Anna Felder
L'accordatore - Domani pesce, Balerna, Edizioni
Ulivo, 2004, pp. 40.
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Anna Felder
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Anna Felder
/ L'accordatore - Domani pesce |
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L'accordatore
è nato su misura nel 1997 per la Compagnia
Teatrale "Berner Ensemble". Ipersonaggi
sono tre: l'accordatore, la signora e il piano a coda
che si scorda, si accorda, si ricorda; sensibile ad
ogni cambiamento in casa, eppure sempre dominante,
severo e festoso, in nera veste da sera, pronto a
concertare gli animi. Il raffronto del pezzo con la
realtà vale semmai unicamente per lo strumento
musicale."L'accordatore" venne subito tradotto
in tedesco, e la Première ebbe luogo il 5 dicembre
1997 a Berna.
Domani
pesce è stato letto in pubblico nel
maggio 2003.Un lui e una lei alle prese con un prestigioso
tavolo di grandi dimensioni - in lunghezza soprattutto
- arrivato nuovo in casa: dal primo imbarazzo del
"dove sedersi" in tête-à-tête
a mangiare il pesce promesso, sorgeranno sempre nuove
domande sul significato del tavolo, sull'aspettativa
comune del pesce, sul viaggio quotidiano di una coppia
imbarcata sulla tavola di casa
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Anna
Felder è nata a Lugano nel 1937; ha
studiato a Zurigo e Parigi, laureandosi con una tesi
dedicata a Eugenio Montale. Ha insegnato a lungo nel
liceo cantonale di Aarau. L'esordio narrativo è
nel 1970 con il romando Tra dove piove e non piove
(pubbicato inizialmente in tedesco, sotto il titolo
Quasi Heimweh, Zürich, Rodana, poi a Locarno,
per i tipi di Pedrazzini, nel 1972). Nel 1974 Italo
Calvino accoglie La disdetta nella collezione
"I Coralli" dell'editore Einaudi di Torino
(seconda edizione: Bellinzona, Casagrande, 1991).
Franno seguito, con parsimonia, il romanzo Le nozze
alte (Pedrazzini, 1981), e le novelle Gli stretti
congiunti (Pedrazzini, 1982) e Nati complici
(Casagrande, 1999). Nel 1998 ha ricevuto il Premio
Schiller per l'insieme della sua opera.
Anna Felder, L'accordatore
- Domani pesce, Balerna, Edizioni Ulivo, 2004, pp.
40
Ce livre rassemble deux petits
textes d'Anna Felder destinés à la scène.
L'accordatore met en scène trois personnages:
l'accordeur, la dame et le piano: qui s'accorde, se
désaccorde, mais sait toujours "concerter
les âmes", dans son habit noir, sévère
et festif. Ecrit pour le Berner ensemble, ce texte
fut joué en allemand en 1997. Domani pesce
est un dialogue entre un homme et une femme, mis dans
l'embarras pa leur nouvelle table, de très
grande taille; il s'agit de décider comment
s'asseoir pour le dîner en tête à
tête tant attendu. Quel est le sens de ce meuble,
quelles sont les attentes partagées par ce
couple, embarqué au quotidien sur la nouvelle
table de la maison? Anna Felder a elle-même
"joué" ce texte avec deux marionnettes
dans... un magasin de meubles, en 2003.
Anna Felder est avant tout connue pour sa prose narrative:
romans et récits conservent toutefois selon
l'auteur une préoccupation constante de la
mis en scène, ce qu'elle cadre et ce qui reste
hors du cadre, une même préoccupation
de ramener une scène à l'essentiel.
Parmi ses modèles, elle cite Ionesco, Anouilh,
Beckett, Giraudoux, en prenant soin toutefois de se
définir elle même comme une dilettante.
Le Culturactif
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Prologo
a un'intervista (Anna Felder) |
Abbiamo
sottoposto alla scrittrice Anna Felder alcune domande relative
alla sua poco nota produzione teatrale. Prima di rispondere
direttamente, la scrittrice ha voluto premettere alcune
osservazioni generali sul teatro e sulla vita di ogni giorno,
che ci rallegriamo di offrire ai lettori del Culturactif
(C@S)
Non posso non rendermi conto del
teatro che ininterrottamente si svolge dietro le finestre
di casa mia: con lo scenario degli alberi ad Aarau; lo scenario
del semaforo al crocicchio, a Lugano: in scena il cane a
passo di corsa con il suo padrone, la donna filippina con
l'indirizzo in mano, chissà, della vicina cassa malati;
il singhiozzo delle automobili al segnale rosso, segnale
verde, la merendina della mamma per il bambino ingobbito
dallo zaino, il fuoco che manca in tasca per la sigaretta
(quanto parlano i gesti), il parchimetro rotto, il bacio
cancellato dalla puntualità bianca dell'autobus.
