| Orelli nel risvolto di copertina evoca alcuni grandi poeti: 
                    Lucrezio, Mallarmé, Pascoli, Dante; parlando del collo 
                    (il collo dei colombi di Lucrezio e della sua anitra) dice 
                    
è continua meraviglia il trasmutare dei 
                    colori a seconda della luce: così è della vita, 
                    degli spettacoli anche minimi del mondo. Anitra, 
                    con la stessa sede ritmica di anima (Dante) e con la i luminosa 
                    che trafigge:
 da pag. 103, [
] li fichi, li grilli, li stuzzicandenti,li treni invisibili, [
]
 da pag. 20, una poesia scritta su richiesta della Pro Litteris, 
                      un gioco con le i, Imber Ingarbugliatamente-ìggina, -ìggina, infronda
 inestinte illusioni, irida insidie,
 immorbidisce irritrosita Irmunda,
 Ines inespugnata istiga, imperla
 Immacolata immigrata "in Insvizzera,
 idoli irride,
 irrora
 infanzia inesauribile
 Il volume è suddiviso in nove parti: lottavo 
                      gruppo di poesie, il più consistente, dà voce 
                      al mondo infantile. Chi più liberamente di un bambino 
                      utilizza la lingua? Imparandola sbaglia. Prendiamo un errore 
                      come acobratico (pag. 101): ma non è forse proprio 
                      unacrobazia per un piccolo pronunciare questa parola? 
                      Non ricorda un cobra che si contorce? Orelli riprende diversi 
                      errori infantili, come cimpripessa e colomotiva 
                      (pag. 97) o, altro esempio, in una delle poesie con Maria 
                      e i superlativi assoluti (pag. 100): calduccissimo, oro 
                      orissimo, il rosa è bello perché è 
                      bellissimo; questultimo superlativo spiega con una 
                      tautologia come ad essere bello sia proprio il superlativo 
                      stesso. Non so quali altre lingue dispongano del superlativo 
                      assoluto a suffisso, ma litaliano può esserne 
                      fierISSIMO. La tautologia è usata volentieri dai 
                      bambini come spiegazione: e non è forse una conoscenza 
                      simile a quell inconoscenza che sa, attribuita 
                      agli uomini di chiesa a pag. 43?. Sono pensando 
                      cita ancora da voce infantile a pag. 103: ma non è 
                      proprio chi pensa che è, e non sta (vedi Cogito ergo 
                      sum)?. 
 Giorgio Orelli, e a proposito della lingua infantile?  
                      La lingua dei bambini è una lingua celeste che 
                        certamente è riverbero di quella dei genitori, 
                        ma in cui spontaneamente sono presenti anche la rhétorique 
                        profonde di Baudelaire, delle intuizioni fonosimboliche 
                        e un marcato senso del suono. Quelle metatesi o interversioni 
                        sono sì errori di codice, ma solo tra virgolette, 
                        perché sono densi di significati, non sono torsioni 
                        arbitrarie bensì spesso contengono polisemie. In 
                        acobratico cè il cobra, in stuzzicandenti 
                        cè un che di candente, e così via. Come linnocenza possa essere disarmante Orelli lo 
                      dimostra con la poesia a pag. 81: Mi viene in mente quando eri bambinae per andare dalle zie passavi
 in bici accanto alla rete che cinge
 i vasti campi dietro il manicomio,
 e ogni volta, aggrappato alla rete,
 allegramente un pazzo ti gridava
 Bella bionda perché non vieni a letto
 con me?
 e tu non ti fermavi,
 non rispondevi,
 non eri bionda e non avevi
 nessuna voglia di andare a dormire.
 In questi versi cinque non si susseguono incalzanti. Orelli 
                      usa spesso la negazione: ci sono tanti non, addirittura 
                      fa iniziare con questa particella diverse poesie. Come spiega 
                      lautore stesso la viva presenza della negazione?  
                      Il mio uso della negazione non è programmatico, 
                        non risponde a un preciso intento espressivo. I miei non 
                        in questa poesia sono sorridente misura della distanza 
                        tra linnocenza e la follia: il non del pazzo è 
                        molto diverso da quelli che seguono. Elena Spoerl   Page créée le: 28.12.01Dernière mise à jour le 28.12.01
 
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