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Edizioni Casagrande

6500 Bellinzona, Svizzera
via dell Bramantino, 3
telefono +41(0)91-820 01 01
telefax +41(0)91-825 18 74
edizioni@casagrande-online.ch
http://www.edizionicasagrande.com


  Pierre Lepori / Grisù

ISBN 978-88-7713-480-6

Samuel ha ventitré anni, è in prigione, ha appiccato sette incendi: gira in tondo nella sua cella e osserva la neve che cade incessantemente, risponde alle domande degli psicologi, degli avvocati. Nel suo passato, un vuoto di parole e le ragioni come un muro bianco. Fuori c'è Carlo che, dopo aver perso tutto in uno degli incendi, inizia a scrivere a Samuel lunghe lettere, vorrebbe capire il suo gesto ma finisce per raccontargli la propria vita, forse intravedendo in lui il figlio che non ha saputo accettare e di cui ora inizia a sentire la mancanza. Mentre il mondo si mostra attraverso le sue catastrofi - eruzioni, cicloni, gli incendi - tra chi brucia e chi è bruciato si instaura un dialogo che, tra silenzi e improvvise accelerazioni, coinvolge il lettore in una struggente riflessione sull'omosessualità, la colpa e il perdono.

 
  Sandro Bianconi / Lingue di frontiera. Una storia linguistica della Svizzera italiana dal Medioevo al 2000



ISBN 8877133511


"Nelle sue pagine seguiamo la vicenda di un paese stretto, ma aperto su orizzonti vastissimi, un vero laboratorio di contatti e confronti ad apertura europea, nel tempo e nello spazio. Il gioco dei rapporti tra parlata locale, lingua della scuola, lingue dei paesi d'emigrazione si è svolto nella costrizione di un sistema mobile di frontiere. [...] È una storia lunghissima, drammaticamente aperta su tutti i conflitti del passato recente e dell'oggi". Adriano Prosperi, "Corriere della Sera"

La linguistica storica ha sempre mostrato un grande interesse per le zone di confine e, in generale, per tutte quelle situazioni che favoriscono lo scarto dalla norma, che producono "anomalie", lasciando così intravedere più chiaramente che altrove gli "ingranaggi sociali" del linguaggio. Sandro Bianconi individua le radici remote delle importanti differenze tra le realtà sociolinguistiche delle regioni prealpine, e ne illustra l'evoluzione attraverso i secoli, assumendo come criterio e ipotesi esplicativa di fondo la frontiera e le dinamiche socio-economiche-culturali ad essa collegate: nella fattispecie la contiguità con il mondo tedesco e il ruolo dei flussi migratori, dapprima verso la Toscana e poi verso l'Europa intera.


Tra i capitoli più rilevanti, si possono annoverare quelli dedicati alle varie modalità del processo di italianizzazione e alfabetizzazione sociale tra Cinquecento e Ottocento, in cui si illustrano gli aspetti qualificanti della variazione con l'analisi delle scritture degli incolti, dei semicolti, dei colti, e con una serie di ritratti di figure e situazioni emblematiche. Di rilievo anche la parte dedicata al Novecento (si pensi all'immigrazione italiana in Svizzera, specie negli anni Sessanta e Settanta) e ai decenni più recenti, sotto il segno della UE e della globalizzazione.

Sandro Bianconi , Lingue di frontiera. Una storia linguistica della Svizzera italiana dal Medioevo al 2000, Edizioni Casagrande, 2001, pp.222 (2.a edizione 2005).

 

  Giuliano Scabia / Il tremito Che cos'è la poesia?



ISBN 8877134526


""Saluto qui Iosif Brodskij per aver scritto: "La patria del poeta è la sua lingua". L'esperimento è sempre con lei, la lingua, paterna e materna, combattimento con lei, avventura con lei, per cercarla e trovarla nel soffio del corpo voce".

"Giuliano Scabia è uno dei pochi, forse l'unico scrittore mitico in circolazione (...) La storia di Giuliano Scabia per raccontarla tutta ci vorrebbe un intero libro o un lungo documentario, ed è una delle storie più belle e sconosciute non solo del teatro e della poesia, ma anche del romanzo e della narrazione" Marco Belpoliti

In questo breve libro, Giuliano Scabia, scrittore, filosofo, teatrante e gran camminatore, racconta i suoi esperimenti alla ricerca della voce della poesia, del teatro, della musica. Una voce che nasce dalla grazia, dal gioco, dalla cura d'amore: grazia che è anche purificazione, è la gioia del bambino, è il respiro del feto nel ventre materno, è ascolto prima che parola, è la fessura da cui si intravedono altri mondi, è il nido nascosto che conserva un racconto. La poesia è, per Scabia, un infaticabile viaggio a piedi per i luoghi impervi della terra e dell'immaginazione alla ricerca delle forme primarie della parola che, con un tremito, si fa corpo.