Frammenti di destini ritagliati e messi un attimo a fuoco,
io compresa, spettatrice alla finestra.
Ciò che si coglie dentro il riquadro e s'incornicia,
ciò che rimane fuori (altrettanto importante).
Poi si esce di scena, entrano nuovi personaggi. C'est la
vie, no? L'esemplificazione delle nostre (s)comparse sulle
scene di questo mondo, con tutto il fascino, il mistero,
la passione e anche il tragicomico che ciò comporta,
se solo ci si concede la sacrosanta, diabolica libertà
-grazie all'illusione della macchina da presa, del copione,
della pagina scritta- di accelerare o ritardare i tempi,
di stilizzare gli alberi, di arrestare i fantocci che noi
tutti siamo, proprio in quel momento.
Voglio dire che la messa in scena mi è costantemente
presente; sempre scontata la parte che ci tocca fare, e
tocca, del resto, anche alle cose (il tavolo, il pianoforte).
(Già Calvino, allora, mi scriveva a proposito di
"La disdetta": "organizzazioni visive dello
spazio", "messe in scena di momenti della vita
quotidiana".)
Aprire la porta dell'aula per entrare in classe è
stato sempre un cosciente alzare il sipario (ma vale per
ogni porta).
In classe del resto, si è letto e fatto volentieri
tanto teatro (sceneggiato racconti, scritto e rappresentato
pezzi ad hoc: la parte del regista, con i suoi quasi pieni
poteri e piaceri, mi affascina (modulare, sperimentare le
voci, i gesti, i silenzi, i ritmi, le luci e i colori).
Anna Felder
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Cinque
domande a Anna Felder (Pierre Lepori) |
Anna Felder, il suo atto unico
L'accordatore è stato scritto su commissione
del Berner Ensemble e rappresentato in versione tedesca,
nel 1997-98. Quale è stato il suo rapporto con il
palcoscenico, con il regista e gli attori? Che effetto fanno
i personaggi in carne e ossa, su una scena di teatro, alla
narratrice che lei è principalmente?
Sono rimasta (purtroppo) un'osservatrice
esterna, forse perché i tempi stringevano, la pièce
era in lingua tedesca, e interlocutrice diretta sono stata
piuttosto per il lavoro di traduzione, che ha dato parecchio
filo da torcere. - I personaggi in carne e ossa ricordano
sulla scena quelli che erano prima di venir trasposti in
parole: unici e irripetibili, corruttibili, vivi di voci
e di gesti finché durano le luci della ribalta, a
sublimare l'attimo che fugge. Miracolo del teatro -e non
della pagina muta.
Comune alle due pièce
presentate nel volumetto è la rarefazione dei personaggi
e delle vicende: un lui e un lei, interno-giorno (o forse
notte), un dialogo serrato che deraglia (per Domani pesce
in particolare). Non siamo in fondo troppo lontani dalle
atmosfere dei suoi romanzi; dei racconti più in particolare.
Anche nella singolare stringatezza letteraria. Esistono,
per lei, paralleli (sotterranei o scoperti), tra i due tipi
di produzione?
La messa in scena, dicevo, mi è
importantissima: definita dalla pagina, dal palcoscenico,
dal riquadro della finestra che nel flusso continuo della
vita, ne ritaglia un frammento: ciò che rimane dentro
suggerisce quel che è tagliato fuori, e viceversa.
I paralleli fra teatro e narrativa esistono, scoperti: la
riduzione all'essenziale, asse verticale e orizzontale,
la croce, lui e lei (capaci di un tre), in eterno contrappunto
di voce e forma (non solo mentis) maschile e femminile.
Uno dei problemi principali che
si pone da sempre a chi scrive teatro in italiano è
la scelta della lingua: letteraria, di tradizione teatrale,
parlata (o "moderna"). Mi sembra che la sua sia
- come d'altronde nella sua produzione narrativa - una scelta
intermedia: dal punto di vista lessicale si mantiene nell'alveo
della tradizione colta (con spie linguistiche pirandelliane:
"Piuttosto il piano" "il letto, dico",
ecc.), ma il personaggio stesso dell'accordatore sembra
mostrare una predilezione per una scrittura più straniata,
quasi surrealista (o allora ricorda certi personaggi di
Ionesco). Questa tensione straniante è ancora più
evidente in Domani pesce, dove quasi è la
lingua a condurre, costruire, la realtà. Quali sono
le sue passioni teatrali? Quali i suoi punti di riferimento
(se ce ne sono) in questo campo? Le sembra di scrivere in
modo diverso per il teatro?
