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Olivier Chiacchiari

In occasione della creazione dell'associazione Ecrivains Associés du Théâtre - Suisse (cfr. il nostro dossier nella rubrica A la Une), siamo lieti di proporre un atto unico inedito di Olivier Chiacchiari, nella versione originale francese e in traduzione italiana. Ritrovate inoltre Olivier Chiacchiari nelle pagine "Auteurs":

Le Bonheur des uns (En français) - La felicità degli uni (in italiano)

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  Olivier Chiacchiari
 
D'origine italiana, Olivier Chiacchiari è nato a Ginevra il 25 gennaio 1969.
E' autore di quindici opere teatrali, sette delle quali sono pubblicate, mentre cinque sono state finora allestite in Svizzera, in particolare al Teatro della Comédie di Ginevra (regia di Claude Stratz). Sale Histoire ha ottenuto il premio per il dialogo alle Giornate Cinematografiche di Soletta, nel 1997, mentre La Cour des Petits ha ottenuto il premio della Société Genevoise des Ecrivains (1998).

Nel 2001, Nous le sommes tous è stato presentato presso la "maison d'arrêt" di Fleury-Mérogis (Paris) da otto detenuti, per gli altri detenuti. Il suo ultimo lavoro, La Preuve du contraire, ha riscosso un lusinghiero successo di pubblico e critica, nell'allestimento di Fredy Porras, a Ginevra.
Olivier Chiacchiari lavora inoltre per il cinema e la televisione.
La felicità degli uni
è un atto unico scritto su mandato della compagnia losannese Iter per lo spettacolo Le voyage (regia di Walter Manfrè, 2002-3).

 

  Inédit
 

La felicità degli uni...

Atto unico

traduzione italiana di Pierre Lepori

LUI, arriva correndo nello scompartimento e si precipita alla finestra.

LUI - Finita...

Ha una quarantina d'anni. L'aria seducente. Ma si capisce che è appena stato aggredito. Sanguina dal naso, ha la giacca strappata. Spia attraverso il finestrino, terrorizzato.

LUI - E' finita...

Il treno si mette in moto, LUI si asciuga la fronte e va nel corridoio.

LUI - Puoi venire ora, tesoro.

LEI - entra nello scompartimento, ha circa 35 anni, è seducente; completamente sottosopra. LUI la segue con le valige. Lei saluta i passeggeri, senza osare guardarli negli occhi, ancora sotto choc.

LEI - Buongiorno.

LUI - Non restare lì in piedi, è pericoloso…

Lui le prende il mantello, lei è in cinta di otto mesi.

LEI - A mezza voce - L'hanno portato via?

LUI - c.s. - Manette ai polsi.

LEI - Dio mio! E il tuo naso...

LEI prende un fazzoletto e gli tampona amorevolmente il naso.

LUI - ai passeggeri, imbarazzatissimo - Scusateci, non è nostra abitudine...

LEI - Ma siamo stati... Le manette, hai detto?

LUI - Dopo averlo immobilizzato al suolo…

LEI - Tre agenti per lui solo.

LUI - Fuori di testa!

LEI - Se la polizia non fosse stata nei paraggi...

LUI - E' inutile pensarci...

LEI - Ahi!

LEI porta la mano al ventre, in una smorfia di dolore.

LUI - agitatissimo - Ne ero sicuro!

LEI - piegata in due dal dolore - Passa, ora passa...

LUI - Un catino d'acqua, asciugamani, presto!

LEI - facendo la coraggiosa - No, ora passa, non ti agitare...

LEI respira profondamente e si calma. LUI pure.

LUI - ai passeggeri - Vi... vi spiacerebbe lasciarci tutta una fila di posti?

LEI - No, non vorrei disturbare...

LUI fa sedere tutti i passeggeri da un solo lato.

LUI - Grazie, grazie davvero. Ecco, tesoro, vieni.

Si siede, LEI si stende e appoggia la testa sulle sue ginocchia. Le carezza i capelli dolcemente.

LEI - Mi piace tanto quando mi accarezzi la testa.

LUI - Cerca di dormire.

LEI - Adoro…

LUI - Lo so. Dormi, ora.

LEI chiude gli occhi. LUI prende nella sua borsa una scatola di biscotti al cioccolato (tipo Mikado).

LUI - mangiando - Non so se avete dei bambini, per noi è il primo. Un maschietto. Lo abbiamo tanto sognato. (Silenzio) Siete sicuri che non state troppo stretti? Se era una bambina, l'avrei amata comunque, ma devo dire che un maschietto è meglio. Davvero, non siete troppo stretti? Non è nostra abitudine prendere tanto posto, sapete. Ad ogni modo, grazie per la vostra comprensione.