È un camminare per sentieri e per foreste, sulle tracce di san Francesco e di Collodi, di Nievo e di Rigoni Stern, di Borges e di Zanzotto, di Meneghello e di Tarkovskij. Questo libro, quasi provocatoriamente inattuale, ci parla, con confidenza fraterna e con una sapienza che sembra venire da lontano, della poesia che è dentro di noi, dentro il nostro essere bambini, animali e piante.

Il tremito Che cos'è la poesia?, Edizioni Casagrande, 2006, pp.96

 

  Daniele Garbuglia / Home



ISBN 8877134593


Un romanzo tenero e misterioso, montato come un video-clip, tra ansia di nuovo e delusioni esistenziali. I "destini incrociati" di vite che si sfiorano senza in apparenza incontrarsi mai. Al centro della storia una casa minimalista in cemento e vetro - con grandi finestre che sembrano schermi dove scorrono immagini della città, sogni, allucinazioni - e una giovane coppia desiderosa di avere un figlio.

"Non so perché ma da sempre la scrittura di Daniele Garbuglia suscita in me immagini "fuori luogo", che cioè non corrispondono esattamente al primo significato che emerge dalla lettura. Questo libro, per esempio, inizia con l'immagine di un pallone di cuoio che sale alto in cielo, colpito da una vigorosa pedata. Si vede qualcosa, "da lassù", case, lampioni ed altro, e sembra normale. Ma normale non è. Credo stia proprio qui, il possibile equivoco. Garbuglia non è uno scrittore di fiabe - se non vogliamo considerare fiabe i quadri di Chagall, o i racconti di Singer. La letteratura yiddish è l'immagine "fuori luogo" di cui parlavo. C'è qualcosa di misterioso, nella pagina di Garbuglia, anche se parla di un pallone di cuoio. Una casa che è soltanto un cantiere e un eccentrico disegno d'architetto è anche la casa vera e propria, e da una finestra si affaccerà la donna che ci vive.


Scene, quadri, frammenti, in rapida ma distorta successione temporale. Volendo, si possono leggere i capitoli di questo libro come racconti. Si possono sfogliare come acqueforti, incise con precisione ma con segno leggero".
Claudio Piersanti

Daniele Garbuglia, Home, Edizioni Casagrande, 2006

 

  Markus Werner / A presto


Markus Werner - A presto

ISBN 887713447x

 


Improvvisamente, durante un soggiorno in Tunisia, Lorenz Hatt ha una vertigine. Viene ricoverato e scopre che la sua vita è appesa a un filo: il suo cuore può cedere da un momento all'altro in modo irreparabile. Riesce a tornare a casa, e mentre l'attesa di un cuore sano per il trapianto si trasforma in condizione esistenziale, il filo della speranza si identifica sempre più con quello del racconto: all'auto-auscultazione del cuore malato si alterna così la storia di un matrimonio improvvisato, prima felice e poi finito tragicamente, ma anche lo slancio fantastico rappresentato dalla fiaba di un re malato e di una fanciulla che si sacrifica per lui. Il tutto si risolverà in maniera imprevedibile per il lettore e forse per il protagonista stesso. Markus Werner sa calibrare alla perfezione senso del tragico e ironia, dolore e tenerezza, intensità emotiva e disincanto. Pur affrontando argomenti universali quali la morte, il dolore, la nostalgia, l'amore, la sua prosa non conosce cadute nel cinismo né tanto meno nel patetico. Il dono di Werner è quello di saper coniugare la profondità psicologica, l'analisi puntuale e quasi scientifica di stati d'animo e di sensazioni con uno sguardo lieve sulle cose e con toni tra il divertito e il beffardo capaci di strappare un sorriso nonostante l'incandescenza della materia narrata.