Quanto Lei dice di "Domani pesce",
"è quasi la lingua a condurre, costruire la
realtà", vale infatti prima di tutto per i miei
racconti (e romanzi). Se per il teatro scrivo in modo diverso?
Anche un tavolo, messo in scena, dovrebbe concentrare la
responsabilità di tutti i tavoli di questo mondo;
la sua presenza si carica di passato e futuro, e analogamente
chi si siede a quel tavolo: se quel tale si mette a ridere,
la sua risata attraversa i tempi. Compito dell'attore, del
regista, ma anche dell'autore: di conferire simile spessore
al detto e al non detto. - Giusto fare il nome di Ionesco;
anche di Anouilh, di Giraudoux, di Beckett. Rimanendo io
dilettante.
Il teatro nella Svizzera Italiana
ha molto faticato ad avere i suoi autori: molti, in passato,
si sono rivolti alla radio (penso a Castelli, Biscossa,
Borghi, ma anche ai radiodrammi di Giovanni Orelli); oggi
invece la scena svizzero-italiana è dominata dai
rappresentanti del Terzo Teatro, con compagnie che producono
testi grazie all'improvvisazione, al collage, al lavoro
di gruppo o di drammaturgia-regia. Crede ci sia spazio,
oggi, nella Svizzera Italiana, per una specifica produzione
teatrale?
La pièce di teatro, a differenza
del libro, vuol uscire dal chiuso della biblioteca, dal
privato della camera: vuol essere rappresentata e rompere
il silenzio, suonare in pubblico con l'urgenza di una campana.
Mi dispiace che "L'accordatore" non sia ancora
stato rappresentato in italiano.
Capovolgendo la domanda precedente:
nella Premessa a Domani pesce le scrive "Il
testo è stato letto in pubblico nel maggio 2003,
in un negozio di mobili, davanti a un tavolo di ciliegio
lungo due metri e settanta, largo novanta centimetri".
Questo significa che per lei, anche una lettura e uno spazio
"non teatrale" portano al teatro?
Il Berner Ensemble aveva rappresentato
infatti qualche scena tratta da racconti miei. Sono stata
io a inscenare "Domani Pesce" sul tavolo in vendita
del negozio di mobili; tenevo in mano due burattini, lui
e lei che quasi quasi mi hanno preso la mano, hanno fatto
tutto loro, dialogo e sottintesi. Leggere ad alta voce è
la prova del nove di un testo, quel "camminare sul
fil di lama" (Montale, Felicità raggiunta).
Pierre Lepori
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Anna
Felder (scheda del Dizionario Teatrale Svizzero) |
Felder
Anna
* 30.12.1937 Lugano TI. Si laurea alla Facoltà di
Lettere dell'Università di Zurigo nel 1963 e nel
1968 pubblica una tesi dal titolo La Maschera di Montale.
Professoressa di italiano e francese al liceo cantonale
di Aarau fino al 1999. Principalmente romanziera, ha scritto
per il palcoscenico L'accordatore (1997) - proposta
in versione tedesca dal >Berner Ensemble insieme a testi
di >Martin Gelzer, >Urs Richle e Theresia Walser (Berna,
>Theater 1230, 1997; Zurigo, >Theater an der Winkelwiese,
1998) - che mette in scena l'incontro tra un accordatore
di piano e la padrona di casa che lo chiama. E' autrice
di radiodrammi proposti dalla >Radio Svizzera Italiana
(RSI), per la regia di >Ketty Fusco: Eva o l'esercizio
di pensiero, trasmesso anche dalla Radio Svizzera Tedesca
(DRS, regia di >Mario Hindermann); Tête à
tête (1977) e La chiave di riserva (1979),
sul tema della terza età. Tra le sue opere narrative
più importanti: Tra dove piove e non piove
(Locarno, Pedrazzini, 1972); La disdetta, (Torino,
Einaudi, 1974); Nozze alte (Locarno, Pedrazzini,
1981).
Riconoscimenti: Premio Schiller 1998 per l'insieme dell'opera;
Argauer Literaturpreis 2004.
Mara Quadri
© TLS/DTS, Dizionario
Teatrale Svizzero, Zürich, Chronos, 2005; per gentile
concessione dell'Institut für Theaterwissenschaft,
Università di Berna.www.theaterlexikon.ch
Page créée le: 03.01.05
Dernière mise à jour le 03.01.05
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