LEI - Non vedo l'ora di arrivarci.

Silenzio.

LUI - Spero che la casa ti piaccia.

LEI - Un'oasi di pace, non spero di meglio.

LUI - Voglio che tu ti senta come a casa tua.

LEI - E lei?

Silenzio.

LUI - Partita. Ieri sera.

LEI - Senza far storie?

LUI - sospirando - Uno scandalo da non credere, nel mio giardino, figurati.

LEI - Oh, no.

LUI - Tutto il quartiere ha potuto sentirsela.

LEI - Povero caro...

LUI - quasi in lacrime - Allora, quando è salita sul taxi, quando l'ho vista scomparire per davvero…

LEI si solleva per consolarlo a sua volta.

LEI - Povero, povero piccolo amore!

LUI - ai passeggeri - Scusateci, non è davvero nostra abitudine, ma mi ha talmente umiliato, sapete! Tre anni di menzogne!

LEI - Ma come hai potuto innamorarti di una donna simile!

LUI - All'inizio, aveva l'aria sincera.

LEI - All'inizio hanno tutte l'aria sincera!

LUI - E poi era davvero molto attraente, bisogna ammetterlo. Allora l'ho creduta così, ingenuamente.

LEI - Io non ti mentirò mai, amore!

LEI gli prende la mano e la posa sul suo ventre.

LEI - Lui non è una chimera.

LUI - Lo sapeva dall'inizio.

LEI - Di essere sterile?

LUI - E sai con che cosa mi è saltata fuori? "E' tutta colpa tua!" mi ha detto.

LEI - Colpa mia?

LUI - No, mia! L'aborto, mi ha detto! E' diventata sterile per quello, da non crederci…

Silenzio

LEI - Ha abortito?

LUI - Non te ne ho mai parlato?

LEI - Avrei potuto dimenticarlo?

LUI -Clementina è rimasta in cinta, poco dopo esserci conosciuti. Sarebbe stato da irresponsabili tenere il bambino, da veri irresponsabili. Anche se voleva farmi credere il contrario.

LEI - Toccandosi il ventre, shoccata - Non le avrai mica chiesto di abortire, almeno?

LUI - Ah, no, attenzione, io non ho chiesto un bel niente! Ho suggerito.

LEI - Ah beh, preferisco.

LUI - Agli altri passeggeri - E poi ci sono migliaia di donne ogni giorno che abortiscono e mica diventano sterili, no?

LEI - Già, è vero.

LUI - ai passeggeri - E sapete qual era il suo obiettivo inconfessato, che ha finito per confessare davanti ai vicini di casa? L'adozione! Voleva farmi adottare un bambino! A me che sono fertile!

LEI - Come se toccasse a lui di pagare.

LUI - E allora questa si mette a piangere, a dirmi che senza di me non può vivere, mi implora di non buttarla fuori di casa…

LEI - Un ricatto…

LUI -Risultato: ho l'impressione di commettere un delitto, fondando la mia propria famiglia! E invece rivendico solo il giusto diritto di essere felice.

LEI - Ricatto affettivo, ecco la parola!

LUI - Beh allora, che sia chiaro, non lascerò più che me la si faccia. E se qualcuno si permette di toccarmi ancora, o peggio, di toccare la mia famiglia, divento violento!

LEI - Non oserà!

LUI - Diventerò violento, si sappia!

LEI - Non oserà mai!

LUI - cambiando tono - Eppure ha osato seguirmi. E tu dicevi che non avrebbe osato.

LEI - Mai e poi mai avrei creduto che potesse diventare violento!

LUI - Non si diventa violenti. Si è o non si è, violenti.

LUI - Come hai potuto innamorarti di un uomo simile?

LEI - All'inizio, aveva l'aria sincera. E poi era davvero molto attraente, bisogna ammetterlo. Allora gli ho creduto così, ingenuamente.

LUI - Io non ti deluderò mai, amore! Potrai sempre contare su di me.

LEI - ai passeggeri - Abbiamo vissuto tre mesi di felicità. Io ed Elliot, voglio dire. Dopo, non ha fatto che calare. Per cinque anni. Ma da quando l'ufficio l'ha licenziato, da quando abbiamo dovuto lasciare l'appartamento di quattro locali per un monolocale, le cose sono precipitate.

LUI - Una donna incinta in un monolocale, ve la vedete?

LEI - Era un uomo solido, Elliot, equilibrato, credevo di poter contare su di lui. E dall'oggi al domani, questo mi crolla, si mette a piagnucolare sul suo destino. Si rimette a fumare!

LUI - Una donna incinta in un monolocale con un uomo che fuma, ma vi sembra possibile?