Markus Werner , A presto, Traduzione di Daniela Idra, Bellinzona, Casagrande, 2006 - pp.208

  Hugo Loetscher / Il Mondo dei Miracoli



ISBN 88-7713-4607


"Storie incredibili, ma quali altre storie dovrebbero succedere in un mondo dei miracoli come il nostro se non storie talmente incredibili che i signori dei giornali non le riportano mai, perché ci tengono al posto fisso". Viaggio in un mondo di miseria e rassegnazione, di fantasia miracolosa e tradizioni ancestrali, di esistenze stupefacenti e riti salvifici. Con una guida-bambina: Fatima. Nordest del Brasile, stato del Cearà, città di Canindé, villaggio famoso per i suoi miracoli. Uno straniero scende dalla corriera. Ha un bagaglio leggero, non si fermerà a lungo. Sa che qui i morti non vengono sepolti nella cassa, ma nell'amaca in cui hanno dormito tutte le notti della loro vita. Forse gli capiterà di assistere a un funerale, è venuto per questo. Ma il viaggio gli riserva ben altro, il corteo funebre in cui si imbatte non è quello che si aspettava. In una cassetta bianca appoggiata sul marciapiede giace una bambina, i parenti posano per l'ultima fotografia. Da questo incontro prende avvio il viaggio reale e immaginario dello straniero che aiuta la piccola Fatima a uscire dalla bara per accompagnarla lungo il percorso della sua vita non vissuta: "Comunque fossero passati gli anni, anni buoni e anni cattivi, questo tu saresti certamente diventata, Fatima, una portatrice d'acqua. Una di quelle che si incontrano nel nordest. Lungo i fossi a lato delle strade e all'orizzonte, nei sobborghi e per le colline".


Hugo Loetscher si addentra in un mondo di miseria e rassegnazione, di fantasia miracolosa e tradizioni ancestrali, di esistenze stupefacenti e riti salvifici. Un mondo dove Dio è uno del piano di sopra, dove gli acrobati del circo scendono dai cartelloni pubblicitari e si esibiscono davanti agli occhi sgranati dei bambini, dove i briganti più crudeli sono amici del popolo e rubano ai ricchi per dare ai poveri, dove gli alberi hanno tali qualità che bisognerebbe eleggerli in parlamento. Una fantasmagoria i cui protagonisti possono anche chiamarsi Inondazione o Siccità. Lo straniero osserva, ascolta e non si stanca di seguire la sua guida-bambina, fino al momento di riconsegnarla alla terra.

Hugo Loetscher, Il mondo dei miracoli, Un incontro brasiliano, Traduzione di Gabriella de'Grandi, Collana "Scrittori", pp. 178, Casagrande, 2006.

 

  Oscar Peer / Il Ritorno



ISBN 88-7713-442-9


Un uomo che ha perso tutto ma non il desiderio di riscattarsi.
Una comunità di montagna incapace di perdonare.
Una presenza misteriosa nella solitudine del bosco.
Simon torna al paese dopo tre anni di prigione, scontati per una vicenda mai veramente chiarita. Non è più giovane e ha perso tutto quello che aveva: la moglie, il figlio, la casa. I compaesani lo accolgono con diffidenza e ostilità. Nella sfida per riappropriarsi dell'uomo che era, Simon può contare soltanto sull'amicizia di un bambino, Otto, e sulla solidarietà di una giovane donna straniera. Per riconquistare la propria dignità, il vecchio Simon accetta di intraprendere un'impresa titanica: il taglio del bosco nel luogo più impervio della valle. Nel suo rifugio, una capanna abbandonata, in una solitudine quasi assoluta, tornano i ricordi e insieme ai ricordi affiora la speranza di una felicità possibile. Ma le sue umane aspirazioni devono fare i conti con le asperità della montagna. Unico testimone della dura lotta di Simon con la natura e con un inverno implacabile, sarà un personaggio misterioso, figura muta e inquietante, che appare e scompare senza lasciare traccia di sé. Da dove viene? È un alleato o un avversario? Un angelo salvatore o un essere diabolico? Ma soprattutto, è un'ombra o una presenza fisica?


Nel romanzo di Oscar Peer, scrittore di lingua romancia, si affrontano le forze del bene e le forze del male, la natura e la cultura, l'innocenza e la colpa, il destino e il desiderio di un riscatto. Il ritorno è un piccolo capolavoro che, come le migliori favole, mette in campo le domande primarie dell'uomo.

