Oscar Peer
Il ritorno, Traduzione dal romancio di Marcella
Palmara-Pult, Bellinzona, Casagrande, 2006
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Oscar Peer /
Il ritorno
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ISBN 88-7713-442-9
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Simon torna al paese dopo tre
anni di prigione, scontati per una vicenda mai veramente
chiarita. Non è più giovane e ha perso
tutto quello che aveva: la moglie, il figlio, la casa.
I compaesani lo accolgono con diffidenza e ostilità.
Nella sfida per riappropriarsi dell'uomo che era,
Simon può contare soltanto sull'amicizia di
un bambino, Otto, e sulla solidarietà di una
giovane donna straniera. Per riconquistare la propria
dignità, il vecchio Simon accetta di intraprendere
un'impresa titanica: il taglio del bosco nel luogo
più impervio della valle. Nel suo rifugio,
una capanna abbandonata, in una solitudine quasi assoluta,
tornano i ricordi e insieme ai ricordi affiora la
speranza di una felicità possibile. Ma le sue
umane aspirazioni devono fare i conti con le asperità
della montagna. Unico testimone della dura lotta di
Simon con la natura e con un inverno implacabile,
sarà un personaggio misterioso, figura muta
e inquietante, che appare e scompare senza lasciare
traccia di sé. Da dove viene? È un alleato
o un avversario? Un angelo salvatore o un essere diabolico?
Ma soprattutto, è un'ombra o una presenza fisica?
Nel romanzo di Oscar Peer, scrittore di lingua romancia,
si affrontano le forze del bene e le forze del male,
la natura e la cultura, l'innocenza e la colpa, il
destino e il desiderio di un riscatto. Il ritorno
è un piccolo capolavoro che, come le migliori
favole, mette in campo le domande primarie dell'uomo.
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Oscar Peer è
nato a Lavin, in Bassa Engadina, nel 1928. Ha pubblicato
una quindicina di libri tra romanzi e racconti. È
autore di un dizionario romancio-tedesco. Il ritorno,
tradotto in più lingue e adattato per il grande
schermo, è il suo romanzo di maggior successo.
Intervista a Oscar Peer:
http://www.culturactif.ch/livredumois/peer.htm
Il ritorno, Traduzione dal romancio
di Marcella Palmara-Pult, Bellinzona, Casagrande,
2006
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Il
ritorno (Michele Fazioli) |
Ecco un bel romanzo. Lo ha scritto nel 1978, quando
aveva 50 anni, Oscar Peer, che oggi ne ha 78. Engadinese,
Peer è uno dei maggiori scrittori della letteratura
romancia: autore di una quindicina di romanzi e racconti,
con "Il ritorno" aveva conosciuto il suo più
solido successo di critica e di pubblico. Bene ha fatto
dunque Casagrande a pubblicarlo in italiano (la traduzione
è di Marcella Palmara-Pult), in una opportuna "alleanza"
fra minoranze culturali svizzere, soprattutto perché
il romanzo, giocato tutto nel piccolo cerchio della montagna
grigionese che è il suo fondale, sa assumere respiro
universale. Si tratta di un lungo racconto delicato e venato
di tristezza ma anche di una affettività viscerale
per le radici, il paesaggio, la montagna. È la storia
di un reduce: un reduce dalla "sfortuna", dai
rovesci della vita, da un destino avverso. Simon, che ormai
ha passato la soglia dei 60 anni e dunque ha alle spalle
gran parte della vita, da essa ha ricevuto amare lezioni.
Gli è andata male, insomma. Cresciuto contadino in
un villaggio dell'Engadina, sposato e padre di un figlio,
di colpo vede franare attorno a sé sicurezze e certezze.
Un incidente di caccia lo porta in prigione per tre anni.
Quando torna (e siamo soltanto all'inizio del romanzo) la
moglie è morta, il figlio ormai adulto se ne è
andato in America senza più dar segno di vita, gli
hanno portato via anche la casa. Eppure Simon ritorna, vuole
abbarbicarsi alle radici che lo costituiscono, vuole risentire
l'abbraccio fisico e quasi carnale della sua terra. Ma quella
terra è moralmente infida per lui, la comunità
lo guarda con gelida diffidenza o addirittura con ostilità,
salvo pochissime eccezioni. Per fortuna c'è la bella
complicità di un bambino, che è anche memoria
e nostalgia del figlio perduto: l'innocenza non ha pregiudizi.
E poi c'è la stima affettuosa di una donna straniera
e bella, la nuova abitante della sua vecchia casa. Per il
resto, qualche ruvido amico e il silenzio di molti nemici.
Ma Simon resiste, vuole lavorare, vivere, faticare. Il suo
è un ritorno di tristezza e di orgoglio, un desiderio
di appartenenza. Sale in alto nel bosco a lavorare un lotto
di taglio d'alberi e si strugge di fatica e di solitudine
quieta. Rievoca i fatti che lo hanno rovinato, le persone
perdute, i dolci ricordi dei lampi di felicità. Coltiva
tenere nostalgie: "Se si potesse di nuovo ballare una
notte intera come un tempo. Quante nottate di ballo una
volta -gioventù!-. Si era come persi dietro alle
ragazze, si ballava con l'amore e un briciolo di malinconia.