LEI - E c'è stato il primo tentativo di suicidio.

LUI - inquieto - Hai tentato di suicidarti?

LEI - Non io, lui - LUI si rasserena - Dopo il licenziamento! E poi, un secondo tentativo.

LUI - Di suicidio?

LEI - Quando gli ho detto di te.

LUI - Due tentativi di suicidio in così poco tempo, bisogna proprio essere fuori di cotenna!

LEI - E allora stamattina, non ho retto più: gli ho detto che il bambino era tuo.

LUI - terrorizzato - Hai fatto questo?

LEI - Per fargli capire fino a che punto stavo soffrendo. Fino a che punto la situazione mi era insopportabile.

LUI - E... come ha reagito?

LEI - Mi hai implorato di restare. Dicendo che era pronto a educare il bambino, come fosse suo. E sai cosa ha aggiunto? "Sono pronto a perdonare"!

LUI - Lui? A te?

LEI - Con tutto quello che ho dovuto passare!

LUI - E' il mondo alla rovescia!

LEI - Chiamando gli altri passeggeri a testimone - E allora ho fatto le valige.

LUI - E questo pazzo che ti insegue fin sul binario...

LEI - E che fa il terzo tentativo!

LUI - Se non fossi intervenuto, si sarebbe gettato sotto il treno!

LEI - Davanti ai miei occhi!

LUI - E non contento che gli abbia salvato la vita, mi prende a pugni!

LEI - Mi chiedo proprio che cosa abbiamo fatto per meritarci questo!

LUI appoggia con tenerezza la mano sul ventre di LEI.

LUI - Lui, soprattutto. - d'un tratto spaventato - Ma dimmi… sei sicura che Elliot non farà niente per ricuperarlo?

LEI - rassicurante - La legge è categorica!

LUI - Un giorno o l'altro, il tuo ex finirà per capire che gli hai mentito... che il bambino non è mio... ma suo.

LEI - Ho la patria podestà, non temere.

LUI - Agli altri viaggiatori - Non potrei sopportare che quel pazzo mi porti via il mio bambino!

LEI - Dopo la scena che ha fatto, ci può anche provare...Ce ne abbiamo abbastanza da farlo mettere al sicuro!

LUI - rassicurato - E beh. C'è ancora giustizia a questo mondo!

Esaltandosi sempre più.

LEI - Alla faccia dei ricattatori.

LUI - …dei menagrame depressi!

LEI - Uccelli del malaugurio nevrastenici!

LUI - Che si suicidino tutti quanti, se proprio gli piace!

LEI - Che crepino se proprio ci tengono!

LUI - Ma lascino vivere chi preferisce vivere!

LEI - E vivere come gli pare!

LUI - Con chi gli pare!

LEI - Perché la felicità è un diritto, cazzo!

LUI - Soprattutto per i poveri infelici, grazie a dio!

Si ricompongono, un po' imbarazzati

LUI - Ma pazienza. Non serve a niente tener vivi i rancori.

LEI - Hai ragione. Dimentichiamo il male che ci hanno fatto.

LUI - Non può che farci del bene.

LEI - E chi sa, forse senza tutte queste disgrazie non ci ameremmo tanto?

LUI - Non avremmo cominciato la nostra storia su basi così sane, in ogni caso!

LEI - Mi gira la testa…

LUI - L'emozione.

LEI - frugando nella borsa - Ho bisogno di zuccheri.

Trova la scatola di biscotti e la scopre vuota.

LEI - Non ce n'è più?

LUI - …

LEI - Hai finito i miei biscotti?

LUI - Io… no no, non io.

Con uno sguardo denuncia i passeggeri, imbarazzato.

LEI - Voi?

LUI si fa piccolo piccolo sul sedile, come per farsi dimenticare.

LEI - indignata, ai compagni di viaggio - Vi siete sbafati tutta la scatola? A me che sono lì lì per partorire? E ho attacchi di ipoglicemia! A me che sono fragile, indebolita e vulnerabile? E io che credevo di poter contare sul vostro sostegno...

LUI - gioioso - Occhio!

LEI - Come?

LUI - Occhio ai freni, stiamo entrando in stazione!

LEI - c.s. - Alleluia!

Si alzano, prima di uscire si rivolgono agli altri viaggiatori.

LUI - Buon viaggio!

LEI - Via via, lasciamo correre per i biscotti…

LUI - E grazie ancora per la comprensione!

LEI - Anche se non è proprio un granché da vedere…

Olivier Chiacchiari
Traduzione italiana: Pierre Lepori


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Page créée le 23.01.04
Dernière mise à jour le 28.01.04

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