Oscar Peer, Il ritorno, Traduzione dal romancio di Marcella Palmara-Pult, Bellinzona, Casagrande, 2006, Collana "Scrittori", pp. 128

 

  Friedrich Dürrenmatt / Una partita a scacchi con Albert Einstein



ISBN 88-7713-429-1

 


A cento anni dalla prima formulazione della Teoria della relatività, nell'Anno della fisica, le Edizioni Casagrande propongono un saggio di Dürrenmatt su Albert Einstein inedito in italiano. Un genio della letteratura gioca a scacchi con un genio della fisica. "La genialità di Einstein sta nel fatto che rifletteva a lungo sulle cose apparentemente più quotidiane. D'un tratto tornava a interrogarsi: Che cos'è lo spazio? Che cos'è il tempo?" Friedrich Dürrenmatt

"Solo un virtuoso può mettere in luce le doti migliori di un maestro, e per tenergli testa in questa meravigliosa, torrenziale conferenza l'unico scrittore del Novecento altrettanto geniale quando parla di uomini, di fisica o reinventa i miti di Edipo e del Minotauro ricorre al proprio cavallo di battaglia: la teologia". A. Casalegno, Il Sole 24 Ore

Di Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), Casagrande ha pubblicato Il pensionato (2000), La Valletta dell'Eremo (2002), la Corrispondenza con Max Frisch (2001), Le scintille del pensiero (2003) e il catalogo Dipinti e disegni, che presenta l'opera grafica dello scrittore insieme ad alcuni suoi scritti inediti (2003).

Friedrich Dürrenmatt, Una partita a scacchi con Albert Einstein, traduzione di Andrea Michler, pp. 60.

 

  Erminio Ferrari / Fransè



ISBN 88-7713-422-4


Fransè, un anziano scrittore, ha lasciato il suo mare della riviera di Ponente per trasferirsi in una villa sul Lago Maggiore. La sua vita stanca è ormai tutta raccolta nella memoria e nell'amicizia per Hamar, un giovane immigrato nordafricano, e per un abitante del luogo. Nel fluire del tempo estremo e dei pensieri, Fransè è osservatore casuale di un misterioso traffico notturno di persone e forse di droga verso la montagna. Nei suoi occhi e nelle sue parole c'è la partecipazione dolorosa a un mondo che si avvia, senza possibilità di ritorno verso la violenza e la tragedia. E la tragedia arriverà con uno sparo partito da una barca. Fransè morirà in quel preciso momento portandosi con sé i suoi silenzi, il suo passato, le sue nostalgie. Fransè è anche un romanzo di indagine condotta a posteriori, per rapidi flashback, su quel che è accaduto. Un romanzo sulla colpa e sull'innocenza, sul paesaggio violato, sul tradimento della storia, sulle macerie di un presente che, come dice lo stesso Fransè, "ci investe e ci incanta". Ispirandosi, sin dal nome e dal carattere del suo protagonista, alla scrittura sospesa e allusiva di Francesco Biamonti, la cui personalità affiora grazie anche a precisi riferimenti alla sua biografia e ai suoi luoghi, Erminio Ferrari costruisce un racconto teso che si sviluppa su vari piani temporali alternati alle voci di dialoghi ridotti all'osso ma dalla straordinaria forza evocativa.


Erminio Ferrari, giornalista e scrittore, è nato a Cannobio, sul Lago Maggiore, nel 1959. Tra i suoi libri ricordiamo i saggi narrativi In Valgranda (Tararà 1996) e Contrabbandieri (Tararà 1997), i racconti di Porporì (Tararà 1999) e il romanzo Passavano di là (Casagrande 2002).

Erminio Ferrari, Fransè, Bellinzona, Casagrande, 2005, pp. 163.

 

  Massimo Daviddi / L'oblio sotto la pianta



ISBN 88-7713-421-6


Il barone di Münchausen che cerca di emerge da una trappola di fango tirandosi su per i suoi stessi capelli: è questa l'immagine proposta da Giovanni Orelli nella prefazione per riassumere la nuova raccolta di poesie di Massimo Daviddi. Poesie in versi, ma soprattutto poesie in prosa, ovvero brevi, folgoranti "prose ritmate".

I fili che legano questi testi sono quelli eterni dell'amore e della pietas per chi soffre, cui si aggiunge un bisogno quasi ossessivo di interrogare il male, la malattia, di scavare con le unghie nella terra per disseppellirne il senso, le ragioni profonde. Il che non significa allontanarsi né dalla vita di tutti i giorni né dalla Storia.