Spesso si ballava fin quasi l'alba, la musica non smetteva
di suonare. Si era come trascinati dalla dolce monotonia
della notte
". La vita di Simon è solitaria
e grama. Qualche volta non sa più se può ancora
credere in Dio: "
Mah
ogni tanto sì,
a volte però non sono sicuro se credo o no. Va a
momenti, come il vento". Nel ritmo pacato e minuzioso,
asciutto e quasi neorealistico della narrazione si inserisce
l'enigma di una presenza misteriosa: quella della strana
figura di uno sconosciuto, ambiguo, silenzioso e ostile.
Chi è? Reale o fantasma? È il destino, il
male, un'ombra di morte? Ha scritto bene il critico Jean-Louis
Kuffer: "La grandezza di questo breve romanzo sta contemporaneamente
nella sua forte densità fisica e nella sua aura di
mistero". A me sono venute alla mente tracce di altri
libri: certi racconti di Hemingway, come le storie del pescatore
solitario di trote nei fiumi del Nord America (per le scene
di meticolosa solitudine consolata dai piccoli gesti del
mangiare e del lavorare); oppure "Storia di Tönle"
di Mario Rigoni Stern (un uomo, la montagna, il destino,
in questo caso dentro la Storia) e anche l'indimenticabile
"Taglio del bosco" di Cassola (un boscaiolo vedovo
e il suo dolore privato nella fatica sulle alte radure della
montagna toscana). Queste evocazioni quasi spontanee dicono
molto sull'atmosfera indotta, sul contagio quasi di pelle,
sui riverberi emotivi di un romanzo dove dentro i rovesci
del dolore si annida nonostante tutto la traccia della bellezza.
Michele Fazioli
1 aprile 2006
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Marcella
Palmara Pult (traduttrice)
e Chasper Pult rispondono alle domande di Manuela Camponovo |
Alla traduttrice, Marcella Palmara Pult chiediamo se
è la prima volta che un romanzo di Peer viene tradotto
in italiano: come si colloca questa scelta nell'ambito della
letteratura romancia e, in particolare, in quella della
produzione di questo scrittore?
Sicuramente Oscar Peer è uno
degli autori romanci viventi più letti; altri suoi
libri sono stati tradotti in tedesco con successo. È
un autore dalla produzione abbastanza variata; ha scritto
numerosi romanzi e questo, certamente, è uno dei
più famosi, molto popolare anche tra i romanci.
Quali problemi di traduzione ha
incontrato?
La lingua usata in questo libro è
molto semplice, familiare, a volte persino un po' rozza,
voglio dire non letteraria, tale del resto da rispecchiare
l'ambiente del racconto. La difficoltà di tradurre
dal romancio in italiano deriva dal fatto che sono due lingue
molto simili e a volte proprio un'eccessiva affinità
può trarre in inganno; inoltre, non esistendo dizionari
dall'italiano al romancio e viceversa, spesso non è
così facile cercare il corrispondente in italiano.
Troviamo qui anche termini tecnici, che non fanno parte
del mio lessico quotidiano, per i quali ho dovuto chiedere
a gente del mestiere, ad un forestale di Poschiavo ad esempio.
Se lei potesse scegliere un altro
autore o libro romancio per farlo conoscere al lettore italofono...?
Penserei a Cla Biert (di cui, sempre
da Casagrande, è uscito nel 1981 "L'erede",
ndr.): di un certo spessore è il suo "La Müdada",
il cambiamento, la svolta; mentre, ancora di Oscar Peer,
sarebbe da tradurre "Viadi sur cunfin".
A Chasper Pult, responsabile della
Collana CH che propone agli editori i libri da tradurre,
chiediamo: come è avvenuta la scelta del "Ritorno"
di Oscar Peer?
Le proposte della collana CH sono
limitate. Considerando questa l'opera migliore di Peer,
I'avevo messa già da tempo sulla lista, ma il suo
destino è stato curioso. Uscita nel '78 in romancio,
fu accolta bene, ma non fu tradotta, neppure in tedesco;
anni dopo, nel 1986, c'è stata una versione televisiva,
anche in italiano, ma solo nel '99 è stata tradotta
in francese con immenso successo di pubblico e di critica.
È da più di vent'anni
che non si traducono autori romanci in italiano. Come mai
questa sporadicità?
Il problema per il romancio è
anche trovare dei traduttori. E forse finora era considerata
una lingua troppo esotica. C'era abbastanza reticenza nel
tradurla in italiano. Però, quando si è visto
il successo ottenuto dalle versioni in francese e in tedesco,
si è preso coraggio. Secondo me, si vuole continuare
in questa direzione, perché si è capito che
la letteratura romancia può essere interessante anche
per il lettore italofono. Penso che si potrebbe proseguire
con Rut Plouda, Leo Tuor, Jon Semadeni. Peer è un
buon punto di partenza.
