi, incontri casuali, sguardi imprevisti, scorci, giochi di parole. La replica di De Marchi sarà allora una riaffermazione dell’essere, del suo possibile splendore; ma, insieme, l’indizio di una minaccia, di un’inane fine della Storia che replica all’infinito le generazioni, azzerandole.
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Piero Chiara / Diario svizzero (1944-45)
Collana «La Salamandra»
anno 2006 - pp.240 - ISBN 8877134658
Condannato a quindici anni di reclusione per attività antifascista, Piero Chiara sul finire del ’43 decise di abbandonare Luino e di oltrepassare il confine svizzero. Aiutato da un amico e da una guardia, entrò sul suolo elvetico dalla Valle della Tresa il 23 gennaio 1944: “Sotto di me gorgogliava il fiume ancora notturno”. Comincia da qui il suo diario di esule, che durerà quasi un anno. Ospitato all’alba da una famiglia ticinese, raggiunse Lugano, dove lo aspettava un amico d’infanzia e dove per qualche giorno visse “di carità”, stupito di aver trovato un mondo “così fraterno come nelle favole incredibili”. Chiara, dopo lunghe trafile burocratiche, si troverà prigioniero in un campo di raccolta, poi bibliotecario e insegnante a Zugo. Farà ritorno in Italia alla fine del ’45. La “necessità di scrivere la vita”, che come annotò Domenico Porzio caratterizza tutta l’opera di Piero Chiara, è vivissima in questo taccuino inedito, dove lo scrittore registra puntualmente, giorno dopo giorno, le piccole vicende quotidiane, i lavori, la miseria, i rapporti con i compagni di sventura, le attese angosciose, gli umori, i sogni e le speranze, il paesaggio naturale e umano che gli sta intorno. Tra le notizie che arrivavano confuse dall’Italia, il presagio di una liberazione che sembrava non arrivare mai, la malinconia dei ricordi, Piero Chiara rivelava già, in questo diario, le qualità del narratore straordinario di una piccola umanità, diseredata eppure sempre vitale: un narratore capace di cogliere con precisione e con pietà il dramma imposto dalla Storia, ma anche i più sottili risvolti ironici e comici presenti persino nella più cupa tragedia.
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Fabio Beltraminelli / Del modo di insegnar presiedendo senza campanello
Studi in ricordo di Giulia Gianella
Collana «Studi. Testi. Strumenti.»
anno 2006 - pp.216 - ISBN 8877134577
Questa miscellanea dedicata alla memoria di Giulia Gianella raccoglie dodici contributi di eminenti studiosi che, in tempi diversi, hanno voluto riaffermare la loro amicizia dedicandole un saggio.
Gli argomenti trattati riflettono, nella loro diversità, i vari interessi coltivati e trasmessi da Giulia Gianella nella sua pratica di insegnante di storia della lingua e letteratura italiana al liceo di Bellinzona. Nel volume, alle considerazioni di Luca Danzi relative all’Indovinello veronese, si affiancano quelle di Sandro Bianconi su uno statuto trecentesco di una confraternita laica toscana; l’itinerario prosegue con l’intervento di Aldo Menichetti sul Teseida, opera giovanile del Boccaccio, e con l’indagine condotta da Ottavio Besomi sulla storia d’amore di Pamphilia, la protagonista che dà il titolo ad un manoscritto anonimo di età rinascimentale; si approda poi in casa Bembo con la lezione di Massimo Danzi, mentre a Machiavelli sono dedicati i saggi di Carlo Dionisotti e Luigi Firpo; infine, i contributi rivolti al Novecento, che si concentrano su uno xenion montaliano, rivisitato da Giorgio Orelli, su una prosa giovanile di Felice Filippini, indagata da Guido Pedrojetta, e su una disamina della preghiera nelle sue forme tra lingua e dialetto ad opera di Giovanni Pozzi.
I rimanenti due testi, firmati da Romano Broggini e Alessandro Martini, ricordano invece la collega e amica rievocando i suoi anni di studio all’Università di Friburgo, soffermandosi in particolare sui suoi rapporti con i ‘maestri’ Giovanni Pozzi e Carlo Dionisotti.
Page créée le 27.03.08
Dernière mise à jour le 27.03.08
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