BALCANI

Avevi vicino una bambina slava; no, dicevi fosse una puttana,
quasi col collare trapuntato sulla carne, attenta al respiro
del gendarme.


Massimo Daviddi, nato a Firenze nel 1954, vive fra Mendrisio, Chiasso, Milano. Si occupa da tempo di formazione degli adulti in ambito organizzativo, accompagnando persone e gruppi nelle loro riflessioni umane e professionali. Attualmente è responsabile per il Comune di Chiasso del progetto, "Chiasso, culture in movimento". Nel 2000 ha pubblicato la raccolta poetica Zoo Persone, con una prefazione di Fabio Pusterla (Edizioni Ulivo).

Massimo Daviddi, L'oblio sotto la pianta, prefazione di Giovanni Orelli, Bellinzona, Casagrande, 2005

 

  Claudia Patocchi Pusterla (cur.) / Liberi tutti! Storie sottobanco



ISBN 88-7713-417-8

 


Questo libro è almeno due cose. Prima di tutto è una raccolta di storie vere o comunque marcatamente autobiografiche, scritte, con sorprendente felicità espressiva, da dieci "scrittori per caso" tra i 17 e i 20 anni, i quali ci aprono le porte di un mondo che chi non appartiene alla loro generazione spesso non conosce. In questo senso, è un libro da leggere, letteralmente, come un romanzo, un romanzo corale, o come una raccolta di racconti, iniziando dal titolo più intrigante e lasciandosi poi guidare dal filo dei propri interessi. Nello stesso tempo, però, questo libro è anche la testimonianza di un'esperienza didattica fuori dal comune che non potrà non incuriosire chi lavora nella scuola o è alla ricerca di chiavi d'accesso e di comprensione verso le generazioni più giovani. È una riflessione su ciò che la scuola è o potrebbe essere, sul ruolo della scrittura, della narrazione e dell'ascolto nella formazione delle persone, a cavallo tra adolescenza e età adulta ma non solo.

La curatrice Claudia Patocchi Pusterla si è laureata presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Pavia nel 1981, attualmente insegna letteratura italiana presso la Scuola specializzata per le professioni sanitarie e sociali di Canobbio. Accanto all'insegnamento si è occupata di dialettologia, sociolinguistica e letteratura.

Claudia Patocchi Pusterla (cur.), Liberi tutti! Storie sottobanco. Scrivere e raccontare a scuola,
Collana Saggi, Bellinzona, Casagrande, 2005, pp. 333

 

  Agota Kristof / L'analfabeta - Racconto autobiografico


ISBN 88-7716-426-7


Traduzione di Letizia Bolzani

"L'analfabeta è una piccola stella sfavillante del nuovo anno letterario".
Claire Devarrieux, Libération

"Senza compatimenti, con humour, Agota Kristof traccia la frontiera che nella sua opera separa invenzione romanzesca e vena biografica".
Gérard Meudal, Le Monde

"Leggere L'analfabeta significa fare davvero la conoscenza di Agota Kristof:
ed è un piacere".

André Rollin, Le Canard enchaîné

A distanza di dieci anni dal suo ultimo libro, Agota Kristof rompe il silenzio con un racconto autobiografico: undici capitoli per undici episodi della sua vita, dalla bambina che divora i libri in Ungheria alla scrittura dei primi libri in francese. Accolta con grande favore da critica e pubblico francesi, quella che Agota Kristof ci racconta in questo "Quaderno ritrovato" è una storia tenera e essenziale che si riallaccia a quel "filo d'argento dell'infanzia" spezzato da tante separazioni.


Agota Kristof
ha scritto i romanzi Il grande quaderno (uscito da Guanda nel 1988 con il titolo Quello che resta), La prova (Guanda 1989), e La terza menzogna, pubblicato insieme ai due libri precedenti da Einaudi nella Trilogia di K., 1998. Nel 1996 Marco Lodoli ha tradotto, sempre per Einaudi, Ieri, portato sullo schermo da Silvio Soldini con il titolo Brucio nel vento.

 

  Hubert Mingarelli / Luce rubata


ISBN 88-7713-423-2


Un intenso romanzo breve sull'atroce destino riservato alle popolazioni intrappolate nelle città in guerra. Alla brutalità della Storia si contrappone il candore di due indimenticabili bambini, Elia e Gad.