Manuela Camponovo
1 aprile 2006
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Revue
de presse |
"Le vieil homme et la forêt", tel pourrait
être le sous-titre de Coupe sombre (Accord) d'Oscar
Peer tant le combat du héros contre l'hostilité
de la société et de la nature ressemble à
celui du célèbre pêcheur de Hemingway.
Cette histoire dépouillée a su séduire
les jurés du Prix des auditeurs de la Radio suisse
romande, après ceux du Prix Lipp Zurich. On les comprend:
ce récit paru en romanche en 1978 a la force d'une
tragédie. Après trois ans de prison, un homme
rentre au village. Meurtrier par accident, il n'a pas fini
de payer: sa femme l'a quitté, il a perdu son emploi
et le village l'ostracise. Pour conjurer le sort, il accepte,
à 65 ans, un travail de bûcheron très
dangereux. Il viendra à bout de la tâche mais
ce sera au prix de sa vie. L'amitié d'une femme et
d'un enfant, tous les deux en marge du village, éclairera
cette Coupe sombre. [
]
Isabelle Rüf
04.05.2000
Simon est le type du "vieux
Suisse" rebelle, plus soucieux de justice tacite que
d'observance des lois écrites. Ainsi s'est-il aliéné
le soutien des "grandes gueules" du village en
osant défendre un berger malchanceux. Lui-même
en proie à la guigne, qui lui a valu de tirer accidentellement
sur un compère de chasse, il va payer le prix fort
(trois ans de prison) avant de se retrouver à l'écart
de sa communauté, paria logeant dans un abri de fortune,
avec une étrangère compatissante et un enfant
pour seuls amis. Simon n'est pas, cependant, de ceux qu'on
dompte si facilement. Malgré ses mains vides et le
poids de ses soixante-cinq ans, il va relever le défi
le plus difficile en sorte de se prouver à lui-même,
et aux autres aussi, qu'il vaut mieux que ce que dit la
rumeur. Au moment de l'attribution des forfaits d'abattage
du bois, Simon réclamera le plus pénible et
le plus dangereux, et c'est en forcené solitaire
qu'il accomplira sa tâche surhumaine, jusqu'à
l'accident, nouveaux stigmates de la poisse, mais au seuil
d'une ultime rédemption. Le titre original du livre,
Accord, trouve sa pleine justification dans le dénouement
de ce livre marqué au sceau de l'authenticité.
La grandeur de Coupe sombre tient à la fois à
sa forte densité "physique" et à
son aura de mystère, à son empathie humaine
et à sa justesse de ton, chaque mot sonnant clair
et vrai.
J.-L. K.
29.06.1999
"Wir sind es ja gewohnt, helvetisch
human behandelt zu werden", flachste der Bündner
Oscar Peer in seiner Dankesrede an der Verleihung des Prix
Littéraire Lipp Zürich 2000 am Dienstag in der
Brasserie Lipp. Erst allmählich habe man ihn überzeugt:
Es sei tatsächlich nicht um den mitleiderregenden Patienten
Rätoromanisch gegangen, sondern um seine - Peers -
kleine Erzählung "Accord" aus dem Jahr 1978.
Sie ist 1999 unter dem assoziationsreichen Titel "Coupe
Sombre" bei den Editions Zoé in französischer
Übersetzung erschienen. Ernst Nef, Mitglied der Lipp-Jury,
die den mit 10 000 Franken dotierten Preis nun zum erstenmal
einem auf rätoromanisch schreibenden Schriftsteller
verliehen hat, unterstrich denn auch in seiner Laudatio:
"Dass es sich um eine Übersetzung aus dem Romanischen
handelt, hat die Jury erst gleichsam post festum zur Kenntnis
genommen. Allerdings mit grosser Genugtuung." Denn
im Gegensatz zum Prix Littéraire Lipp Genève,
mit dem seit 1988 ausschliesslich Werke von Westschweizer
Autoren ausgezeichnet werden, ist die 1995 eingeführte
Zürcher Variante des Preises als "Brückenschlag
zwischen den Schweizer Sprachregionen" gedacht, wie
Nicolas Kern, der neue Tenancier der Brasserie Lipp Zürich,
zur Begrüssung der zahlreichen Gäste in Erinnerung
rief. So wird mit dem Prix Littéraire Lipp Zürich
nicht nur der Autor, sondern auch der Übersetzer ausgezeichnet,
der mit seiner Arbeit die Rezeption des Werkes im französischen
Sprachraum überhaupt erst ermöglicht. Heuer handelt
es sich dabei um die waschechte Romande Marie Christine
Gateau-Brachard. [...].
Alexandra M. Kedves
06.04.2000
Page créée le: 07.04.06
Dernière mise à jour le: 14.04.06
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