L'invité du mois
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Pietro
De Marchi, né en 1958, a étudié
à Milan et Zurich. En tant que critique, il a travaillé
essentiellement sur la littérature italienne moderne
et contemporaine, et notamment de poésie lombarde en
dialecte. Il a publié de nombreux articles et essais,
dont plusieurs sont rassemblés dans les volumes
Dove portano le parole (Manni, 2002) et Uno specchio
di parole scritte (Cesati, 2003). Il est également
l'auteur d'un recueil de poèmes, Parabole smorzate
(Casagrande, 1999).
Pietro De Marchi vit à Zurich
et enseigne la littérature italienne à l'Université
de Neuchâtel. Nous lui avons demandé de nous
parler de son expérience entre les langues, et présentons
en outre deux poèmes inédits et son dernier
livre.
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Pensées
dans le train (français) |
Pensées dans le train
Sur la table de la cuisine de ma maison
courre une invisible mais non impraticable frontière
linguistique. Au petit-déjeuner ou au dîner,
depuis la place où ma femme et ma fille ont l'habitude
de s'asseoir, on entend généralement parler
suisse allemand, avec des inflexions tantôt uraneses
ou zurichoises. A la place que j'occupe habituellement, on
parle italien, mais on comprend aussi très bien l'autre
langue.
Si l'italien et le suisse allemand
se répartissent assez amicalement les zones d'influence
entre les murs domestiques, à peine dehors, déjà
sur le palier de la maison et dans l'escalier, le suisse allemand
devient dominant, et m'accompagne depuis le tram jusqu'à
la gare, puis dans le train jusqu'à Biel/Bienne, où
les mécaniciens et les contrôleurs des SBB/CFF
passent avec aisance de l'allemand au français. Depuis
Bienne le français prévaut, mais dans le funiculaire
qui conduit au bord du lac, depuis la gare de Neuchâtel,
il n'est pas rare d'entendre encore le suisse allemand des
jeunes garçons et des jeunes filles germanophones qui
vont au gymnase ou à l'école supérieure
de commerce. De même entre les étudiantes et
les étudiants de l'université, les germanophones
ne sont pas rares. C'est comme si les langues passaient les
frontières avec les personnes. Elles sont légères,
les langues, comme l'air, comme le souffle de celui qui parle.
Il y a libre circulation des langues, elle ne paient ni droit
d'entrée ni douane.
Les langues se traversent, comme se
traversent les paysages qui courent derrière les vitre
du train ? Quelques fois, on se sent plutôt traversé
par elles. Comme lorsque l'été au bord de la
mer on nage et on nage, et que l'on se retrouve par hasard
dans un courant d'eau plus froide, dans un courant plus chaud.
Si le courant est froid, il ne faut pas s'y arrêter,
il faut remuer énergiquement des bras et des jambes,
faire beaucoup d'éclaboussures, pratiquer une salutaire
gymnastique verbale et mentale.
Il m'est arrivé des rêves
(des rêves, justement) dans lesquels je parlais un français
et un allemand impeccables. Bien que j'habite à Zürich
et que j'enseigne en Suisse romande, ma langue intérieure
reste l'italien. C'est du reste la langue dans laquelle je
parle quand j'enseigne, et dans laquelle j'écris quand
j'écris.
Nous y sommes: l'écriture. S'il
y a quelque chose dans lequel je perçois le manque
ce sont les moments quotidiens de full immersion dans
l'italien, ce bourdonnement continu de la langue dans lequel
puiser pour écrire, tout comme dans la vie. Hors de
mon esprit il y a comme une radio toujours allumée,
mais réglée en général sur des
chaînes qui transmettent la vie dans d'autres langues.
(mai 2004)
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Pensieri
in treno (italiano) |
Pensieri in treno
Sul tavolo della cucina di casa mia
corre una invisibile ma non intransitabile frontiera linguistica.
A colazione o a cena, dalla parte dove di solito siedono mia
moglie e mia figlia si sente parlare prevalentemente svizzero
tedesco, con inflessioni di volta in volta urane o zurighesi.
Dove siedo io normalmente si parla italiano, ma si capisce
bene anche l'altra lingua.
Se l'italiano e lo svizzero tedesco
si spartiscono abbastanza amichevolmente le zone di influenza
dentro le mura domestiche, appena fuori, già sul pianerottolo
di casa e sulle scale, lo svizzero tedesco si fa dominante,
e mi accompagna dal tram alla stazione, e poi in treno fino
a Biel/Bienne, dove i macchinisti e i controllori delle SBB/CFF
passano con prontezza dal tedesco al francese. Da Bienne in
poi prevale il francese, ma sulla funicolare che dalla stazione
di Neuchâtel porta al lago non è infrequente
sentire ancora lo svizzero tedesco delle ragazze e dei ragazzi
germanofoni che vanno al liceo o alla scuola superiore di
commercio. E anche tra le studentesse e gli studenti dell'università
non sono rari i germanofoni. È come se le lingue passassero
le frontiere insieme alle persone. Sono leggere, le lingue,
come l'aria, come il respiro di chi le parla. E c'è
libera circolazione, per le lingue, non si paga né
dazio né dogana.