Traduzione di Erminio Ferrari

Varsavia, 1942. Elia, un ragazzino di undici anni, si è rifugiato nel cimitero del ghetto per sfuggire ai rastrellamenti e alle esecuzioni sommarie. Tutto quello che possiede sono una coperta e i soldi lasciatigli da suo padre prima di scomparire. Passa le notti appoggiato alla tomba di uno sconosciuto a cui rivolge la parola per esorcizzare la fame, la solitudine e la paura. E poi c'è Clara, una giovane donna di cui s'è invaghito e che lavora nel ristorante dove va a procurarsi il cibo.
Una notte Elia è raggiunto da Gad, un ragazzo appena un po' più grande di lui che vive di piccolo contrabbando. Si capisce che Gad ha dovuto crescere in fretta ed è assai meno ingenuo di Elia. Conosce il tabacco, la vodka e sa maneggiare una pistola. In lontananza risuonano le fucilate e si prepara uno dei momenti più brutali della seconda Guerra mondiale e quindi della Storia moderna, ma Elia non ha perso il suo incredibile candore. Un candore che è anche la sua forza. Ripassa mentalmente le poesie che ha composto e trattenuto nella memoria per paura di perderle.


Superata la diffidenza iniziale di Gad, i due ragazzini diventano amici, ogni notte si ritrovano nel cimitero e s'inventano un mondo immaginario, una vita diversa, in un'altra città, per esempio a Parigi, con un appartamento tutto per loro, una credenza ricolma di cose da mangiare, un cane affettuoso e ubbidiente, gli appuntamenti con le ragazze. E intanto le fucilate si avvicinano; un uomo viene freddato a pochi passi dalla tomba presso cui si sono rifugiati, e alla fine toccherà a loro.

Cenni biografici

Hubert Mingarelli è nato in Lorena nel 1956. A 17 anni si è arruolato nella Marina, che ha lasciato tre anni dopo per passare da un mestiere all'altro ed approdare infine alla letteratura. Oggi è considerato uno dei migliori scrittori francesi contemporanei. Ha pubblicato una decina di romanzi (alcuni dei quali apparsi in collane per ragazzi, senza che con questo lo scrittore intenda fare una differenza tra il pubblico degli adolescenti e quello degli adulti) e nel 2003 ha vinto il prestigioso Prix Médicis. Luce rubata è il primo libro di Mingarelli tradotto in italiano.

Dalla rassegna stampa francese (Edizioni Gallimard)

"Libro straziante e magnifico, nel quale l'autore ha saputo evocare, senza enfasi, un'epoca terrificante attraverso la vita e l'incontro di due giovani adolescenti fuori dal comune".
( "Luxemburger Wort", ottobre 2002)

"Un dialogo sconvolgente tra due bambini costantemente minacciati, assetati di tenerazza e desiderosi di vivere malgrado l'universo tragico che li circonda".
( "Profession parents", febbraio 1994)

"Questo romanzo di una profondità intensa vi prende alla gola. Nessuna grande azione o effetti stilistici, ma un testo molto poetico sullo smarrimento degli uomini e degli adolescenti davanti alla barbarie, sull'amicizia per la vita, fino alla morte".
( "Presse régionale", ottobre 1994)

 

 

  Jörg Steiner / Chi balla Sostakovic?


ISBN 88-7713-420-8


"Con una prosa pura e spoglia l'autore ci offre, racchiusa in un centinaio di pagine, la quintessenza della sua opera." (Wilfred Schiltknecht, "Le Temps", 23 settembre 2000)

"Tra i più bei libri dell'autunno c'è anche Chi balla Sostakovic" (Michael Bauer, radio "Bayerischer Rundfunk", autunno 2000)

Un romanzo breve e scarnificato che ha il dono della leggerezza predicata da Italo Calvino. Un romanzo sentimentale, intessuto di ironia e di mistero, in cui le identità si inseguono nel tentativo di afferrare una verità forse irraggiungibile.

Questa è la storia di due fratelli che non si amano, o forse si amano ma la gelosia, la diffidenza, il risentimento vince su tutto. Goody è il maggiore. Custode in un museo della preistoria, ha un carattere giocoso ed estroverso, parla volentieri, inventa storie per i suoi visitatori, la gente lo considera un filosofo, con le sue parole intrattiene piacevoli conversazioni, sa apprezzare i piaceri della vita, come la musica di Sostakovic, un bicchiere di vino e una buona compagnia, magari quella dell'Americana. Niklaus è un assicuratore e abita nella stessa città del fratello ma non trova gusto nel vivere, è introverso e parla poco.


Un giorno Goody se ne va senza salutare, sparisce inspiegabilmente con l'Americana. Niklaus si piazza nel suo appartamento, ascolta Sostakovic e ripensa a ciò che è stato, cerca nella memoria le tracce di Goody, va a interrogare i suoi amici. Emergono aneddoti, ricordi, squarci di vita passata, tra cui un episodio che è una colpa antica: un incidente causato da Niklaus che ha irrimediabilmente ferito Goody all'occhio sinistro. Il fatto che il fratello non gli abbia mai serbato rancore rafforza il senso di colpa di Niklaus: così, se da un lato cerca di aiutarlo a superare gli esami di guida o si vorrebbe sostituire a lui nelle occasioni difficili, dall'altro sogna di ucciderlo. Ma dove sta il sogno e dove la realtà? Chi è davvero Niklaus? E Goody?

Jörg Steiner è nato a Bienne nel 1930. Dopo aver interrotto l'apprendistato di droghiere, diventa maestro di scuola elementare. La sua esperienza professionale in un istituto per disadattati agli inizi degli anni cinquanta è confluita nei suoi primi romanzi, Strafarfeit (1962) e Ein Messer für der ehrlichen Finder (1966). A questi romanzi hanno fatto seguito una decina di libri, tra cui, nel 1996, il Il collega pubblicato da Casagrande nel 2000. Steiner è anche autore di racconti per bambini che hanno riscosso un grande successo sia in Europa che negli Stati Uniti. Tra i numerosi riconoscimenti, il Premio letterario di Berlino (1988) e il Premio Max Frisch (2001).

Ulteriori informazioni bio-bibliografiche

www.svbbpt.ch/Literatur/deutsch/treschT24.htm#TextausschnittFremde

www.culturactif.ch/livredumois/steiner.htm


Dalla rassegna stampa di Il collega, Edizioni Casagrande, 2000

"La sua prosa è fatta di sfumature impercettibili, di minimi spostamenti che, se non si è ben attenti, quasi non si colgono". […] Steiner è il degno erede di Robert Walser per il sottotono, ma anche per la sentimentalità al calor bianco che fluisce nella prosa scarna". (Marco Belpoliti, "Alias", 13 gennaio 2001)

"E se Il collega fosse un libro giallo, ci sarebbe subito da sospettare di una simile ambientazione, così tanto 'normale'. Ma capita spesso che anche i racconti di critica sociale seguano le tracce delle trame 'gialle'. Ed è così che i colpi di scena si susseguono. Ad iniziare dal fatto che il protagonista non è affatto un cittadino normale". (Carlo Ghielmetti, "La Provincia", 17 gennaio 2001)

"Steiner prende spunto da una situazione insignificante (almeno a prima lettura), ne trae una storia dal forte simbolismo, pur servendosi di una scrittura sobria e leggera". (Giovanna La Vecchia, "Italia Sera", 18 gennaio 2001)

"Scritto con un linguaggio tagliente, scarno ed essenziale, Il collega è un componimento narrativo sulla solitudine". (Giampalo Martelli, "Il Giornale", 2 febbraio 2001).

 

  Maurizio Salabelle / Il maestro Atomi



"Anche se questo è un libro pazzoide, è tuttavia un libro di verità; su quell'età spersa e puzzolente che è la tarda infanzia. Età non fantastica, né molto pulita o idilliaca, ma traspirante rancido, sostanze sebacee, ormonali, e sentori di gomma. In questa magnifica aria chiusa il bambino scolastico si aggrega con altri estranei detti compagni, dotati di cognome e nome; e con altri estranei preposti, che qui sono il maestro Gennaro Atomi, il suo supplente, quegli esseri di rinforzo che sono i bidelli; e poi i genitori, ossia quei due esseri umani che godono di tale titolo in via provvisoria, e hanno l'inconfondibile e insalubre odore di vita famigliare domestica, di cibi soffritti o lavati col detersivo, di stanchi pomeriggi domenicali tra la cucina e il tinello. E le femmine? Le femmine, le compagne di scuola hanno esse stesse quel vago e inconfessabile evaporar di menarca attraverso le prime ermetiche calze di nylon o collant. Tutto il contrario del mondo sgargiante e disinfettato delle pubblicità di elettrodomestici, di cucine componibili, di accessori intimi, deodoranti, bibite, merendine sigillate, eccetera eccetera.