Si attraversano le lingue, come si
attraversano i paesaggi che scorrono fuori dal finestrino
del treno? Qualche volta ci si sente piuttosto attraversati.
È come quando d'estate al mare si nuota e si nuota,
e all'improvviso ci si trova dentro una corrente d'acqua più
fredda, più calda. E se la corrente è fredda
non bisogna stare fermi, ma sbattere energicamente braccia
e gambe, fare molti spruzzi, praticare una salutare ginnastica
verbale e mentale.
Mi è capitato di fare sogni
(sogni appunto) in cui parlavo un francese e un tedesco impeccabili.
Pur abitando a Zurigo e insegnando nella Svizzera romanda
la mia lingua interiore rimane l'italiano. È del resto
la lingua in cui parlo quando insegno, e in cui scrivo quando
scrivo.
Ci siamo: lo scrivere. Se c'è
qualcosa di cui talvolta avverto la mancanza sono i momenti
di quotidiana full immersion nell'italiano, in quel
brusio continuo della lingua a cui attingere anche nello scrivere,
oltre che nel vivere. Fuori della mia mente c'è come
una radio sempre accesa, ma è sintonizzata per lo più
su canali che trasmettono la vita in altre lingue.
(maggio 2004)
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Due
poesie inedite |
Due poesie inedite di Pietro De
Marchi
Lettera
da Binz
a Fabio Pusterla
Dalle parti del maneggio
dove c'è quella pista d'atletica senza reti né
cancelli
dove il tartan è d'un rosso così rosso che pensi
a un'anguria matura
dove l'erba del prato è d'un verde così verde
che non osi calpestarla
è lì che sosto, tutti i mercoledì,
nell'ora che mia figlia va a cavallo.
Ma l'altra settimana
lì c'erano i ragazzi delle scuole: s'allenavano,
saltavano, correvano nel sole.
Oggi invece la pista era in mano ai soldati,
tutti armati, non tutti fino ai denti:
qualcuno s'aggirava nei dintorni
misurando, fissando a terra pioli, cavi del telefono;
ai piedi d'un castagno altri parlavano
a un compagno nascosto tra le foglie;
appaiati, due caccia
sfrecciavano nel cielo, verso est,
poi tornavano indietro col frastuono consueto.
S'avvertiva un disagio, un principio di paura.
Forse per questo un soldato passando mi ha detto: "Grüezi".
Quando fu tempo di tornare al maneggio
lungo la strada ho raccolto una pera caduta: la parte
non marcia era d'un dolce
troppo dolce da dire.
***
Una sovrapposizione
per Giampiero Neri
Grande quanto un gufo reale
la civetta delle nevi (Nyctea scandiaca)
ruotava il capo arruffando le penne.
Ma non vedeva niente,
neanche un topo in fuga.
Non c'era niente,
tranne il bianco perenne.
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Uno
Specchio di parole scritte |
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Indice
Premessa
Scheda bibliografica
PARTE PRIMA
DA PARINI A PUSTERLA
1. Le care Grazie, le truci
Eumenidi e l'ingenua Silvia. Parini e l'eros nelle
Odi
2. L'Ariosto meneghino e
l'Eneide travestita di Francesco Bellati
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3. L'incendio di via Keplero di
Carlo Emilio Gadda
4. Racconti in versi e poesie in prosa.
Giorgio Orelli da Sinopie al Collo dell'anitra
5. Uno sguardo non sentimentale. Su alcune
narratrici svizzere di lingua italiana
6. Le imperfette geometrie. Sui racconti
di Raul Montanari
7. Prima del buio e del silenzio.
Dio ti sta sognando di Raul Montanari
8. Il miele del poeta. Né timo
né maggiorana di Giovanni Orelli
9. Il solletico delle parole e la galanteria.
Sulle poesie di Donata Berra
10. Fabio Pusterla e Le cose senza
storia
11. Nell'Isla Persa di Pusterla
PARTE SECONDA
DA GOZZI A MENEGHELLO
1. Uno specchio di parole scritte. Lettura
di una Novella amorosa di Gasparo Gozzi
2. "Come attraverso a una lente
che ingrandisca". Su Gente di mare di Giovanni
Comisso
3. Dino Buzzati e "la libertà
di dire e non dire". Sulla poesia di un narratore
4. L'apprendistato letterario e l'approdo
all'autobiografia. Sugli esordi di Silvio Guarnieri
5. L'ultimo testimone di Silvio
Guarnieri
6. Aspettando l'alba di Mario
Rigoni Stern
7. Uno struggente "sillabario"
sull'amicizia. Goffredo Parise nel ritratto di Nico Naldini
8. I cocci che fanno "bau-sète!".
Meneghello commenta Meneghello
9. Meneghello, la materia di Reading
e altro
Indice dei nomi
Page créée le 04.06.04
Dernière mise à jour le 22.06.04
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