Qui il mondo invece è in pegamoide, sempre usurato e un po' stracciato, e il protagonista vi si aggira come in una sua primavera stabilmente inquinata. Il libro è poetico, nel senso che Maurizio Salabelle fa sorgere questo odore d'infanzia, e io ci riconosco la mia indelebile, puzzolente infanzia".

Ermanno Cavazzoni(dal risvolto di copertina della nuova edizione)


"Alla scuola è dedicato il suo libro che più amo, forse il più bello su questo argomento uscito nell'ultimo decennio: Il maestro Atomi. Ogni volta che lo rileggo rido fino alle lacrime, e insieme provo come un senso di soffocamento, un dolore intenso, quasi infantile".

Marco Belpoliti


"Della sua voce un po' sommessa che non riusciva ad alterarsi alzando i toni, ma solo e sempre deviando in direzioni poco prevedibili, ci rimane ora solo il versante scritto, quella che siamo soliti chiamare "voce narrativa", come se ciascun narratore ne avesse una per dotazione naturale. Invece solo pochi narratori hanno una voce propria e riconoscibile nella pagina scritta, una voce che identifichiamo in mezzo a qualunque folla, senza possibilità di errore. Maurizio era uno di questi".

Dario Voltolin

 

 

  Carlo Agliati / Il ritratto carpito di Carlo Cattaneo

Collana "Interviste e saggi brevi"
ISBN 88-7713-366-X

Il ritratto carpito di Carlo Cattaneo sviluppa una tematica originale relativa alla rappresentazione iconografica del filosofo milanese, su cui ancora oggi regna grande confusione: a cominciare dal ritrattino giovanile di Ernesta Bisi Legnani - unico eseguito in vita - fino alla fotografia sul letto di morte, alla maschera funeraria, ai monumenti e medaglioni progettati e solo in parte realizzati da parte di un gruppo di fedeli compagni di fede democratica e repubblicana. Il testo, suddiviso in cinque capitoletti con relative note archivistiche e bibliografiche, pone in evidenza la disposizione d'animo di Cattaneo nei confronti della riproduzione della sua immagine, a cui egli si sarebbe opposto ostinatamente per tutta la vita, negandosi alla camera oscura dei primi fotografi e al pennello dei pittori ritrattisti; nel contempo precisa i contorni dell'utilizzazione a fini politici della sua immagine dopo la morte da parte delle cerchie dei repubblicani. Completa il volumetto un ricco inserto iconografico di ca. 40/50 immagini (dove per la prima volta si radunano tutti i ritratti e monumenti cattaneani) e un'appendice documentaria con materiali d'archivio inediti.

Studioso e archivista presso l'Archivio di Stato del Canton Ticino, Carlo Agliati ha recentemente curato, tra le altre cose, il primo della seconda serie dei Carteggi di Carlo Cattaneo, edizione nazionale delle opere pubblicata da Casagrande in collaborazione con Le Monnier.

 

  Riccardo De Gennaro / I giorni della lumaca

Collana "Scrittori"
ISBN 88-7713-369-4

Un travolgente romanzo di ironia e tensione che rivela una nuova voce nel panorama letterario italiano.

Una mogli scomparsa, uno stanco impiego in banca, un gatto come compagno di vita, una veranda in cui passare le serate a riflettere sui propri fallimenti, un fucile appena acquistato, un'infanzia che non si dimentica e un medico a cui raccontarla. In un'estate torrida, è questo tutto ciò che resta ad Attilio Pederzini, il cui cervello è abitato da colonie di formiche e la cui quotidianità è disturbata da un continuo odore di naftalina.

Per fortuna c'è una lumaca, sul muro della veranda, una presenza amica e quasi sacra. Con essa Attilio stabilirà un'intesa superiore, unico miracoloso appiglio nel suo naufragio esistenziale... E allora qualcosa si potrà salvare.

Riccardo de Gennaro (Torino 1957) è giornalista alla "Repubblica", dove si occupa soprattutto di cronaca sindacale. Vive a Roma e collabora con in suoi racconti alla rivista "Maltese narrazioni". Questo è il suo primo romanzo.

 

 

Page créée le 20.03.08
Dernière mise à jour le 20.03.08

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